Volontariato
I cattivi sulla Croisette
Film centrati su uomini ambigui, giovani senza prospettive, rabbini esasperati. Spunta anche una pellicola su Adolf Hitler.
Il 52mo festival di Cannes è cominciato il 12 maggio fra paure di attentati e un grande disagio per la guerra nei Balcani, che ha portato a contenere come mai prima l?aspetto mondano. I primi commenti sugli oltre ottanta i film in concorso (tra eventi e sezioni collaterali), indicano la presenza di una sorta di schizofrenia che ha fatto parlare prima di ritorno dei buoni sentimenti, dopo anni di festival connotati da metaforici pugni nello stomaco, e poi di crollo dei tabù per la concomitante presenza di quattro film che hanno l?incesto come tema centrale. Non che questa sia una novità in assoluto: nella versione delle molestie casalinghe più o meno esplicite, in pochi mesi abbiamo visto nei cinema il danese Festen, premiato lo scorso anno proprio a Cannes e l?americano Segreti, dove due padri segnano la vista dei rispettivi figli dopo aver abusato a lungo di loro. La verità è che sulla Croisette è davvero di casa una ?sensibilità? cinematografica, politica e sociale che pretende se non lo scandalo – che puntualmente si verifica – quanto meno il film a tema connotato da immagini forti in grado di ?epater le bourgeois?. Si possono chiamare in causa l?ideologia estetica e politica – anche Cannes ha vissuto il suo Sessantotto – o i gusti personali di quel direttore-dittatore che è Gilles Jacob, da oltre vent?anni insediato sul ponte di comando del festival più importante del mondo (Venezia, perdonaci).
Il primo film in concorso, attesissimo dalla stampa francese, era il padrone di casa Pola X dell?adorato (in patria) Leos Carax. Carax, assente dal cinema dai tempi de Gli amanti del Pont Neuf, è stato travolto dai fischi e dal disappunto di critica e pubblico per questa storia di un amore incestuoso tra fratello e sorella (lui è il figlio di Depardieu, Guillaume), condito da allusioni edipiche piuttosto evidenti per via di una madre – la ?divina? Catherine Deneuve – che non fa nulla per nascondere le sue grazie. Ma la rassegna ufficiale, quella che porterà la sera di domenica 23 alla Palma d?oro, presenta anche la ricerca da parte di un poliziotto di un mostro – assassino e stupratore – delle Fiandre (l?Humanitè); di una Londra arrabbiata e triste, dove i giovani sono senza prospettive e le famiglie si sfasciano (Wonderland dell?ottimo Michael Winterbottom, una delle nostre scommesse per la vittoria finale); l?ambigua figura di un uomo mite sotto cui si nasconde, forse, un maniaco (Felicia?s Journey di Atom Egoyan, l?altro nostro favorito). Concludono il panorama sociale, tra i film che si sfidano per la vittoria finale, la Rosetta dei fratelli belgi Dardenne (autori del bellissimo La promesse), alla continua ricerca di un lavoro; le vite angosciate e infelici di sei giovani francesi (Nos vies heureses), uno spaccato di comunità ebraica dove un rabbino prevaricatore esaspera gli animi (Kadosh), mentre il film iraniano a episodi Ghessè Hayè Kish, diretto da vari registi, promette di proseguire la strada di quel cinema che negli ultimi anni ha regalato capolavori di realismo. Anche Moloch del russo Sokourov non potrà non inquietare. È la storia di un week-end sulle Alpi bavaresi tra coppie di ?amici? particolari: Adolf Hitler, alcuni gerarchi nazisti e rispettive donne.
Come sempre, sarà nei film delle rassegne ?sperimentali?, Certain regard e Quinzaine des realizateurs, che si annideranno le sorprese. Nel bene e nel male, chi non ha una fama e un prestigio da difendere è portato a osare di più: nel migliore dei casi si scoprono vere sorprese in grado di fare un salto di qualità al cinema e alla coscienza degli appassionati, ma anche gli scandali fini a se stessi e le esagerate violenze (di ogni tipo) d?autore trovano facile rifugio sotto il pretesto dell?arte di ricerca. La verità è che una vetrina massmediale come il festival di Cannes condiziona sempre più chi, anche in buona fede, opera nel cinema. Perché senza clamori, giornali e Tv fanno calare inevitabilmente l?attenzione. A proposito di media, sarà interessante confrontare Ed Tv di Ron Howard (uno dei pochi film hollywoodiani in cartellone) con The Truman Show. Storia simile – la vita di un uomo seguita 24 ore su 24 da un canale Tv che ne fa il primo ?real show? del mondo – con la differenza che il protagonista accetta volontariamente di subire l?esperimento.
Una balia che fa impazzire
L?unico film italiano in concorso è La balia di Marco Bellocchio. Una presenza forse non in grado di ripetere i trionfi di Benigni, ma il film merita attenzione e plauso. Rielaborando una novella di Luigi Pirandello, Bellocchio racconta il dramma di una madre che alla nascita del figlio si sente frustrata dall?impossibilità di allattarlo e poi divorata dalla gelosia per la bella e fresca balia chiamata ad assolvere il compito. Il figlio la respinge, il comprensivo marito non riesce del tutto a cogliere il suo stato d?animo che rischia di deflagrare in pazzia. Ma in effetti La balia è, sullo sfondo di una Roma di inizio secolo, anche un delicato accenno alla sfera dei disturbi mentali: il protagonista maschile è un medico che lavora in un ospedale psichiatrico, impotente di fronte alle difficoltà della consorte. Perfetti i tre attori scelti per i ruoli cardine: Fabrizio Bentivoglio e Valeria Bruni Tedeschi, e la giovane balia è l?esordiente Maya Sansa.
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