Non profit
Ho un figlio schizofrenico Chi mi può dare un aiuto?
La collaborazione tra famiglie e servizi sanitari
di Redazione
Mio figlio di quasi 38 anni è schizofrenico anche se ora sta meglio. Una storia lunghissima e dolorosa. È in terapia da 12, 13 anni, però c?è ancora moltissimo da fare. C?è un nuovo problema che mi preoccupa e che ho sottoposto alla sua terapista nella quale crede molto. È aumentato di peso, ha oltrepassato i 140 kg.: soffia come un treno e russa. Lo psichiatra ha tentato in tutti i modi ma mangia con voracità enorme: ingrasserebbe solo a pensarci e a vedere il cibo. Impossibile fermarlo, farlo ragionare sui nuovi mali fisici che potrebbero aumentare i disagi della sua malattia iniziale. È altrove, cammina, ha il suo lavoro, si autogestisce nel suo caos ma come madre (purtroppo sono anche vedova), non mi va di vederlo così. So che è difficilissimo, ma cosa posso fare per aiutarlo?
Stefania C. Marina di Carrara (Ms).(e mail)
Risponde Massimo Cozza
Prima di risponderle mi scuso per aver tagliato la sua lunga lettera per esigenze di spazio. Pur nella drammaticità della sua storia legata ai gravi disturbi di suo figlio, il fatto da lei stessa riconosciuto, di un miglioramento delle sue condizioni rappresenta un elemento senz?altro importante. L?aver trovato, grazie all?intervento dei servizi sanitari, una situazione abitativa stabile è un altro fattore positivo che può contribuire al miglioramento del suo stato. Anche a fronte di questa situazione, parzialmente positiva, la sua angoscia legata ai disturbi alimentari da lei evidenziati, e soprattutto al desiderio di voler fare sempre di più per aiutare suo figlio è senz?altro comprensibile.
L?aiuto migliore che suo figlio può avere è quello di avere un rapporto di collaborazione con i servizi psichiatrici della Azienda sanitaria locale nella quale attualmente risiede. Infatti le necessità di intervento sociale e sanitario del quale suo figlio ha e avrà bisogno, sono in continua evoluzione e solo con un rapporto di fiducia di suo figlio con il servizio, che è composto da diverse professionalità e presidi territoriali ospedalieri, potranno essere soddisfatte. Purtroppo, al di là di alcuni messaggi fuorvianti che troppo spesso compaiono sui mezzi di informazione, non abbiamo a disposizione terapie magiche risolutive, ma le conoscenze scientifiche ci indirizzano verso un intervento integrato con l?utilizzo di strumenti farmacologici, psicologici e sociali. Se il servizio che attualmente si sta occupando di suo figlio, è riuscito fino ad oggi ad instaurare un valido rapporto, l?aiuto migliore che lei potrà dare sarà quello di collaborare con lo stesso servizio, avendo la consapevolezza che il ruolo dei famigliari può essere importante ma deve essere sempre parte di un complessivo progetto terapeutico di riabilitazione.
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