Cogliere uno sguardo per cercare di cogliere storie di vite che non conosciamo, che non immaginiamo, che non possiamo nemmeno pensare di comprendere e che, molte volte, giudichiamo ancor prima di provare a conoscere.
La fotografia per raccontare e mostrare quello che si nasconde dietro i volti, gli occhi, le espressioni delle persone. Non persone qualunque ma migranti, quei migranti che arrivano ogni giorno sulle nostre coste alla ricerca di una speranza, di una vita migliore. Quei migranti che ci osservano con i loro sguardi dentro i quali portano i segni della guerra, della tortura, della cattiveria alla quale mai nessun essere umano dovrebbe pensare di arrivare.
Sguardi di donne e uomini, storie di speranza, di arrivi in una terra che non si può nemmeno chiamare casa. Storie che cambiano, crescono e diventano, nel tempo, forme di accoglienza e integrazione.
Questo è quello che si percepisce osservando gli scatti curati dal fotoreporter Giovanni Mereghetti che ha voluto raccontare, attraverso il progetto “Hotel Bel Sit Storie di Migranti”, il lavoro portato avanti dalla cooperativa sociale Faber nata a Inveruno nel 2010, operativa principalmente in Lomellina e da anni coinvolta nella gestione di emergenze migratorie. Una delle tante cooperative presenti nel nostro paese, una delle tante realtà che lavora quotidianamente cercando di dare risposte, supporto e sostegno a chi arriva in Italia senza aver più nulla e nessuno a cui poter fare riferimento.
Faber, attraverso le proprie strutture e attività, cerca di favorire l’integrazione e l’inclusione sociale dei migranti all’interno del contesto locale nel quale opera consapevole del fatto che solo così si può sviluppare un vero e proprio processo di integrazione capace di mettere al centro la persona in quanto tale.
Il progetto fotografico Hotel Bel Sit prende il nome di uno dei centri di accoglienza gestiti e aperti dalla stessa Faber nel quale ha preso vita anche il progetto sportivo “Freedom Team” con la nascita di una squadra di calcio composta da giovani ragazzi migranti che attraverso i valori dello sport hanno dato esempio di quanto e come sia necessario sentirsi parte attiva della realtà nella quale si viene accolti.
Una squadra di calcio oggetto di giudizio o forse sarebbe meglio dire pregiudizio, quel pregiudizio che nasce dalla paura di ciò che è diverso e non si conosce. Quel pregiudizio e quella paura da sempre ostacolo all’apertura nei confronti dell’altro.
Da tutto questo Mereghetti ha tratto ispirazione per fermare gli sguardi e le emozioni riunite, oggi, in 60 fotografie e una mostra che sta attraversando il paese da Legnano a Lecco passando per Milano sino a Matera.
Una mostra in viaggio come in viaggio sono state le persone fotografate in questi scatti.
Un viaggio fatto di storie. Di speranza.
Un viaggio fatto per raccontare una delle tante forme di integrazione possibile, un’integrazione non sempre facile ma sempre più necessaria.
Storia raccolta da Rossana Cavallari
In apertura una della fotografie del progetto Bel Sit storie di migranti. Credit Giovanni Mereghetti
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