Non profit
I container fanno più male della neve
Emergenza neve,temperature polari, fantasmi siberiani:sono i tre gli aggettivi e le frasi ad effetto per descrivere le condizioni climatiche nei giorni scorsi in Italia.
E mergenza neve, temperature polari, fantasmi siberiani: i media non hanno lesinato gli aggettivi e le frasi ad effetto per descrivere le condizioni climatiche nei giorni scorsi in Italia. Particolarmente struggenti a dispetto del clima sono state le cronache e i servizi dalle zone terremotate, con interviste all?anziano di turno, al vigile del fuoco, ai volontari di protezione civile impegnati nel portare soccorso tra i campi container. Viste da fuori le cronache di questi giorni, viene da rabbrividire (in tutti i sensi): non solo per il freddo dunque quanto per la drammaticità delle notizie riportate. Purtroppo, per chi abita nelle zone colpite dal sisma questo distacco non è possibile. Il terremoto vive nella sua pelle quello che i giornalisti raccontano per lavoro. Trovandomi anch?io in questa condizione, trasferisco qualche spunto per una riflessione personale, a beneficio di chi non si accontenta dei fatti solo raccontati.
Certo, il freddo è polare. La neve è abbondante, anche se in media con la stagione. I container sono scatoloni di latta sottile, male isolati e poco adatti alle intemperie. Questo bisogna ammetterlo. Tuttavia occorre buon senso e amore alla verità anche nel fare il mestiere di giornalista, cosa che non accade scrivendo – come qualcuno ha fatto – di tre metri di neve al valico di Colfiorito, o dei 25 gradi sottozero previsti dagli ?esperti?. Due le conseguenze: la più immediata, quella di creare un clima di allarmismo ingiustificato, quando non di vero e propri panico tra le persone più fragili dal punto di vista psichico. E da queste parti cominciano ad essercene molte. La seconda, più nascosta, ma proprio per questo più insidiosa: concentrare l?attenzione sull?emergenza neve facendo così slittare in secondo piano il problema della ricostruzione.
Già, la ricostruzione: finora si è rivelata solo come un balletto di cifre, ordinanze, burocrazia e promesse. Il professor Bruno Bracalente, Commissario straordinario per la regione Umbria, assicura che entro giugno sarà completata quella cosiddetta ?leggera?. Un?indagine dell?Eurispes paventa invece tempi lunghi per il rientro nelle case da parte dei terremotati (10 anni). La regione Umbria sta pensano seriamente di rivedere principi e parametri di ricostruzione, ma intanto i cittadini attendono: che si tratti di ricostruzione ?leggera? o ?pesante?, la realtà è che la casa è ancora un incubo, più che un sogno per nove terremotati su dieci. Alla domanda di rito: «Non ha paura del freddo, non pensa di accettare l?invito ad andare in albergo?», un anziano ha risposto che no, lui non aveva paura del freddo, al quale è abituato, ma dell?isolamento, dove per isolamento va inteso non quello dovuto alla neve quanto l?isolamento dagli altri; in una parola: l?abbandono. E questa è la sensazione che serpeggia tra la gente umile e dignitosa di qui: che al di là e nonostante le attenzioni dei media in particolari circostanze, quando si tratta di combattere per la propria casa si rimane soli. Verrebbe allora voglia di gridare ?benedetta neve!?, ma neanche il cielo ha più orecchi da queste parti e le nuvole, come le troupe televisive, hanno già fatto fagotto e sono andate via.
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