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I conti con la ragione

A volte una lettura della situazione, pur facendo leva su constatazioni ragionevoli, può sfociare in conclusioni opposte.

di Giuseppe Frangi

Un merito dobbiamo onestamente riconoscerlo a Oriana Fallaci: quello di aver rimesso sul tavolo una categoria chiave per chiunque cerchi una via di uscita dal groviglio di conflitti in cui il mondo si è infilato. è la categoria della ragione. La Fallaci, in realtà, la enuncia, la proclama ma poi ne sfugge. Perché il suo discorso fila tra affermazioni apodittiche, tirate di indignazione, allarmismi esasperati che prendono la ragione dal suo lato più debole, quello che conduce inderogabilmente alla paura e a sentire il mondo come nemico. Infatti una lettura ragionevole di questo momento storico porta a essere inquieti per il presente, per il prossimo futuro. Quanto accaduto in Spagna fa riflettere: il terrorismo che sembrava obbedire a un preciso disegno di ribaltone politico, in realtà ha continuato a tessere le sue trame secondo disegni oscuri. Fuori dalla Spagna, la paura che mette in fuga ogni 11 del mese la gente dalle linee della metropolitana di Milano e Roma, che porta a popolare la giornata di fantasmi e di sospetti, è un dato di fatto. Inutile eludere questa alterazione sottile ma profonda che il terrorismo ha portato nel nostro modo di pensare, di organizzare le giornate, di guardare al diverso da noi. Chi la nega, obiettivamente bara: se infatti, per caso, questi sentimenti non valessero per un singolo, è innegabile che siano un dato di fatto nella coscienza della maggioranza. Ma a volte una lettura della situazione pur facendo leva su constatazioni ragionevoli, può sfociare in conclusioni del tutto opposte, cioè irrazionali. Questo accade quando la ragione, invece di essere uno strumento messo a disposizione dell?uomo per costruire, viene a sua volta usata come arma in un mondo già infestato da armi di ogni risma. È il baratro in cui vorrebbe precipitarci la Fallaci. E nel quale ci ha precipitato Bush incendiando il mondo con una guerra che sfugge sempre più di mano a chi l?ha ostinatamente cercata. Ma si può definire ragionevole una logica che barrica un mondo contro l?altro, che dissemina muri, che sancisce l?irriducibilità dei conflitti di civiltà? No, questo è solo l?ultimo esito del folle irrazionalismo che tiene sotto scacco l?ultimo terrorista come l?uomo più potente della terra. Ma tutto questo, per contrasto, ci fa apparire ancor più prezioso proprio quel bene di cui Dio o chi per lui, ha dotato l?uomo. La ragione è paziente, è coraggiosa, non ha paura e non è fatalista. La ragione è ostinatamente ottimista, è la fedele alleata della speranza. La ragione non è astratta, perché si misura passo passo con la realtà. Non è aprioristica, perché sa accettare i verdetti di sconfitta. La ragione non chiude le porte, ma appena può le apre. Non erige i muri, ma appena può getta i ponti. Per questo, cari amici che insieme a Vita, con passione e costanza lavorate a costruire la pace, non dobbiamo lasciarci scippare la ragione da chi poi la usa solo per legittimare la guerra. La ragione è un grande, imprescindibile alleato della pace. Perché costringe tutti, noi per primi, a lasciare i partiti presi, a lasciare semplificazioni e velleitarismi, a non accontentarsi di partiti presi. Perché è il più grande, il più civile, il più pacifico strumento di persuasione.


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