Politica
Hollywood e Teheran unite dal pinguino
California e Iran sono orientate ad adottare il software libero nella pubblica amministrazione. I motivi, per entrambi i governi, sono soprattutto economici.
Cosa hanno in comune la California e l?Iran? Nulla, ma ancora per poco. Entrambi gli Stati, infatti, stanno per adottare software libero nella pubblica amministrazione, abbandonando Microsoft in favore di Linux. Così lontani e così diversi, la California di Arnold Schwarzenegger e l?Iran di Muhammad Khatami sono gli ultimi a fare questa scelta, ma non gli unici. Sempre più pubbliche amministrazioni del mondo si stanno rivolgendo all?open source; in Italia, ad esempio, oltre a Firenze, anche il Comune di Roma ha di recente approvato una delibera in questo senso. Mentre il sito del Senato ha trasferito su Linux la maggior parte del proprio sistema.
Monopolio contestato
In pochi avrebbero detto, solo cinque anni fa, che il sistema operativo promosso dal giovanefinlandese Linus Torvalds sarebbe stato al centro dell?attenzione di giornali, opinione pubblica e ora del mercato. Eppure? Eppure non era difficile prevederlo, per almeno tre motivi. Primo, perché il monopolio ?di fatto? che esercita l?azienda di Bill Gates a livello planetario (nel 2003 il 94% dei computer di tutto il mondo utilizzava Windows) è un problema. In secondo luogo, per una ragione economica: Linux non è necessariamente gratuito, ma costa infinitamente meno. E terzo, forse il più importante, perché Linux è open: aperto, cioè trasparente. Di Linux si può sapere tutto. Sta di fatto che, per un motivo o per l?altro, Linux non è soltanto una realtà consolidata; è ormai una vera e propria minaccia per Microsoft. Perfino in California.
Terminator termina Bill
Economicità, ma anche flessibilità e sicurezza superiori rispetto agli standard offerti dal software proprietario: è questa la conclusione a cui sono giunti i consulenti del governatore della California nel capitolo SO10 Explore open source alternatives del rapporto per la correzione del bilancio dello Stato, in cui viene consigliato a Schwarzenegger di «prendere in più seria considerazione l?uso di programmi open source». D?altra parte Schwarzy lo aveva giurato agli elettori: «Non aumenterò le tasse e non abbasserò il livello di sicurezza sociale californiano». E la relazione di bilancio, presentata in settembre, infatti aggiunge: «Ogni anno, lo Stato della California spende milioni di dollari per l?acquisto, la manutenzione e il rinnovamento del software. L?open source in molti casi fornisce le stesse funzioni dei software proprietari a un costo più basso». Ma non è solo il risparmio che attira gli esperti californiani: «Il codice aperto offre flessibilità per le organizzazioni, che possono modificarlo secondo necessità». Secondo molti, inoltre, l?open source è più sicuro e affidabile del software proprietario, nel quale il codice è nascosto agli utenti, rendendo difficile l?identificazione di potenziali rischi in tempo per porre rimedio. In un Paese in preda alla paura del terrorismo, non è roba da poco.
Terra di repressione delle libertà individuali, l?Iran è Paese nel quale Internet divide le autorità religiose, dove si rischia la galera se si propagandano siti pornografici, e dove sarebbero almeno 15mila i siti (di natura politica o pornografica) censurati fino a questo momento. Eppure l?Iran sembra sul punto di voler voltare pagina. Il recente contratto da 40 milioni di dollari tra le iraniane Asia-Tak e Arsh e la Korean Telecom, ad esempio, prevede la fornitura in venti città dell?Iran di 100mila collegamenti a banda larga. Nel Paese, avviato sulla strada del riformismo dopo gli anni dell?integralismo teocratico, Internet ha avuto un ruolo importante nell?elezione del presidente Mohammad Khatami e nel diffondersi di una cultura della modernizzazione, al punto che oggi molti dirigenti iraniani avvertono l?esigenza di entrare nell?Organizzazione mondiale del commercio. Ma per farlo molte sono le cose che devono cambiare, software compreso.
Lo sbarramento delle licenze
Secondo Mohammad Sephery-Rad, responsabile dei sistemi informativi del regime di Teheran, presto si potrebbe decidere di abbandonare i software Microsoft per adottare Linux e sistemi open source. «Tutto il software in Iran», ha dichiarato Sephery-Rad alla France Press, «è copiato. Non c?è una legge sul copyright e tutti usano i software Microsoft liberamente. Ma non possiamo continuare così a lungo». In più, accedere al Wto pagando le licenze, avverte Sephery-Rad, può costare molto, troppo. La pubblica amministrazione dispone di almeno un milione di computer, sui 5 o 6 milioni operativi nel Paese, e su tutti gira Windows. Ci sono poi considerazioni sulla sicurezza del software e sul fatto che, a causa delle sanzioni decise dagli Stati Uniti, molti programmi proprietari potrebbero non essere legalmente venduti nel Paese. Ecco perché tutto questo, compresi i rapporti non sempre idilliaci fra Iran e Stati Uniti, spingono evidentemente verso l?alternativa. Cioè il Pinguino.
Info:
Rapporto SO10: Explore Open Source Alternatives
Censura in Iran: Reporters Without Borders
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.