Politica

I candidati in fondazione

Primarie americane/ Intervista a Rick Cohen, esperto del non profit USA

di Alessandra Marseglia

da Seattle, Usa

«I like non profit» rispondono, se sollecitati, i candidati alla Casa Bianca. Ma poi quasi nessuno è in grado di dire cosa è pronto a fare per sostenere il terzo settore malgrado ognuno abbia la propria fondazione. «In realtà», spiega Rick Cohen, per otto anni direttore della National Committee for Responsive Philanthropy, la principale struttura di controllo sulle charity, e oggi opinionista del trimestrale Nonprofit «si tratta di realtà che per lo più gestiscono il consenso intorno al candidato».

Qualche esempio? «Il candidato repubblicano Rudolph Giuliani», chiarisce Cohen, «è a capo di una fondazione che ha raccolto fondi per archiviare i documenti che provano il lavoro svolto come sindaco di New York. Mitt Romney, repubblicano, è nel board della No Child Left Behind, la charity americana fondata e sostenuta dal presidente George W. Bush che fornisce incentivi economici alle scuole affinché queste si dotino di materiale scolastico, guarda caso fornito proprio da una delle aziende di Romney». Ma è solo la punta dell?iceberg. «Certo, ci sono eccezioni», avvisa Cohen, «come il democratico John Edwards che, con il suo non profit center, combatte la povertà, così come il repubblicano John McCain, sincero sostenitore del volontariato». Ma sono soprattutto Barack Obama e Hillary Clinton, sempre secondo Cohen, gli assi su cui puntare. Nel suo passato di avvocato per i diritti civili Barak Obama si è spesso occupato di ?giustizia ambientale?. Mentre l?esperienza maturata da Hillary Clinton nel board dell?associazione The New World Foundation dimostra competenza e interesse per il settore.

E oggi? Nel programma del primo afroamericano in corsa per la Casa Bianca il tema della tutela dell?ambiente ritorna ancora più ambizioso: ridurre le emissioni di carbone dell?80% entro il 2050 e investire 150 miliardi in dieci anni per l?energia pulita. Al centro del suo piano anche la tutela degli oltre 56 milioni di disabili americani, e una politica della famiglia che sostenga economicamente i nuclei a basso reddito oltre a promuovere una ?paternità responsabile?, dato che oltre 24 milioni di bambini americani non hanno una figura paterna. Se infine sull?immigrazione il senatore dell?Illinois è per una difesa dei confini, il suo programma non esclude una naturalizzazione dei clandestini in grado di dimostrare che conoscono l?inglese e che non hanno commesso reati. La riforma della sanità è però il cavallo di battaglia di Obama che, oltre a garantire la copertura gratuita a tutti i bambini, ha promesso di abbassare i costi per tutti i cittadini meno abbienti.

Simile il piano di Hillary Clinton: anche lei parla di naturalizzazione clandestini, emissioni di carbone a zero entro il 2050, sebbene sull?health care l?ex first lady (che tra i maggiori donatori annovera multinazionali della sanità) sia arrivata a posizioni più estreme solo negli ultimi tempi, attirandosi gli strali dei suoi avversari che l?accusano di aver ?scopiazzato? il programma altrui.

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