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I careleavers: “il welfare ci ha abbandonati”

Almeno 10mila ragazzi sono diventati maggiorenni in comunità. Per loro non ci sono risorse. In Parlamento un disegno di legge

di Benedetta Verrini

Non più “utenti” ma cittadini attivi e protagonisti della loro vita: è questo che chiedono i giovani ultradiciottenni usciti da comunità per minori o da percorsi di affido.

Si sono ritrovati ieri a Sesto San Giovanni, nel corso della presentazione del volume “Neomaggiorenni e autonomia personale: resilienza ed emancipazione” curato da Paola Bastianoni e Federico Zullo (ed.Carocci). Il testo è una straordinaria fotografia della situazione dei “careleavers”, ovvero i ragazzi fuori famiglia che, raggiunta la maggiore età, escono dalle politiche di tutela e accompagnamento previste dalla legge.

Più che un’uscita, una caduta libera: a diciotto anni si trovano improvvisamente privati di una casa in cui abitare, di figure di riferimento, di risorse per proseguire gli studi o intraprendere la faticosa ricerca di un lavoro.

I numeri
Le statistiche dell’Istituto degli Innocenti, purtroppo datate, non danno la misura di quanti neodiciottenni vengono congedati dal circuito ogni anno, ma testimoniano però un progressivo aumento dell’età dei ragazzi affidati ai servizi, sia in affido familiare (nel 2008, su 15.200 ragazzi, il 27% aveva tra i 15 e i 17 anni) sia – in modo più macroscopico – in comunità (sempre nel 2008, su 15.500 ragazzi, il 40% aveva tra i 15 e i 17 anni).

Sulla base di queste percentuali è possibile ipotizzare che in questi ultimi quattro anni, pertanto, almeno 10mila ragazzi siano usciti dal percorso di cura previsto per i minori fuori famiglia e si siano trovati a fare i conti con una vita e una prospettiva di autonomia a cui forse non erano del tutto preparati. “Situazione resa ancora più difficile dall’arretramento delle risorse per il welfare”, sottolinea Liviana Marelli, referente nazionale per l’area minori del Cnca (e ieri anche “padrona di casa” rispetto alla presentazione che è stata ospitata presso la sede della coop “La Grande Casa”, di cui è presidente). A livello nazionale è accertato che gli stanziamenti per il “prosieguo amministrativo” sono ormai pari allo zero. Dunque, le realtà che si occupano dei minori cercano continue soluzioni-tampone per non lasciarli soli. Ma non è facile.

Careleavers associati
Nell’aprile 2010 è nata l’associazione Agevolando, fondata da Federico Zullo e altri giovani provenienti da comunità per “aiutare i ragazzi a diventare protagonisti di un cambiamento”, sottolinea Zullo, oggi educatore. Supportato da alcune associazioni, tra cui AiBi che ha anche creato il network internazionale dei careleavers “Il melograno”, Agevolando è cresciuta e in questi pochi anni è riuscita a mettere anche nell’agenda politica il problema.

Si tratta del ddl “Misure a sostegno dei giovani provenienti da comunità di tipo familiare, di cui è prima firmataria Anna Maria Serafini (Pd), che è stato presentato il primo marzo 2012. In attesa di un traguardo legislativo, la progettazione di una realtà come Agevolando è andata nella direzione dell’apertura di gruppi appartamento ad affitto calmierato a Ferrara e a Bologna, nella creazione di servizi di prossimità in cui vicini di casa, volontari, supportano i ragazzi che vivono soli e li aiutano nel disbrigo di piccole faccende oppure collaborano con gli stessi educatori nell’ambito dei progetti che riguardano i giovani adulti. In questi anni la piccola associazione ha affiancato nello sviluppo anche un ente “gemello” a Genova, “Ancoraggio”, ed è sostenuta dal gruppo di giovani adottati di AiBi, “AibIG”. L’obiettivo è quello di fare un congresso nazionale dei careleavers nel 2014.

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