Welfare

I Buoni vacanza che arrivano dopo le vacanze

Il governo ha stanziato 5 milioni di euro. Godranno del contributo 22mila famiglie. Un migliaio invece le strutture convenzionate

di Daniele Biella

Arrivano i Buoni vacanze. Anzi no. «Manca ancora l’approvazione della Corte dei conti. Ma per settembre dovrebbero essere finalmente a disposizione». Benito Perli, 72 anni, è la persona che più di tutte sta seguendo la travagliata nascita dei Bvi (Buoni vacanze Italia), utili ad alleviare i portafogli delle famiglie italiane al momento di andare in vacanza. «È dalla legge sul turismo, la 135 del 2001, che si parla dei Buoni, ovvero di un fondo per l’accesso alle strutture turistiche delle fasce deboli. Otto anni dopo, forse è la volta buona», spiega Perli, che oltre ad essere dal 1998 il presidente di Fitus – Federazione italiana turismo sociale, è anche alla testa dell’associazione Buoni vacanze, che lo scorso 3 luglio 2009, con una convenzione, ha avuto dalla presidenza del Consiglio dei ministri il “mandato” della gestione dei Bvi.
«La svolta c’è stata con la Finanziaria 2008 del governo Prodi, che ha sbloccato i fondi, 5 milioni di euro», chiarisce Perli, «ma il successivo decreto attuativo dell’allora ministro del Turismo, Rutelli è stato bloccato per un vizio di forma. L’ok definitivo è del gennaio 2009, con il decreto del neo ministro Brambilla». Poi è arrivata la convenzione, «e aspettiamo la stampa dei primi Buoni entro la fine dell’estate. Con la cifra a disposizione, calcoliamo che in misure diverse, a seconda del reddito, riceveranno il contributo al massimo 22mila famiglie. Poche, ma è un inizio», ammette Perli, avendo come termine di paragone le due esperienze al top, in Svizzera e Francia. «Soprattutto quella francese, attiva da 12 anni, dà oggi Buoni a sei milioni di persone ogni anno, per 1,2 miliardi di euro, e la quota residua a carico delle famiglie è detassata direttamente dalla busta paga», spiega.
L’impegno dell’associazione Buoni vacanze, nata nel 2005 «in previsione dell’arrivo dei Bvi» e composta da Fitus (che comprende i 12 enti più grandi di turismo sociale, tra cui Touring club, Ctg, Cts), Federalberghi e le sezioni turistiche di Confesercenti, Confcommercio e Confindustria, è ora quello di creare le condizioni per «estendere i Buoni a tutti i fruitori: in tal senso si è firmato un protocollo con l’Anci, l’associazione dei Comuni d’Italia, e si è chiesto ai sindacati di creare nelle aziende le condizioni contrattuali adeguate», sul modello francese. Che la strada sia lunga lo indicano anche i numeri attuali dell’offerta turistica: «A oggi sono un migliaio le strutture convenzionate (visibili, con i relativi cataloghi, sul sito dell’associazione) che accetteranno i Buoni una volta emessi». In Francia si arriva a 102mila, dieci volte tanto.


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