Non profit

I commercialisti: «schierati con il 5 per mille»

I professionisti delle dichiarazioni dei redditi sposano in pieno finalità e filosofia della misura fiscale pro non profit. Parla il presidente dell'Ordine di Milano

di Gabriella Meroni

Anche i commercialisti amano il 5 per mille. Di più: lo promuovono a spada tratta presso i loro clienti, lo studiano, lo sostengono e auspicano che cresca sempre di più. A dirlo è il presidente dell?Ordine dei commercialisti di Milano, Luigi Francesco Martino, che ribadisce l?impegno della professione ad aiutare le onlus nella loro ricerca di trasparenza, e i clienti a devolvere parte delle loro tasse al non profit. «I commercialisti hanno un ruolo propositivo presso i loro clienti sul 5 per mille», assicura, «sono persone attente al sociale e conoscono bene le tematiche del non profit. L?Ordine di Milano ha anche dedicato un quaderno dell?Alta scuola di formazione proprio al 5 per mille, e cerchiamo di rendere i cittadini sempre più consapevoli delle loro scelte. Semmai il problema è un altro: la mancanza di trasparenza di alcuni enti non profit, che può contribuire a scoraggiare le donazioni».

Martino parla a ragion veduta: il 9 novembre a Milano si è svolto, sotto l?egida dell?Ordine da lui presieduto, il convegno Enti pubblici ed enti non profit: trasparenza dell?informazione sull?impiego delle risorse, nel corso del quale è stato presentato uno studio realizzato dall?università Bocconi sul grado di accountability delle organizzazioni senza fine di lucro. Novità: il campione dell?indagine, condotta ovviamente con criteri scientifici da un team di ricercatori guidati da Davide Maggi della Sda, è costituito dalle onlus italiane che hanno ottenuto più di 5mila preferenze nel 5 per mille edizione 2006. Segnale del fatto che i consensi ottenuti dai contribuenti grazie a questa misura fiscale rappresentano di per sé una sorta di ?promozione sul campo?, un?indicazione di eccellenza di cui tenere conto.

Ma tanta stima è ben riposta? Ovvero, quanto sono trasparenti le associazioni più amate dagli italiani? Secondo l?indagine, non troppo. Queste le conclusioni: solo il 33% del campione – composto da 153 enti su 28.678, destinatari del 38% delle preferenze – pubblica il bilancio sul proprio sito internet, e solo il 23% vi aggiunge un documento non meramente contabile, ma di resoconto della propria attività (bilancio sociale o di missione). «Non stupisce», secondo il presidente Martino, «che noi commercialisti registriamo ancora una certa diffidenza da parte degli italiani verso il non profit. Se la quota degli enti trasparenti aumentasse, sicuramente anche il 5 per mille ne trarrebbe beneficio, accrescendo la propria valenza sociale».

Certo che anche voi commercialisti, obiettiamo, potreste impegnarvi un po? di più: i dati parlano infatti di una netta prevalenza dei modelli 730 tra gli italiani che hanno firmato per il 5 per mille, mentre gli Unico, tradizionale bacino dei professionisti, sono latitanti. I numeri sono questi: tra i contribuenti che hanno scelto il 5 per mille, circa sette su dieci hanno compilato un 730. Come si spiega, data tutta la vostra mobilitazione? «Il dato mi stupisce», conclude Luigi Martino, «ma non intacca il nostro impegno: è preciso dovere del professionista incentivare ogni forma di solidarietà sociale, 5 per mille in primis». Se il vostro commercialista non dovesse farlo, sapete a chi rivolgervi.

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