Non profit

I bisogni veri e le domande artificiali

di Redazione

di Flaviano Zandonai
Dov’è che si vede (e magari si misura) il carattere sociale di un’impresa? Per i fautori della social innovation soprattutto in quel che fa, nei beni e servizi che produce e che sono funzionali a realizzare una mission volta a cambiare le regole del gioco. Per gli esponenti dell’economia sociale conta molto il come l’impresa è gestita. Quindi enfasi sulla governance, sul fatto che l’impresa sia aperta al contributo di diversi portatori di interesse, possibilmente abbassando l’asticella per l’accesso ai diritti di proprietà. C’è un altro ambito che però mi sembra importante e, a volte, sottovalutato, ovvero come un’organizzazione d’impresa lavora sui bisogni ai quali vuole rispondere. Magari prima ancora di strutturare veri e propri processi produttivi e prima ancora di aver assestato il proprio sistema di governance. In poche parole, prima ancora di essere formalmente un’impresa. È un tema di grande interesse, dopo che per molti decenni le imprese in generale hanno risposto esclusivamente a una domanda pagante, spesso inventandosi veri e propri non-bisogni. Forse anche una parte dell’imprenditoria sociale è stata fagocitata in questo meccanismo di risposta a una domanda artificiale, definita più dai contenuti dei capitolati d’appalto che non dalle esigenze di chi beneficia, a vari livelli, delle attività messe in campo.

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