Mondo
I boscimani e l’altra faccia dell’ecoturismo
In nome dell'ecoturismo (e per sfruttare le risorse minerarie) il governo del Botswana sta deportando gli indigeni dalle loro terre
Per creare riserve ecologiche per i turisti, il governo del Botswana sta deportando i nativi del deserto del Kalahari.
Ora i boscimani hanno deciso di portare il governo del Botswana davanti ad una corte di giustizia.
La vicenda dei boscimani toglie la maschera a un falso ecoturismo, che per offrire “oasi naturali” ai turisti non si fa scrupolo di violare i diritti delle popolazioni locali.
L’Ecoturism Society americana ha definito l’ecoturismo come ” un modo responsabile di viaggiare in aree naturali che conserva l’ambiente e sostiene il benessere delle popolazioni locali”. L’Onu ha dichiarato il 2002 “anno internazionale dell’ecoturismo”, ma molte ong hanno denunciato le pratiche di “green washing” (vernice verde) messe in atto dall’industria del turismo. Molti tour operator, secondo queste ong, danno “una pennellata di verde” alle loro proposte di viaggio e iseriscono iniziative o trovate di segno ambientalista nei loro programmi, spesso semplici richiami pubblicitari cui non fanno seguito comportamenti realmente più responsabili. Anche alcuni governi hanno fiutato l’affare e dato il via al “rilocamento” delle popolazioni indigene, praticamente cacciandole dai loro paradisi naturali.
Survival International, organizzazione di sostegno ai popoli tribali, si è schierata a fianco dei boscimani, che accusano il governo di voler distruggere il loro millenario modo di vivere e di averli forzosamente costretti, in alcuni casi attraverso vere deportazioni, ad un progressivo abbandono del natio Kalahari. Dal 1985 infatti le autorità del Paese africano hanno iniziato a trasferire migliaia di persone dal Kalahari centrale, in insediamenti costruiti appositamente per ospitarli. Il governo del Botswana nega con insistenza, ormai da anni, di aver forzato la popolazione ad abbandonare le proprie terre, affermando che la decisione è stata concertata con i rappresentanti delle varie comunità. L’agenzia missionaria Misna fa notare che molti commentatori internazionali, già da tempo, hanno denunciato come in realtà il governo sia interessato al controllo e allo sfruttamento economico dell’area. Ormai da 16 anni, secondo quanto denuncia Survival, i Boscimani sono vittima di molestie e intimidazioni. Probabilmente dietro a tutto ciò si nasconde l?interesse per i ricchi giacimenti di diamanti scoperti all?interno della riserva e la volontà di dare attuazione ai progetti di promozione turistica dell’area. In un comunicato diffuso in questi giorni, Survival sottolinea che “si tratta del più sconcertante e programmato attacco mai sferrato ai danni dei Gana e Gwi. Il governo ha proibito loro di cacciare, li ha torturati e poi incriminati. Ha tolto loro l’acqua e li ha trasferiti a forza in squallidi ?insediamenti? in cui regna la disperazione. E’ incredibile che il governo continui a nascondersi dietro la sfrontata bugia di agire per il loro bene. Si tratta della più impudente menzogna che sia mai stata detta durante i secoli di genocidio che i Boscimani hanno subito”.
Il governo del Botswana per far sloggiare i boscimani sta tagliando loro le risorse idriche. E per impedire che questa popolazione possa comunicare con l?esterno, ha disposto il sequestro delle radiotrasmittenti che erano state donate proprio da Survival. I boscimani sono poco più di 90mila, ormai, pochi rispetto al passato quando i loro antenati popolavano l?intera Africa orientale.
Per approfondimenti e ulteriori informazioni sulla campagna di Survival International è possibile consultare il sito www.survival-international.org
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