Economia

i buoni propositi del private equity

Verso report sociali anche per la finanza

di Redazione

Private equity alleato dello sviluppo della responsabilità sociale d’impresa? Forse. Ma come possono convivere le naturali esigenze di investitori spesso interessati a un ritorno economico di breve periodo come il private equity e l’attenzione alla responsabilità sociale? A questo vuole dare una risposta il quaderno dell’Aifi – Associazione italiana del private equity e venture capital) dal titolo Private equity e responsabilità sociale d’impresa curato da Paola Gennari Santori e Carlo Mammola, presentato il 4 ottobre a Milano. Il private equity per sua natura è caratterizzato spesso da ridotti periodi di permanenza nelle aziende partecipate, dall’eccessivo uso della leva finanziaria oltre che da una scarsa propensione alla comunicazione e alle relazioni con i portatori di interesse. Quindi csr e private equity sembrerebbero due sfere destinate a non incontrarsi.
Eppure, spiegano i due curatori, «tra gli operatori del private equity sta crescendo la necessità di avviare il dibattito sulla trasparenza e sulla misurazione e valutazione degli impatti delle proprie operazioni» Insomma, una maggiore responsabilità di chi investe risorse finanziarie attraverso il private equity si sta facendo largo. Però, secondo Santori e Mammola, «servono strumenti nuovi di reporting sociale, come quelli presenti nel quaderno, modelli di comunicazione interna ed esterna, che favoriscano non solo la reputazione, ma anche la solidità finanziaria dell’impresa». Di qui l’idea di produrre il quaderno, come avvio di una riflessione più strutturata. «Il modello presentato è lungi dall’essere esaustivo», chiariscono i due curatori. «Tuttavia rappresenta una prima riflessione sull’argomento della rendicontazione, che viene indicata come obiettivo funzionale e coerente alla crescita sociale del settore private equity. I soggetti che operano a vario titolo nel capitale di rischio si devono misurare con una sfida nuova: quella di comunicare il valore sociale oltre che imprenditoriale della propria attività».
A chi auspicherebbe addirittura un intervento legislativo ha risposto Marco De Benedetti di The Carlyle Group, durante la presentazione del fascicolo: «Serve una pressione da parte dei soci, dei clienti, dei dipendenti. Non credo alle regole ma a una richiesta del mercato, e si sta andando in questa direzione».


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