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Hub Sammartini addio. Ora è un Centro d’accoglienza per rifugiati

La struttura aperta un anno fa e gestita da Progetto Arca ha cambiato mission. Non è più il luogo in cui ospitare i cosiddetti transitanti, ma dove si accolgono i richiedenti asilo. Il comune di Milano ha a disposizione anche il Palasharp e alcuni posti in via Lombroso. La città però rischia sempre l'overbooking

di Antonietta Nembri

C’era un a volta l’hub Sammartini. Un luogo in cui i cosiddetti “transitanti” trovavano una prima accoglienza e si preparavano a intraprendere un nuovo viaggio verso il nord Europa. Oggi, negli spazi messi a disposizione da Grandi stazioni e Fs, inaugurati solo un anno fa (vedi articolo) da Fondazione Progetto Arca, è in funzione un Cas, un Centro di accoglienza straordinario in cui vengono accolte le persone che hanno fatto richiesta di asilo (la trasformazione era già in atto negli scorsi mesi vedi news). «Occorre fare alcune riflessioni: la prima è che i transitanti non ci sono più», spiega Costantina Regazzo direttore dei servizi della Fondazione riferendosi al fatto che oggi il flusso dei rifugiati soprattutto siriani dei primi anni di accoglienza in Stazione Centrale si è esaurito, ma anche al fatto che, in particolare, «somali ed eritrei sempre più spesso fanno richiesta di asilo in Italia».

Ora chi arriva si deve registrare al Casc – Centro di aiuto della Stazione Centrale e da qui viene collocato al Cas o nelle altre strutture dedicate. In via Sammartini 120 sono passate centinaia e centinaia di persone, arrivando a numeri record. Numeri che non si vogliono e possono più toccare. Al momento sono 156 i richiedenti asilo accolti «La struttura è per 130, ma fino a 170 è ancora gestibile», continua Regazzo ricordando i numeri dello scorso ottobre quando c’è stato un momento che sull’hub gravitavano circa 750 profughi.

«Il problema vero è che una volta riconosciuto lo status di rifugiato le persone dovrebbero essere accolte nello Sprar o se ne fanno richiesta accedere alla “relocation” (il congiungimento con familiari residenti in altri Paesi della Ue – ndr.). Anche per chi ha diritto all’accoglienza non è facile trovare posto. Come Arca abbiamo messo a disposizione del Comune anche altri 30 posti in Aldini per nuclei familiari o mamme con bambini e una decina di posti in Mambretti per chi ha necessità sanitarie» continua Regazzo.

Rimane un rimpianto per la chiusura dell’hub di Sammartini, che aveva ereditato le funzioni del hub Tonale «era diventato un modello per la sua capacità di fronteggiare diverse situazioni che si erano venute a creare negli anni passati e questo grazie alla presenza di diverse realtà: con Save the Children e Albero della Vita rispondeva alle esigenze dei bambini, Informatici senza frontiere aveva portato i computer e poi c’eravamo noi e Avsi e tanti altri…» riflette Regazzo.

Il ridimensionamento di Sammartini, la cui gestione resta a Progetto Arca ha un presupposto: la riduzione dei numeri dei migranti che arrivano in città. Ma «Milano è già in overbooking, so che il Comune ha messo a disposizione il Palasharp e alcuni posti in via Lombroso» osserva ancora Regazzo che conclude con una riflessione: «La vera tragedia è un’altra: le persone cui viene riconosciuto il diritto di restare, al di là dei centri di accoglienza e degli sprar, non trovano un’inclusione diretta e molti di loro rischiano di diventare dei senza dimora».

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