Sostenibilità
I 4 vizi capitali dello stretto di Messina
Gli ambientalisti sulle barricate contro il progetto di collegamento fra le Sicilia e la Calabria
Violazione della normativa in tema di tutela dell’ambiente, con gravi carenze nella valutazione di impatto ambientale e nella normativa sui lavori pubblici, gravi lacune del progetto in tema di studi sismici e di geotettonica, pesantissimi dubbi sulla sostenibilita’ economica, gravi errori procedurali e mancato coinvolgimento dei comuni interessati. Questi, secondo il Wwf, Legambiente, Italia Nostra e CESIA (Centro Europeo Studi e Iniziative per l’ambiente) ”i quattro vizi capitali” del Ponte sullo Stretto per i quali hanno deciso di presentare ricorso al Tar del Lazio.
I contenuti del ricorso sono stati presentati oggi alla stampa. In sostanza si chiede l’annullamento della Delibera Cipe, che il 1/o agosto 2003 ha approvato il progetto preliminare per la realizzazione dell’opera. Ad affiancare il ricorso ambientalista anche quello dei Verdi e del Comune di Villa S. Giovanni, tutti curati dal prof. Vincenzo Cerulli Irelli. E’ stato lo stesso Cerulli ad aprire il dibattito con una domanda: ”A cosa serve questo Ponte che collega due piccole Regioni, che distruggera’ un ambiente unico, ricco di aree che l’Unione Europea ci chiede di proteggere, in una delle aree a maggior rischio sismico del mondo?”.
Secondo Gaetano Benedetto del Wwf ”quanto avvenuto per il Ponte non e’ un caso isolato: citiamo gli esempi del Mose di Venezia, del Passante di Mestre, l’autostrada tirrenica Livorno-Civitavecchia”. Il Presidente di Legambiente, Roberto Della Seta, e’ convinto che alla fine il Ponte non si fara’: ”La faciloneria e la superficialita’ del Governo nella questione Ponte sullo Stretto e’ simile a quella mostrata nella vicenda del deposito nazionale di scorie nucleari a Scanzano. Siamo preoccupati per l’enorme sperpero di soldi pubblici, centinaia di miliardi delle vecchie lire che da trent’anni finanziano la Societa’ Stretto di Messina. Calabria e Sicilia hanno immensi problemi di viabilita’ e trasporto, non hanno bisogno del Ponte”.
Anna Donati, senatrice dei Verdi, ha annunciato una diffida al Governo se ci sara’ la gara d’appalto a fine gennaio. ”Mancano due strumenti fondamentali per la gara: un regolamento del Governo che definisca le caratteristiche del General Contractor, e la convenzione tra la Societa’ Stretto di Messina e lo Stato per la definizione dei rischi. Con l’attuale Decreto legislativo 114 lo Stato si accolla in pratica tutti i rischi”. Sul ruolo dei privati e’ intervenuto anche Antonio Tamburrino del CESIA: ”Nessun privato investira’ sul Ponte senza garanzie, o restera’ un’opera incompiuta o sara’ lo Stato a pagare. A gennaio parte una gara d’appalto senza un progetto esecutivo: le basi fondamentali, tecniche e strutturali, non sono state individuate”.
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