Famiglia
I bambini nella mani dei narcos. Lecatombe di Rio
Brasile.La drammatica denuncia di un missionario. Renato Chiera, da 25 anni nella metropoli, racconta una strage nascosta. Che ora il Journal do Brasil ha reso pubblici.
di Paolo Manzo
Tra i tanti che sperano in Lula c?è anche Renato Chiera, sacerdote da 25 anni in Brasile e che è passato dalla diocesi tranquilla di Mondovì alla gran periferia di Rio de Janeiro, a Nova Iguazù. Nel bel mezzo della Baixada Fluminense, un posto in cui prima si piantavano arance e adesso «si piantano persone». Secondo l?Unesco, la Baixada è una delle zone più violente del mondo e, a sentire padre Chiera, il lavoro che attende Lula sarà davvero titanico. «Ho fondato la Casa do Menor, un centro d?accoglienza di ragazzi di strada perché ero stanco di seppellirli?
Vita: Scusi, prego?
Renato Chiera : Sì, un ragazzino è stato ucciso sulla porta di casa mia, mentre nella mia parrocchia ne hanno uccisi anche 36 in un mese. L?ispirazione me la diede un ragazzo che venne a chiedermi aiuto. Era disperato perché c?era una lista degli squadroni della morte e mi disse: «Sono il primo della lista, ma non voglio morire». Da allora ho iniziato e sono entrato nella loro dura realtà, che prima non conoscevo.
Vita: Ce la può spiegare?
Chiera: Non immaginate la spaventosa organizzazione del narcotraffico: la settimana prima delle elezioni sono riusciti a paralizzare Rio per due giorni mandando ragazzi ad avvisare tutti coi mitra in mano: «Se non chiudete tutte le attività vi ammazziamo». E tutti hanno chiuso tutto, compreso dove vivo io. Una cosa mai vista al mondo. Ma questo dà l?idea del potere del narcotraffico che usa manodopera infantile, adolescenti. Nella grande Rio ci sono 20mila bambini combattenti?
Vita: Vorrà dire soldati…
Chiera: No, combattenti e la definizione è stata creata ad hoc per il Brasile, in un simposio tenutosi a Copacabana cui hanno partecipato l?Onu, l?Unicef, la ong W Rio, il gruppo culturale Afro-reggea, la fondazione Ford, l?Unesco e il consolato britannico. Qui il narcotraffico ammazza più di tutte le guerre nel mondo. Nessuno può dirmi che esagero: ecco i dati ufficiali pubblicati dal Journal do Brasil. Il numero dei minori morti a causa dei colpi d?arma da fuoco è superiore a quello dei Paesi in guerra. Nella guerra tra Israele e Palestina, per esempio, sono morti ammazzati 460 minorenni tra il 1997 e il 2001. Nello stesso periodo, solo la città di Rio ha registrato ufficialmente 3.937 bambini uccisi da armi da fuoco. Lo studio sui giovani di meno di 18 anni, coinvolti nella guerra del narcotraffico, è stato realizzato dall?Iser, l?Istituto superiori di studi della religione, con l?appoggio del W Rio, ed è stato coordinato da un antropologo inglese, Luque Dowdney.
Vita: Cosa rileva questo studio?
Chiera: Che nelle favelas di Rio i bambini combattenti non comprano armi, le ricevono gratis e sono reclutati attorno ai dieci anni. Mentre le morti di chi lavora per i narco sono concentrate tra i 14 e i 17 anni. I bambini combattenti non sono soldati perché Rio de Janeiro non è in guerra e lo Stato brasiliano non è il centro degli attacchi. Nella sola periferia di Rio sono 6mila i bambini che usano le mitragliatrici e le armi sono una protezione per i bimbi che scelgono il narcotraffico perché non hanno altre opportunità.
Vita: Un?emergenza poco conosciuta, almeno in Italia.
Chiera: Direi sconosciuta all?estero, dove si crede che ci siano solo i meninhos da rua, ma chi muore qui sono i bambini coinvolti nel narcotraffico. Il giudice titolare del tribunale minorile, Siro Darlan, un mio grande amico, da settimane dà da mangiare ai bambini coinvolti nel narcotraffico, il mercoledì. E mi ha confessato: «I bambini che ospito sembra che stiano ritornando da un campo di battaglia. Sono sordi, ciechi, senza piedi o mani». È bestiale.
Vita: Ma perché il narcotraffico assolda i bambini e poi li uccide?
Chiera: Sono vittime della guerra tra gruppi rivali.
Vita: Che tipo di strutture narco ci sono a Rio?
Chiera: Abbiamo quattro grandi gruppi: Comando Vermelho, Comando Vermelho Jovem, Terceiro Comando e Comando Amigos dos Amigos. I primi due sono alleati e lavorano insieme. E anche Terceiro e Amigos si sono alleati. Il risultato è che i due schieramenti formatisi si fanno una guerra senza esclusione di colpi.
Vita: Come avviene il reclutamento?
Chiera: I ragazzi sono attratti dal giro perché non hanno prospettive di vita, né di lavoro, né di istruzione. I narcotrafficanti si presentano come dei salvatori e prospettano loro questa possibilità: «tu vieni qui, avrai soldi, ragazze, potere, armi». Il narcotraffico ha qualsiasi mezzo e possiede armi che non ha in dotazione nemmeno la polizia. I giovani vengono addestrati da ex soldati dell?esercito, mandati via dall?arma e che, essendo senza lavoro, sono assoldati dai narcotrafficanti per ?lavorare? coi bimbi. Una cosa tremenda e di cui non si parla né in Italia né in Brasile, a parte Rio.
Vita: I numeri tremendi che ci ha elencato rischiano di essere sottostimati perché non tengono conto dei cimiteri clandestini. Che vengono scoperti quotidianamente nelle zone periferiche di Rio de Janeiro e San Paolo?
Chiera: Già, quelli che le ho dato sono i numeri ufficiali. Ma molti bambini qui scompaiono nel nulla. Un cimitero clandestino è stato scoperto in seguito all?uccisione del giornalista Tim Lopes, un ottimo professionista della Tv O Globo. Una sera è andato a un ballo funky organizzato dal narcotraffico. Già, i narcotrafficanti organizzano feste in cui distribuiscono droga ai bambini? Lopes andò al party per filmare lo spaccio con una telecamera nascosta ma venne riconosciuto, catturato, ammazzato a sciabolate e il suo corpo fu bruciato. Ed è stato seppellito sul momento, proprio in un cimitero clandestino gestito dal narcotraffico. Dove oltre al suo sono stati ritrovati tanti altri crani. Anche di bambini?
Vita: Ma perché ci racconta tutto ciò? È orribile.
Chiera: Perché oggi nessuno ne parla. In Brasile, secondo l?Unesco, ogni anno sono uccisi 50mila ragazzi giovani. Un vero dramma. Quale è la nazione che ha tutti questi giovani assassinati. Quale è la guerra che oggi uccide tanti bambini e ragazzi? A volte penso che se in Brasile si uccidessero 50mila cani l?anno, l?Occidente ne parlerebbe di più perché la protezione animali e i verdi di tutto il mondo leverebbero alta la voce. Ma questi sono solo ragazzi, e forse fanno meno notizia? Per questo non voglio essere meno realista. E schietto. Di certo Lula avrà molto lavoro da fare per risolvere questi problemi che il Paese si trascina dietro da troppo tempo. Ma io ho fiducia.
Casa do Menor
è attiva a Nova Iguazù dove c?è un centro per 1.300 ragazzi. Ma siccome molti di questi dovevano esser nascosti bene per evitare la vendetta dei narcos, padre Chiera ha aperto un altro centro accoglienza a 150 chilometri da Rio, a Teresopoli, nel bel mezzo della foresta. L?anno scorso, poi, la Casa do Menor è arrivata anche a Fortaleza, su un terreno di 110mila ettari. «E anche lì ci siamo installati e adesso abbiamo ex ragazzi di strada di Rio che fanno gli educatori a Fortaleza. Dei riscattati che riscattano altri», illustra orgoglioso padre Chiera. L?obiettivo è di costruire a Fortaleza un centro che possa ospitare e recuperare 2mila ragazzi. Una goccia nel mare ma che è importantissima in queste zone dove, oltre alla droga, c?è la piaga del turismo pedopornografico. C?è bisogno di raccogliere circa 3 miliardi di vecchie lire e chi volesse contribuire ad allestire la Casa di Fortaleza può farlo consultando il sito
www.casadomenor.org.br o telefonando al numero 0174.698439
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