Formazione

I consigli del counselor ricostruiscono la vita

Per diventare counselor è necessario aver frequentato un corso di specializzazione che può essere organizzato da associazioni e centri di formazione, ma anche da università...

di Carmen Morrone

«Il counselor aiuta le persone a valorizzare come elemento evolutivo le proprie situazioni di stress che possono seguire a un cambiamento esistenziale o professionale. In una parola, il counselor valorizza il disagio come opportunità». La spiegazione è di Mario Papadia, psicologo e membro della Società italiana counseling.

Subito una domanda che aiuta a chiarire il profilo lavorativo. Che differenza c?è fra psicologo e counselor? «Il counselor ha una visione molto orientata alla prassi e non alla teoria, come accade invece per lo psicologo. Il counselor è spesso uno psicologo che ha però arricchito il proprio curriculum scientifico con una serie di competenze che concorrono a risolvere le problematiche della persona presa in carico, e a migliorarne la vita». In pratica: « Il compito del counseling è quello di fornire strumenti concreti. Per esempio, se una persona ha perso il lavoro a quarant?anni, noi gli forniremo informazioni su come reinserirsi nel tessuto lavorativo. Non prima però di averlo ascoltato: il colloquio è infatti fondamentale nel nostro percorso perché si formi una certa empatia, un canale comunicativo immediato. E poi si arrivi alla mediazione e quindi alla ricerca di una soluzione».

Per diventare counselor è necessario aver frequentato un corso di specializzazione che può essere organizzato da associazioni e centri di formazione, ma anche da università. Per l?accesso a questi corsi è richiesto un diploma di laurea triennale oppure un diploma di scuola superiore. Chi sta per iscriversi all?università, mancando un corso di laurea triennale ad hoc, può scegliere un corso in psicologia o pedagogia che presenti insegnamenti di counseling e possibilità di svolgere stage in strutture in cui si pratica il counseling.

Quali sono gli sbocchi lavorativi per il counselor? «Premesso che si tratta di una professione importata dal mondo anglosassone solo da qualche anno, i giovani counselor trovano lavoro in associazioni di aiuto per persone che vivono nel disagio; in ospedali, dove il lavoro è focalizzato sulla mediazione fra paziente e medico; in comunità di recupero. In questi casi il rapporto di lavoro può essere di consulenza, di lavoro dipendente o con contratto per seguire un determinato progetto».

Lo stipendio? «Per aver un termine di confronto diciamo che le tariffe sono più basse di quelle dello psicologo, e ciò vale sia nella libera professione che nei rapporti di lavoro dipendente».

Maria Papadia conclude con due consigli: «Serve una buona formazione universitaria e parlare prima con qualcuno che svolge già questo lavoro per avere una visione reale, non idealizzata. Perché è una professione esposta a burn out e quindi è utile sapere se è davvero il tipo di lavoro che si desidera fare».

Info: Società italiana di counseling, Roma – www.sicoitalia.it – tel. 06.45491064


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