Cultura

Hong Kong: 10 anni dal ritorno alla Cina

A dieci anni di distanza cosa è davvero cambiato per Hong Kong? All'argomento dedica uno speciale il mensile Mondo e Missione.

di Redazione

Nella notte fra il 30 giugno e il primo luglio 1997, dopo un secolo e mezzo sotto l?amministrazione britannica (1841-1997), Hong Kong tornava alla Cina, diventando una Regione ad amministrazione speciale, con la garanzia di altri cinquant?anni di autonomia giuridica, amministrativa ed economica.

A dieci anni di distanza dallo storico Handover («consegna»), cosa è davvero cambiato per Hong Kong, alla luce di uno scenario internazionale nel quale Pechino ha assunto un ruolo di primo piano? In che misura si è realizzato (o no) il motto «un Paese-due sistemi»? Che fine ha fatto il sogno di Hong Kong di diventare un laboratorio democratico per l?intera nazione cinese?

All’argomento dedica uno speciale il mensile Mondo e Missione (www.mondoemissione.it) interpellando alcune voci tra le più significative della società civile, della politica e della Chiesa di Hong Kong. In particolare Jackie Hung, attivista della Commissione Giustizia e pace, Audrey Eu, astro nascente del movimento democratico, e il cardinale Joseph Zen.
Il quadro che ne esce è ricco di contraddizioni e incognite, ma anche di speranze. Accanto a una componente filo-Pechino, che per ragioni economiche e politiche ha scelto la strategia dell?opportunismo, vi sono larghi strati di popolazione sensibili a temi quali i diritti umani, la libertà e la democrazia. Gente disposta a battersi, a scendere in piazza per protestare contro i soprusi delle autorità, a esigere il rispetto degli accordi internazionali, in virtù dei quali Hong Kong deve mantenere il suo status di città libera, cosmopolita e democratica.

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