Compleanni

I 70 anni dell’Antoniano capaci di attrarre i giovani

Il giorno di Sant'Antonio del 1954 viene inaugurato l'Antoniano di Bologna, una mensa e un cine teatro. Da allora sono stati oltre 3 milioni i pasti distribuiti, la mensa non ha mai chiuso le porte ai bisognosi, nemmeno per un giorno in 70 anni. Qualche anno dopo nasce “Lo Zecchino d'oro”, una musica che si fa pane. Una bella storia raccontata dal suo direttore, Giampaolo Cavalli

di Redazione

Padre Giampaolo Cavalli direttore dell'Antoniano

Il 13 giugno, il giorno di Sant’Antonio, c’è stato un compleanno importante, quello dell’Antoniano di Bologna che ha compito 70 anni.

Scriveva Padre Ernesto Caroli, il frate fondatore ricordando la decisione di costruire l’Antoniano: Pochissimi i fondi a disposizione. Balena l’idea di autorizzarci a spendere anche i soldi che non abbiamo (e di questi ce ne sono tanti). All’alba di quel felice giorno di maggio si dette mano ai lavori. Facciamo le fondamenta — si pensò – poi, se non potremo far altro, ci fermeremo; alle braccia dei pochi operai chiamati a completare il lavoro della scavatrice, aggiungeremo le nostre…

E invece a un anno esatto dalla posa della prima pietra e nella giornata dedicata a Sant’Antonio, venivano inaugurati a Bologna la mensa per le persone in difficoltà e il Cinema-Teatro nati dal desiderio di Padre Ernesto Caroli di impegnarsi per coloro che vivevano in povertà, di offrire loro pane, beni di prima necessità e servirli “come al ristorante”, oltre che di dare spazio alla musica valorizzando il talento dei più giovani.

Dal 1954 a oggi, sono stati oltre 3 milioni i pasti distribuiti da Antoniano, che non ha mai chiuso le porte della sua mensa ai bisognosi, nemmeno per un giorno in 70 anni, rimanendo sempre a disposizione di persone e famiglie in difficoltà

È un brano della mia newsletter settimanale dedicata a questo compleanno sorprendente (la trovate qui), sia perché ha saputo resistere nel tempo rinnovandosi ad ogni tornante della sua storia, sia perchè da due anni il numero dei suoi volontari cresce. Al 31 dicembre 2022, i volontari e le volontarie sono stati 764 (+33,6% rispetto al 2021), di cui 600 impegnati con continuità. Due terzi erano donne (66,6%), provenienti quasi totalmente dall’area bolognese. La composizione anagrafica delle nuove leve è stata particolarmente interessante: un terzo aveva tra 18 e 29 anni e il 20% tra 30 e 39 anni. Al 31 dicembre 2023 ancora crescita, i volontari e le volontarie sono stati 979, ovvero, il numero è aumentato di 239 (+28,4% rispetto al 2022). Un aumento che ha permesso di rispondere al crescere dei bisogni e all’incremento degli ospiti della mensa, passati da 150 a circa 300!

Padre Giampaolo Cavalli, 59 di Arzignano in provincia di Vicenza è direttore (il quarto della storia) dell’Antoniano dal 2016. A lui abbiamo chiesto di ricordare quell’inizio di 70 anni fa

Nel tempo di prigionia in campo di concentramento Padre Ernesto Caroli – fondatore di Antoniano – sperimentò cosa significasse non aver da mangiare e avere fame, tanta fame, e comprese come a questa necessità primaria corrispondesse un bisogno – di quasi ugual valore – di un cibo che nutrisse la speranza di chi aveva smesso di credere in una vita possibile e in una vita buona.

Talvolta nelle serate più difficili riuniva tutti i suoi compagni per farli cantare insieme mentre lui suonava la fisarmonica. Anche l’amicizia può essere buona come il pane. Sarebbe potuto tornare, ma rimase lì con loro, fino all’ultimo. In quei giorni fece una promessa a Dio. Quella promessa è mantenuta tenacemente da 70 anni. In Antoniano diciamo spesso che via Guinizelli 3 è il luogo dove la Musica diventa Pane perché questo quello che succede nella casa dello Zecchino d’Oro.

Per le persone che hanno perso tutto e non hanno nulla di che sfamarsi, in quei giorni infiniti, immaginò un luogo dove potessero essere accolti e serviti come in un ristorante e un’attività culturale dove l’arte, la musica, il teatro, la danza e la cultura fossero per tutti. Perché una vita bella e dignitosa (mission di Antoniano) è un bene per ciascuno.

Se poi l’attività culturale si fa impresa sociale, il cerchio si chiude.
Una mensa bella per i poveri e un cinema teatro. Quando a Bologna il 13 giugno 1954 fu inaugurata la mensa, al pianoforte una giovane suonava brani di Chopin: era Mariele Ventre, che anni dopo diventò la prima direttrice del Piccolo Coro.


La musica fu quindi sin dall’inizio nelle corde di padre Ernesto Caroli, la fisarmonica, il cine teatro, ma lo Zecchino d’oro che fa parte della storia di ogni italiano arriva un po’ dopo.

Fu la provvidenza a metterci lo zampino e a far arrivare all’Antoniano Cino Tortorella alla ricerca di una nuova casa per la kermesse canora dei bambini. Dal 1961 le canzoni dello Zecchino d’Oro, i tanti concerti del Piccolo Coro sono la colonna sonora dell’Antoniano e contribuiscono a rendere l’Antoniano di Bologna un posto particolarissimo dove il mondo si capovolge: sono i bambini a dar voce al disagio della povertà e alla fragilità degli adulti. Mariele ricordava sempre a tutti il senso più vero del loro cantare. La musica dei piccoli coristi è entrata nelle case di generazioni di italiani portando allegria, spensieratezza, compagnia e raccontando di come siano alla portata di tutti la cura del creato, l’amicizia, la solidarietà, l’accoglienza, la pace, l’integrazione e di come la diversità sia un valore.

Loro chiedevano a tutti i bambini/ Che sono amici di tutti i gattini/ Un pasto al giorno e all’occasione/ Poter dormire sulle poltrone
(44 Gatti, 10 Zecchino d’Oro, 1968)

La musica diventa pane, pane che genera relazioni di cura e che si fa pane per chi ha fame.

Alla mensa dell’Antoniano entrano tutti, nessuna selezione all’ingresso. E quando nell’estate del 2023 improvvisamente i numeri degli ospiti sono raddoppiati, nessuno è andato via senza mangiare. Nessun vanto in tutto ciò. Tanta gratitudine perché non siamo mai soli. C’è sempre qualcuno accanto: chi ci sostiene, chi dona del cibo, chi lo prepara e ogni giorno tanti volontari pronti ad indossare il grembiule sempre con un sorriso.
Quest’anno il gruppo che è cresciuto di più sono i giovani, più di un terzo dei nuovi volontari sono tra i 18 e i 29 anni. È un dato che meraviglia, e carico di tanta speranza. In un tempo dove si racconta sempre di più di sfiducia verso gli altri e soprattutto verso chi è ai margini del vivere sociale, ancora una volta sono i giovani a raccontarci di un futuro prossimo che se vogliamo potrà essere migliore. Anche loro hanno fame di buone relazioni e di senso. E chissà che grazie a loro non si realizzi il sogno più grande che abbiamo: poter finalmente chiudere la mensa, perché non ce ne sarà più bisogno.

Come ho scritto nella newsletter di questa settimana: il volontariato è una forma di partecipazione completa, un esercizio della propria libertà impegnata nel costruire il bene comune e una società più desiderabile, per questo il compleanno dell’Antoniano e la crescita dei suoi volontari sono un segno a cui guardare.

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