Cultura

I cambiamenti post 11 settembre: le cose che non vi sareste aspettati

Un estratto del libro edito da Don Hazen, Tai Moses e Lakshmi Chaudhry per AlterNet.org

di Redazione

Il fumo e la polvere dalle rovine delle torri del centro del World Trade Center alla fine si sono alzate e chi visita il posto ? per il New York Times 3,6 milioni di persone – possono respirare oggi più facilmente mentre guardano dentro l?incredibile cratere e mentre guardano al cielo che si è aperto di nuovo dopo il crollo delle torri dell?11 settembre 2001. Non è rimasto molto in sul terreno se si esclude uno scheletro dell?armatura dei grattacieli, la costruzione delle fasi iniziali delle Twin Towers. Ma cosa cercao, questi milioni di curiosi? Si stanno ricordando il passato o stanno immaginando il futuro? È certo che il futuro in cui ci troviamo è molto diverso da quello che abbiamo immaginato quel triste giorno un anno fa, il giorno in cui tutto è cambiato. E le cose sono cambiate non proprio nel senso che avevamo previsto. Di cosa avevate paura l?11 settembre? Che cosa vi spaventa oggi, a un anno di distanza? Ci sono probabilità che le due risposte siano abbastanza differenti. Quel giorno sconvolgente, abbiamo avuto tutti un nemico comune: gli individui che hanno commesso questo crimine innominabile. Gli Americani non erano stati mai più uniti. Ma, oggi, i nostri timori si sono in gran parte dissipati e non è più chiaro chi sia il reale nemico. Malgrado gli sforzi di Ashcroft e dell?amministrazione Bush di mantenere il pubblico ad un livello di tensione paranoico, la maggior parte di noi sono impauriti de minacce molto più reali dei terroristi, bombe ?sporche? o antrace. Siamo impauriti dei quadri corrotti delle corporation, impauriti da ciò che un’economia in crisi e un mercato azionario in caduta libera possa significare per i nostri lavori e il nostro risparmio gestito. Siamo impauriti dei preti pedofili. Sempre più, siamo impauriti del nostro governo. Un anno dopo l?11 settembre, infine, stiamo imparando a distinguere le minacce reali dall?isteria preconfezionata ad arte. In questo anniversario, rivisitiamo il dolore, la perdita ed la disillusione dell?11 settembre. Ma non è più possibile guardare a quell’atto come isolato dalle sue conseguenze. I nuovi eventi, in molti sensi più ampi, lo hanno sorpassato. Fondamentalmente, la tragedia dell?11 settembre, che avrebbe potuto portarci più saggezza e avrebbe potuto aiutare la costruzione di un futuro più sensato, ci è stata tolto, divorata dai nostri mass media che tutto avvolgono e dalle forze politiche attentissime ad imporre le loro volontà al pubblico. Tutti quelli che avevano un agenda da rispettare hanno preso l?11 settembre come una spiegazione razionale, un motivo per giustificare il loro punto di vista e il loro modo di pensare. Ciò ha provocato nuove battaglie ogni giorno, come i tentativi dell?amministrazione di Mr Bush, perdente alle urne ed eletto dalla Corte suprema, d?usare la guerra con terrorismo per giustificare le sue politiche distruttive, dalle trivellazioni per il petrolio dell’Alaska all?espansione dei poteri della polizia, dall’aumento drammatico delle spese militari all?abrogazione unilaterale di trattati firmati anni fa. Una ragione per cui le nostre aspettative post-11/9 sono state disattese è che l’evento è stato incorniciato in malo modo. Un singolare e incredibile atto criminale “fortunato” effettuato da un piccolo gruppo di fanatici che si comportano in nome di nessun governo, è stato trasformato in una dichiarazione di guerra da Bush, Cheney e dai media tradizionali. Così analizzato, l?11/9 ha conferito un’occasione per iniziare una guerra perpetua contro il terrorismo che da allora gli Usa stanno combattendo. Come scrive John Tirman, direttore del programma del Consiglio di ricerca di scienze sociali, “è probabile che le atrocità dell?11 settembre 2001 fossero una catastrofe unica; se esiste una rete risoluta di terroristi pronti a colpire ancora, aspettiamoci che appicchino fuochi nelle foreste, non che piantare si mettano a guidare un camion nel bel mezzo del Lincoln Memorial?la verità è che nemmeno una singola e credibile minaccia è stata rivelata da quel triste giorno dal governo Usa…Il pensiero che abbiamo bisogno di spendere ogni anno 100 miliardi di dollari d?imposte e molto più in fondi riservati per ‘proteggerci’ da una tale minaccia è, almeno, discutibile”. A cosa abbiamo rinunciato Durante il suo primo discorso alla nazione dopo l?11/9, il presidente Bush ha dichiarato che l’America era stata attaccata per essere un faro universale delle libertà e delle opportunità. Tuttavia nell?arco di un anno, la sua gestione ha fatto del suo meglio per privarla di alcune di quelli stesse libertà. Il Patriot Act Usa (passata in fretta e con poco dissenso nell?ottobre 2001) è stato il primo passo di una serie di nuove leggi, che danno al governo moltissimi più poteri, mettendo i diritti fondamentali dei cittadini Usa in pericolo. Una delle conseguenze più spiacevoli dell?isteria post-11/9 è stato il boom dei crimini contro gente del Medio Oriente e dell?Asia meridionale. Di notte, semplicemente aver l?aspetto di l’Arabo ha generato sospetti di colpevolezza. Chiunque porti un turbante o una sciarpa è stato un obiettivo non solo per i cittadini arrabbiati ma anche chi applica la legge. Gli Stati Uniti hanno combattuto costantemente i nuovi accordi multilaterali per la difesa dei diritti dell’uomo, inclusa la creazione di una Corte Penale Internazionale contro i criminali di guerra e la Convenzione internazionale contro la tortura. Dall?11 settembre, Bush ha garantito appoggi e addestramento militare a una lista crescente di nuovi e vecchi alleati – Azerbaijan, Etiopia, Yemen, Uzbekistan, Tajikistan, Colombia e Indonesia – che violano continuamente e senza vergogna i diritti dell’uomo, torturando e assassinando gli avversari politici. A giugno, Bush ha chiesto a ricevuto dal congresso un miliardo di dollari in più per i programmi di formazione per aggirare tutte le limitazioni imposte dal rispetto dei diritti umani. Il cambiamento più significativo, che avrà conseguenze sia internazionali che nazionali, è l’aumento esponenziale delle spese militari. A febbraio, il presidente ha proposto un preventivo di 2,1 trilioni di dollari per i cinque anni successivi, incluso 396 miliardi di dollari per l’esercizio fiscale 2003, così come una spesa di altri 10 miliardi di dollari per la guerra nell’Afghanistan. Il budget totale proposto dal Pentagono sarà il più grande dalla guerra fredda. “assieme alle riduzioni d?imposta” scrive John Tirman, “questo buco nero di spesa del Pentagono probabilmente affonderà l’economia con deficit spending”.


Traduzione di Lisa Lovagnini

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Articolo originale: Changes Wrought By 9/11: Not What You Expected


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