Mondo

I 60 giorni che decideranno il futuro

Israele-palestina. Due elezioni decisive in due mesi

di Giuseppe Frangi

Dal maggio del 2004 è lui il responsabile della Custodia francescana di Terrasanta, una presenza fondamentale nonostante i cristiani rappresentino solo l?1,8% della popolazione nell?area, e che fa da ponte per un dialogo possibile tra le due religioni dominanti (e in conflitto) dell?area, quella musulmana e l?ebraica. Lui è padre Pierbattista Pizza- balla, bergamasco, 40 anni, fermamente convinto che solo dall?idea del «ponte e del dialogo» questa martoriata terra possa «tornare alla normalità, la cosa di cui c?è maggior bisogno in Terrasanta». Per questo ha deciso di creare l?ong Amici di Terrasanta e di aprire a Milano un ufficio della Custodia. Osservatore privilegiato di tutti i sommovimenti che – negli ultimi mesi – stanno investendo Palestina e Israele. In vista delle elezioni che, tra fine gennaio e metà marzo, interesseranno questi due paesi, Vita lo ha intervistato in esclusiva. Vita: Padre, come valuta dal suo osservatorio le elezioni del 25 gennaio? Padre Pizzaballa: Sono le prime del dopo Arafat, sono importanti perché segnano il rinnovo della classe dirigente del paese e, soprattutto, ci saranno partiti come Hamas che avranno un peso importante nella scena politica. Questo da un lato origina tante speranze e voglia di cambiare, ma dall?altro è anche origine di tante incertezze. Vita: Nel caso di un successo di Hamas, partito politico che ha anche un braccio armato, che previsioni fa? Pizzaballa: Hamas riscuote sicuramente consensi, la domanda è quanti… Le opinioni al riguardo sono diverse: c?è chi sostiene che non si può discutere con chi ha un braccio armato e chi, invece, crede sia meglio portarli dentro l?agone politico in modo che vengano in qualche modo ?riciclati?. Nel tempo, se da ambo le parti prevarrà la saggezza, ?riciclare? questo movimento politico è la cosa più saggia. Vita: Quale ruolo hanno, a suo avviso, le organizzazioni internazionali, alcune delle quali sono nell?occhio del ciclone? Pensi che un?ong italiana è stata accusata di rapporti con Hamas? Pizzaballa: Sì, ma queste organizzazioni vanno difese e io sono contrario a questi attacchi. Eppoi bisogna vedere il contesto: qui nelle amministrazioni locali c?è anche Hamas e se vuoi lavorare con il Comune e l?assessore è di Hamas, come devi comportarti? Vita: Non è preoccupato del fatto che Hamas possa portare a un?islamizzazione della società? Pizzaballa: Hamas è un movimento di matrice islamica: è movimento politico, è presente sul territorio con una rete di scuole e dispensari, ma ha anche un braccio armato. I musulmani hanno diritto di vivere da musulmani, è chiaro, ma se penso a coloro che sono di fede cristiana e la cui vita può diventare difficile in un contesto in cui la società è pesantemente caratterizzata da aspetti islamici, mi preoccupo. Penso soprattutto a città di chiara matrice cristiana, come Betlemme. Vita: La questione del Muro, che faceva parte del piano Sharon, come sarà affrontata dai nuovi governanti israeliani che saranno eletti a marzo? Pizzaballa: Guardi che l?idea del muro non è di Sharon ma dei laburisti… Certamente il muro è un?oggettiva difficoltà, per i palestinesi impedisce una vita serena, lavoro, movimenti, prospettive e porta via un sacco di terra, ma da parte di Israele sembra ormai una realtà ineludibile, acquisita. Ciò detto, forse si potevano trovare altre soluzioni ed è questa dolorosissima realtà che dovrà sicuramente essere messa sul tavolo delle trattative. Dipenderà molto dai futuri governanti e dalle pressioni internazionali. Vita: La decisione dell?Ue di chiudere i finanziamenti alla Palestina è giustificata? Pizzaballa: La Palestina ha bisogno di supporto finanziario, quindi non capisco perché sia stato fatto. Isolare non aiuta a risolvere il problema, anzi bisogna coinvolgere e aprire: la Palestina non può essere lasciata sola ma è compito degli Usa e soprattutto dell?Ue intervenire ed essere presente in maniera massiccia nel territorio, con interventi di ampio respiro. Vita: In quest?ottica di apertura rientra anche il vostro nuovo ufficio a Milano in via Gherardini 5? Pizzaballa: Sì, in questi ultimi anni mi sono reso conto che si parla sempre troppo poco e male della Terrasanta. Male perché si parla solo del conflitto e dei problemi, delle tensioni e della politica, ed è un peccato. Perché la Terrasanta non è solo questo, ci sono tanti aspetti positivi e dal punto di vista religioso è un luogo affascinante, unico nel suo genere. Il nostro scopo è aprire il centro di Milano per diffondere riviste e pubblicazioni che facciano conoscere anche l?altro aspetto della Terrasanta, quello bello. Vita: Un passo importante anche come ?ponte? per i pellegrinaggi, non crede? Pizzaballa: E questa è un?altra delle finalità: fare da volano per il movimento dei pellegrini da tutta l?Italia, per far avere loro strumenti d?informazione, conoscenza e amore per quella terra. Vita: Come custode dei luoghi della Terrasanta ricopre un ruolo stimolante, soddisfacente o difficile? Pizzaballa: Stimolante sì, soddisfacente per ora non direi, difficile molto? Vita: Quali le maggiori difficoltà? Pizzaballa: Be?, il custode di Terrasanta ha molte cose da fare, ha responsabilità di tutto il Medio Oriente – oltre a Israele e Palestina anche Libano, Siria, Giordania, Cipro e Rodi, un po? d?Egitto -, deve gestire il rapporto con i missionari e i frati in tutti questi paesi, cura i rapporti con le altre comunità religiose, in particolare i greci e gli armeni ortodossi, si occupa di tutto ciò che riguarda i pellegrinaggi, il rapporto con le autorità politiche nei luoghi santi, la presenza cristiana? Vita: Il suo auspicio per il 2006? Pizzaballa: Per le elezioni, che tutto si svolga senza violenze di alcun tipo e che le classi dirigenti dei due paesi siano nominate in maniera serena e possano lavorare insieme. Eppoi, che i pellegrini tornino e che il 2006 possa essere un anno il più noioso possibile.


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