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I 400 euro della visita medica mettono in ginocchio i volontari

di Daniele Biella

Ammutinati. Da due settimane le manichette dei 1.400 pompieri volontari del Piemonte non sputano più acqua. Nessuno ne parla, ma dire che la catastrofe è dietro l’angolo non è un’esagerazione. Chi pensate che arrivi prima negli incendi di alta montagna, o nei luoghi più impervi delle nostre valli? Gli elmetti gialli e neri dell’Anvvfv, l’Associazione nazionale vigili del fuoco volontari, naturalmente: «Abbiamo un distaccamento sul posto, e conosciamo alla perfezione i luoghi», spiega Gino Gronchi, 67 anni, vulcanico presidente dell’associazione da 27 anni ma con 42 anni di servizio alle spalle. E i 31mila vigili del fuoco permanenti, che come i 6mila volontari dipendono dal ministero dell’Interno ma con la differenza che ricevono lo stipendio? Arrivano, certo. Ma spesso arrivano dopo i volontari, dato che ? partendo dalle loro sedi cittadine ? devono fare più strada.

Chi paga la visita?
Ma non è la tempistica d’intervento che ha scatenato la guerra delle manichette («che dal Piemonte si estenderà a tutta la nazione, se non cambiano le cose», avverte Gronchi), anzi questo è solo un motivo di preoccupazione in più per i sindaci dei centri di provincia: il vero problema è che i vigili del fuoco volontari rischiano di scomparire del tutto. Perché? «Chiedetelo al governo Monti, a chi ha scritto l’ultima legge di Stabilità: vengono posti limiti al contingentamento dei volontari che ci tagliano le gambe», spiega Pier Mauro Biddoccu, presidente della sezione piemontese dell’Anvvfv, la più grande d’Italia con i suoi 41 distaccamenti che coprono i territori di 135 Comuni.
Ai nuovi volontari verrà infatti richiesto il pagamento in toto della visita specialistica di idoneità, ben 400 euro che prima si accollava lo Stato. «Chi vorrà entrare nel corpo volontario a queste condizioni?», si chiede Biddoccu, e con lui tutto il mondo del volontariato pompieristico, che è sceso in piazza a Rivoli lo scorso 28 aprile con 30 sindaci e con il presidente della Provincia, Antonio Saitta. Non che sia un fatto inedito l’assalto alla diligenza dei volontari, «ognuno dei quali costa alla spesa pubblica un decimo di un vigile del fuoco stipendiato», rimarca Biddoccu, «e i rimborsi che percepisce li dà all’associazione». Tutt’altro: «Oramai è da anni che veniamo osteggiati dalle componenti sindacali del Corpo permanente, che vede il volontariato come un intralcio, che toglie la possibilità di nuovi posti di lavoro».

Sulla pelle della gente
Un mobbing anacronistico se si considera cosa succede per esempio nelle province autonome italiane, dove i volontari sono molti di più dei lavoratori: «Siamo l’unica nazione al mondo in cui esiste un Corpo permanente statale», sottolinea il presidente nazionale Gronchi. «Ma ci rendiamo conto che da una parte si fa di tutto per ridurre i vigili volontari, e il territorio ne soffre, mentre dall’altra si ha un Corpo permanente di professionisti che, loro malgrado, vengono pagati per andare a catturare i gatti sugli alberi?». Chi prova a non lasciare soli nella loro battaglia i volontari è il Capo del dipartimento ministeriale dei vigili del fuoco, il prefetto Francesco Tronca, che in ogni uscita pubblica rimarca il ruolo dei pompieri volontari e che, per risolvere i problemi attuali, ha instaurato un tavolo al Viminale con lo stesso Gronchi. Tronca «è cosciente del momento critico e proprio per questo non rilascia interviste sul tema», spiegano dal suo ufficio, «ma la sua attenzione è alta, così come la volontà di lavorare in sinergia con l’associazione dei volontari per superare le criticità». Nel frattempo i volontari piemontesi continuano a incrociare le braccia e Gronchi non fa sconti: «Non chiediamo soldi, ma solo di potere operare al massimo, per garantire sicurezza al cittadino. Si sta giocando sulla pelle della gente, ricordiamocelo». Nel 1914, ben prima dell’istituzione del Corpo nazionale (introdotto dal 1941), in Italia c’erano 40mila volontari. Oggi sono quasi un settimo di allora. «Poi ci sono i volontari infiltrati, che sono sempre di più», rivela il piemontese Biddoccu. «Si tratta di decine di persone che chiedono di operare come volontari ma in servizi di assistenza al Corpo permanente, con mansioni di autista o segreteria. Così sono pronti a cogliere al volo l’occasione di entrare nella struttura, senza passare dai concorsi ufficiali». Dulcis in fundo.

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