Volontariato

I 50 anni di Ail e un obiettivo ambizioso

L'associaizone vuole raddoppiare gli allogi gratuiti per i malati. «Ne vorrei avere almeno uno per ogni nostra sezione», sottolinea il presidente nazionale Sergio Amadori

di Antonietta Nembri



Aprile 1969: a Roma l’associazione italiana contro le Leucemie, i Linfomi e il Mieloma muoveva i primi passi. Aprile 2019: Ail celebra «cinquant’anni che hanno consentito alla nostra associazione di crescere in modo esponenziale. Grazie alla guida carismatica e illuminata del professor Franco Mandelli che ha speso nell’associazione più di trent’anni di vita», racconta il presidente nazionale Sergio Amadori (nella foto di copertina) che nel momento in cui nasceva l’associazione era uno studente di Medicina.

«Collaboravo già da un paio d’anni con il professor Mandelli da cui ho raccolto il testimone», ricorda Amadori. «Nel 1969 l’Ail era un’associazione nata un po’ in sordina con il desiderio di aiutare i pazienti che erano affetti dai tumori del sangue nelle varie fasi della patologia e del trattamento. Il punto di svolta è stato l’ingresso del professor Mandelli che ha dato impulso alle attività a favore dei malati e della ricerca. In 50 anni abbiamo potuto accumulare tante storie: di pazienti e di volontari, ma anche di professionisti dell’ematologia e dei progressi della ricerca scientifica, rendendo Ail un punto di riferimento nel volontariato nel nostro Paese».

Quasi 20mila volontari e 81 sezioni provinciali che operano in collaborazione con i centri di ematologia «fanno sì che la nostra sia oggi un’associazione radicata sul territorio», continua Amadori, che sottolinea anche la stretta sinergia tra «volontari e centri di ematologia. È stata questa la miscela virtuosa che ha creato poi le premesse per una storia straordinaria».

E lo possono ben dire i 50mila pazienti assistiti a domicilio in questi 50 anni, ma anche le 61mila persone ospitate gratuitamente nelle Case Alloggio Ail (la prima ha aperto i battenti nel 1987). Cinquant’anni sono un tra guardo importante, ma per il presidente «sono un punto di partenza per ulteriori progressi». Il sogno di Amadori è quello di «arricchire tutte le attività dell’Ail» a partire dai volontari per allargare il ventaglio dei servizi a favore dei pazienti: cure domiciliari, viaggi solidali, case alloggio «che sono il nostro fiore all’occhiello». Il traguardo è avere «almeno una casa alloggio per ogni sezioni (oggi sono 35 quelle che ne sono dotate – ndr.) in cui ospitare gratuitamente paziente e familiare, pensando soprattutto a quelli che vengono da lontano, che sosteniamo anche economicamente attraverso un progetto di viaggi solidali».

I progressi nella ricerca (188 i progetti in corso e 133 milioni di euro investiti in questi decenni) che ha permesso di aumentare la percentuale dei guariti porta il presidente Amadori a rivelare il suo sogno per i prossimi cinquant’anni: «In occasione del centenario dell’associazione, spero che chi ne sarà il presidente potrà dire: adesso guariamo tutti, nessuno escluso».

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