Famiglia

I bambini a teatro, per imparare l’arte

Un originale spettacolo per ragazzi spiega la pittura di Giotto

di Giampaolo Cerri

Bambini, per dipingere bisogna saper guardare la realtà. Parola di Giotto. Ma sì, proprio lui, Giotto di Bondone, l?allievo di Cimabue, quello del ?cerchio a mano libera?. Uno spettacolo teatrale per i più piccoli, in giro per l?Italia, spiega il nesso fra arte e vita, fra colore e realtà; e la scena si trasforma in un gioco appassionante di impasti, mescole, pennellate. Si tratta di ?Giotto, l?uomo che dipinge il cielo? allestito dal Teatro Aster di Firenze che fa parte del consorzio nazionale Elsinor (Fontanateatro a Milano, Teatro dell?Arca a Forlì), e la cui prima è andata in scena di recente proprio nel capoluogo toscano, in un tripudio di scolaresche ma anche di adulti incuriositi. La pièce propone una favola moderna (scritta da Davide Rondoni, direttore del ?Centro di poesia contemporanea? dell?Università di Bologna) in cui una mamma dei nostri giorni (una baldanzosa Eleonora Mazzoni), preoccupata della difficoltà del figlio Lapo nel disegno, chiede consiglio a mastro Giotto (interpretato da un magistrale Stefano Braschi, attore storico dell?Arca di Forlì). Ne scaturisce un dialogo sull?arte e le sue ragioni: «Parole semplici, adatte a pubblico di bambini», spiega Enrica Maria Paoletti presidente di Aster-Elsinor, «capaci di comunicare il senso del bello e il valore del dipingere».
Dall?impalcatura dove lavora alla sua celebre ?Natività?, il pittore medievale distilla saggezza per grandi e piccoli. «Io so tenere un pennello in mano, ma lei sa sollevare il viso di suo figlio quando piange», dice Giotto, «io so mescolare i colori, ma lei sa unire in giuste dosi lo zucchero e la farina. Il talento sei tu, perché ci sei». La direzione appassionata di Franco Palmieri (regista dell?Arca) e la scenografia suggestiva di Emanuela Pischedda (la stessa del film ?Tutti giù per terra?) che ha ricostruito con cura la bottega dell?artista, fanno il resto.
«Quando uno disegna, cosa fa?», chiede il Bondone alla mamma, «Guarda. Sì, guarda. Per disegnare una pecora, guarda una pecora (?) Per disegnare l?azzurro bisogna guardare l?azzurro, per disegnare il cielo, il cielo». E alle parole di Giotto-Braschi, ai suoi movimenti decisi eppure armonici, la grande tela cui sta lavorando si anima di colori e di forme. Lucio Diana, scenografo di Baricco per il ?Totem? televisivo, ha infatti pensato alcune elaborazioni multimediali retroproiettate, grazie alle quali la ?Natività? si compone e scompone secondo la narrazione teatrale. E i bambini, accovacciati intorno alla grande impalcatura, sono estasiati nell?essere ?dentro? la scena e interrogati da attori che saltano, ballano, impastano colori in un suggestivo gioco di luci .Giotto infatti manipola pigmenti e pennelli, dà lezioni di prospettiva, spiega la sua arte ma dice anche le ragioni del suo essere pittore: «Una volta, ad Assisi», recita, «lì da solo, nella grande chiesa che mi era stata affidata, con quei muri alti e deserti che sembravano guardarmi e attendermi, sapevo che per tanti anni, cento e cento e ancora cento, i miei disegni sarebbero stati lì a raccontare a tutti la storia di Francesco. Che peso enorme, che senso di sproporzione? Sarei stato all?altezza? Sì, lì ero solo. Però (?) il talento di disegnare qualcuno me lo aveva dato. Non avevo mica deciso io di saper fare a disegnare. Come di essere nato: non l?avevo mica deciso io».
«Dopo molti anni di lavoro», racconta Stefano Braschi, che con l?Arca porta ancora in giro per l?Italia il bellissimo ?Zaccheo?, «il teatro per ragazzi viene percepito dagli attori come un ripiego. Per me invece è stata una controtendenza esaltante, che mi ha permesso di partire da qualcosa di importante per me da comunicare ai bambini. Appassionante umanamente, intrigante dal punto di vista professionale».
Info.: Aster-Elsinor tel. 055.213969
e-mail aster@teatroaster.com

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