Sostenibilità
I bioshopper sono il vero volano dell’industria italiana
Marco Versari, presidente Assobioplastiche, commenta la ricerca Ispo sulla rivoluzione green degli shopper
Oltre il 90% degli italiani ritiene la legge sulle buste per la spesa un doveroso passo avanti per la tutela dell’ambiente e il 60% crede che la chimica verde possa essere un settore su cui puntare per la crescita e lo sviluppo occupazionale. Sono i principali risultati dell‘indagine che ISPO Ricerche, l’istituto per gli studi sulla pubblica opinione di Renato Mannheimer, nel mese di novembre 2012 ha realizzato per conto di Assobioplastiche. Raggiunto da Vita.it, Marco Versari presidente dell'associazione ha commentato i dati dello studio.
Quale la situazione dei bioshopper in Italia?
Secondo l'indagine più recente, quella di Ispo di novembre 2012, c'è un forte consenso verso la norma che ha messo al bando i tradizionali shopper di plastica. Per il 90% degli 800 intervistati l'imposizione di legge è positiva se costringe ad essere più responsabili dal punto di vista ambientale.
Un grande successo…
Lo diceva Mannheimer, «è difficile vedere un consenso così elevato». È un segnale positivo sopratutto il fatto che gli italiani abbiano compreso il valore del cambiamento. Lo spirito della legge era consumare meno sacchetti. Fermare il fenomeno dilagante dell'usa e getta. I dati dicono che quel tipo di consumo è sceso del 50. Per questo si può parlare di successo.
Perchè però continua cambiare la data in cui verranno applicate le sanzioni circa l'utilizzo dei vecchi sacchetti di plastica?
C'è certamente un mondo di lobby che lavora per far sì che si allontani quella data. In più troppo spesso vengono assunte dalla politica posizioni che tendono a voler accontentare tutti. Il divieto di commercializzazione degli shopper in plastica comunque è attivo dal 1 gennaio 2011. Per quanto riguarda le sanzioni entreranno in vigore a 60 giorni dall'emissione del decreto interministeriale. ma non c'è ancora una data precisa.
Sempre per Ispo rimane qualche difficoltà per il cittadino nel capire la distinzione tra biodegradabile e compostabile. Chiariamo una volta per tutte la differenza?
La differenza è semplice. Il termine biodegradabile si riferisce ad una qualità generale che accomuna tutti i materiali. Qualunque prodotto è biodegradabile, bisogna vedere in quanto tempo e a che condizioni. Compostabile si riferisce ad una particolare tipologia di biodegradabilità. Un sacchetto compostabile è fatto di un materiale che ha le stesse caratteristiche di biodegradabilità dei rifiuti organici.
Come si spiega questa nuova attenzione ambientale dei cittadini nonostante la fortissima crisi?
Si iniziano a percepire anche le opportunità offerte dalla chimica verde come possibile motore per lo sviluppo ecosostenibile e per la crescita occupazionale. È un settore in espansione e un nuovo cospicuo settore lavorativo. L'attenzione all'ambiente ha dato nuova linfa a intere filiere industriali che poggiano saldamente sui territori. Avere attenzione ambientale significa anche investire sulla propria casa e sul proprio futuro.
Una delle principali criticità dei sacchetti bio è la resistenza. Pensate sia possibile trovare una soluzione?
Il motivo è semplice. La legge entrata in vigore nel 2011 è stata un fulmine a ciel sereno. Non ce lo aspettavamo. Eravamo un mercato di nicchia e ci siamo trasformati da un giorno con l'altro in mass market. Siamo stati sommersi dalla domanda e i prodotti che abbiamo messo a disposizione avevano delle criticità. Oggi però la proposta commerciale prevede sacchetti anche molto resistenti, certo a un costo diverso. Ad oggi la logica degli acquirenti è votata al risparmio. Noi con la tecnologia stiamo già lavorando a sacchetti di più alta qualità ad un prezzo inferiore. Ma anche i clienti dovranno fare uno sforzo economico venendoci incontro se vogliono prodotti migliori
Un mercato che sta riscuotendo successi anche all'estero…
Oggi quello della chimica verde è uno dei settori d'eccellenza del made in Italy. Siamo all'avanguardia e di esempio per molti paesi europei. Dobbiamo continuare a investire perchè è sulla qualità che dobbiamo puntare. Sulla quantità con paesi come Cina o India non c'è gara.
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