Sostenibilità
I Businessmen scoprono la cassoeula
Viaggio tra le sorprese nella nuova grande Fiera milanese. Di Andrea Mongilardi
di Redazione
Le due fiere di Milano
Milano non lascia nulla, anzi raddoppia. Punta sui suoi due poli fieristici, vetrine dell?economia cittadina e nazionale, come fossero due ali. Da una parte la Fiera di Pero-Rho, inaugurata la primavera scorsa sull?innovativo progetto di Fuksas, dall?altra la vecchia fiera cittadina del Portello. Che non andrà affatto in pensione, anzi: diventerà Fiera MilanoCity, un punto di riferimento per manifestazioni specializzate, con un centro polifunzionale capiente e flessibile. Proprio nel cuore della città, per consentire ai manager di fiondarsi direttamente dallo stand alla tavola.
Da benzinopoli a businessopoli: il nuovo quartiere espositivo di Fiera Milano è un?araba fenice (ben visibile), frutto di una massiccia opera di bonifica che ha posto le basi per trasformare un?area storicamente inospitale in una grande calamita di persone e di affari.
L?area tra Rho e Pero, dove sorge la nuova fiera disegnata dall?architetto romano-lituano Massimiliano Fuksas, ha una storia da moderna Cenerentola: si chiamava Pantanedo, zona di pantani, e già nel 1751 una relazione parlava di «una pessima aria». Un secolo dopo Cesare Cantù parla di «aria insalubre per le risaie e le marcite». Poi arriva il secondo dopoguerra e la situazione peggiora drammaticamente: nel 1953 si apre il primo rubinetto della raffineria Condor, che negli anni cresce, passa di mano (prima alla Shell, poi all?Agip) e diventa una delle più deturpanti, inquinanti e inquietanti presenze nel paesaggio milanese. Ci sono voluti quattro anni di lavori e una nuova bonifica (questa volta per eliminare le scorie inquinanti) perché la grande vela, simbolo del nuovo quartiere, potesse dispiegarsi. Il risultato è una gigantesca città nata dal nulla, che incarna più di ogni altra cosa l?animo multietnico di Milano.
Per mettere insieme il tutto in poco più di due anni – tempi incredibilmente brevi alle nostre latitudini per un?opera così imponente – si è ricorsi a mano d?opera d?importazione: hanno lavorato oltre 9mila operai, in buona parte stranieri, provenienti da 62 Paesi, in gran parte dal Sud del mondo. Oggi loro sono spariti, per far posto a un?altra (auspicata) invasione straniera, stavolta da Nord: quella di compratori e businessmen in visita alle varie manifestazioni, che popolano un luogo destinato – nei sogni imprenditoriali – a diventare la vetrina dell?economia nazionale.
Questa mescolanza di duro lavoro quotidiano e grandi orizzonti ha lasciato traccia di sé nella nuova struttura, la cui caratteristica distintiva è l?enorme vela in vetro e acciaio che copre, sinuosa, il lunghissimo corridoio (1,3 km) che raccorda gli otto padiglioni. Nel corridoio superiore, appena sotto la vela, la sensazione è quella di galleggiare in un luogo senza tempo, ingigantita dal senso di straniamento tipico delle grandi architetture moderne e delle loro dimensioni oversize. Una passeggiata va fatta, stando rigorosamente sulla destra per non essere travolti dai businessmen. Ma basta scendere al piano inferiore per tornare alla realtà: niente più tapis rulant per spostarsi da un padiglione all?altro, solo un corridoio incombente illuminato con il neon e gli show room, enormi pagnotte un po? astronavi un po? ragni. All?elegante sinuosità della vela e alla luminosità dell?orizzonte si sostituisce qui la cruda realtà dei padiglioni squadrati e dei parcheggi, che si specchiano nei laghetti.
L?arrivo della gigantesca astronave ha cambiato in modo radicale la vita dei suoi vicini di casa. «L?arrivo della nuova Fiera», spiega Angela Fioroni, sindaco di Pero», ha portato indubbi vantaggi. I più importanti sono quelli della bonifica del terreno e della riqualificazione ambientale, con la riconversione di molte vecchie fabbriche in sedi di nuove attività economiche, dall?artigianato di qualità al terziario avanzato». Una miniera d?oro? «Il rischio che corriamo è che da parte dei proprietari immobiliari si sviluppino attese eccessive sulla valorizzazione delle proprietà. Sicuramente pagheremo un prezzo importante anche in termini di aumento del traffico, oltre a quello già pagato in termini di disagi negli anni di apertura del cantiere».
Uno dei risarcimenti previsti è la nuova stazione della metropolitana di Pero. Ma finora si è rivelata una beffa. Per arrivare con la metro 600 metri più vicino a casa rispetto alla stazione di Molino Dorino, si deve pagare la tariffa extraurbana. Un euro in più: il doppio. Potenza dei confini che resistono.
Andrea Mongilardi
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