Non profit

Housing sociale la sfida è lanciata

Partono i progetti. Cosa tocca alla cooperazione

di Luca Zanfei

La Cassa deposito e prestiti che governa il Fondo, per concedere
i prestiti alle immobiliari locali valuterà il programma complessivo
di interventi in termini di servizi alla persona A pochi giorni dalle ultime elezioni regionali, il governo ha dato il definitivo via libera al Piano sull’edilizia residenziale. Se ne discuteva dal 2008 e nel corso di questi due anni il ministro Giulio Tremonti ha più volte rilanciato su numeri e contenuti. Oggi si parla di 50mila alloggi da destinare all’housing sociale – circa la metà rispetto alle recenti previsioni di luglio – e di un fondo immobiliare nazionale di circa 4 miliardi di euro, di cui i due terzi garantiti dai principali istituti di credito italiani. Tale flusso di denaro – gestito dalla Cassa depositi e prestiti con l’ausilio di una società di gestione del risparmio – dovrebbe poi integrare per il 40% i fondi locali che andranno a finanziare i diversi progetti presentati da soggetti pubblici e privati. Ed è qui che si gioca la nuova partita. Perché «a differenza di prima, nella valutazione dei progetti la Cassa prenderà in considerazione non solo la fattibilità economica, ma anche il programma complessivo di interventi in termini di servizi alla persona, creazione di spazi di aggregazione e tutto ciò che riguarda il fare comunità», spiega Giordana Ferri, responsabile dei progetti per la Fondazione Housing sociale, che ad oggi ha coordinato la pianificazione di diversi interventi ad Ascoli, Milano e Parma. Una novità rispetto alle consuete politiche di edilizia popolare o a canone calmierato, che apre nuove prospettive anche per il terzo settore e la cooperazione sociale.
Finora molti promotori hanno illustrato informalmente ai tecnici di Cdp i loro progetti per ottenere l’investimento del maxifondo. La prima lettera ufficiale è stata inviata dai promotori che hanno progettato il programma Parma Social House.


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