Ucraina

I corpi civili di pace? Dall’Italia può nascere una nuova idea di Europa

Alla Camera il Mean ha presentato il Manifesto per la costituzione dei Corpi Civili di Pace Europei con un piano di iniziative a supporto. E la richiesta al Governo italiano di farsi promotore dell'iniziativa in sede europea

di Alessio Nisi

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Un manifesto per la creazione dei Corpi Civili di Pace Europei, che ne delinei le peculiarità e gli obiettivi. Un documento (QUI il testo integrale), che non è solo una dichiarazione di intenti, ma è il frutto dei nove viaggi a Kiev degli attivisti del Movimento Europeo di Azione Nonviolenta – Mean e dell’incontro il 15 ottobre scorso nella capitale dell’Ucraina. E che soprattutto vuole porsi come spinta rivolta a tutta l’Europa e all’Italia. «Da oggi chiediamo di sottoscriverlo e vogliamo farlo con una grande campagna di raccolta firme», spiega Marianella Sclavi, portavoce del Mean. L’obiettivo? «Costruire una rete di pace in Europa». Per farlo occorre che la politica si assuma questo compito.

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Al centro, Marianella Sclavi, portavoce del Mean

La premessa? Ad aprile una delegazione del Mean riuscì ad avere una breve interlocuzione a Strasburgo con l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e le politiche di sicurezza, Josep Borrell, per esporre le ragioni dell’urgenza e della necessità di istituire un Corpo Civile di Pace Europeo. La risposta fu questa: il progetto è interessante, ma deve essere avanzato da almeno uno Stato Membro. Due le direzioni, convergenti: l’Italia ha la possibilità di essere il primo paese a farsi portatore di questa istanza (alla stregua di quello che accadde a Ventotene, dove si gettarono le basi per il futuro dell’Europa).

Italia promotrice di una nuova Europa

«Chiediamo che il ministro Tajani porti il manifesto in Europa», aggiunge Sclavi. Il manifesto e le prossime tappe del cammino per l’istituzione dei Corpi Civili di Pace Europei sono state al centro dell’incontro che il Mean ha organizzato alla Camera dei Deputati. Non a caso. Proprio nel cuore delle istituzioni è stato infatti lanciato un messaggio chiaro e forte. «L’Europa», spiega Angelo Moretti, portavoce del Mean, «priva di quella Difesa Comune che era stata sognata a Ventotene, ora può e deve fare la differenza nella costruzione competente della pace, in un mondo in cui i conflitti si moltiplicano, alle nostre porte, lontano da noi e dentro di noi».

L’Italia può essere apripista, abbiamo il compito storico per poterlo essere. C’è un manifesto che ha fatto nascere l’Europa, era a Ventotene e c’erano tre italiani

Angelo Moretti – portavoce del Mean

Prevenzione dei conflitti e gestione civile delle crisi

“Noi sottoscrittrici e sottoscrittori di questo manifesto”, si legge nel documento, “riteniamo che in questo contesto sia vocazione e responsabilità dell’Unione Europea promuovere la istituzione di un Corpo civile europeo di pace, che riunisca le competenze degli attori istituzionali e non istituzionali in materia di prevenzione dei conflitti, risoluzione e riconciliazione pacifica dei conflitti, al fine di rendere la gestione civile delle crisi dell’UE più credibile, coerente, efficace, flessibile e visibile”.

Gli obiettivi

Spiega il manifesto che “la missione dei Corpi Civili di Pace è creare le condizioni affinché gli abitanti delle zone di crisi e in pericolo di escalation dei conflitti possano diventare i protagonisti di un processo di rigenerazione sociale, economica, civile del loro territorio e di gestione creativa delle divergenze”.

I corpi civili saranno un grande movimento di persone. Il documento del manifesto è un passo importante, ma ora va portato a conoscenza delle persone e i comuni possono svolgere un ruolo rilevante

Marcello Bedeschi – coordinatore Anci / Cosdar

Presenza e co-protagonismo della società civile

“Una pace vera richiede la presenza e il co-protagonismo della società civile”, si spiega, “si tratta di un compito complesso, il cui caratteri centrali sono la presenza stabile sul campo degli operatori, la capacità di ascolto attivo dei territori e dei suoi abitanti per mettere in primo piano le loro preoccupazioni e desideri, i loro punti di forza e criticità, e il know how della trasformazione dei disaccordi e conflitti in occasioni di co-progettazione di un futuro desiderabile di comune gradimento”.

Le competenze

“I Corpi Civili di Pace devono essere dotati di queste precise competenze e operare in un quadro di sussidiarietà organica: la loro efficacia dipende dalla qualità e tempestività della collaborazione con tutte le altre sfere istituzionali pertinenti alla loro missione. E d’altra parte l’efficacia delle decisioni di vertice dipende da un costante dialogo con gli attori locali , un dialogo teso a garantire dei percorsi progettuali flessibili, inclusivi e trasparenti e capaci di
auto-correzione”.

Anche nelle zone di degrado

«Abbiamo immaginato», precisa Marco Bentivogli a proposito del Manifesto e delle iniziative connesse, «un passo ulteriore, che la società civile può fare». Per Bentivogli si tratta di «collegarsi, fare rete con le municipalità, le associazioni, la società civile e non delegare ai governi la pace. I Corpi civili sono quanto l’Europa deve fare in questa fase, anche in chiave di prevenzione dei conflitti». Non solo, Bentivogli pensa che i Corpi Civili di Pace possano essere «utilizzati anche in aree di degrado e conflitti urbani».

In apertura e nel testo foto di Alessio Nisi

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