Welfare

Ho trovato lavoro, ma in carcere

E' una “strana” testimonianza, quella di Elena, su Area di servizio, il giornale della Casa circondariale di Genova Marassi. Strana perché lei parla di felicità...

di Ornella Favero

E' una ?strana? testimonianza, quella di Elena, su Area di servizio, il giornale della Casa circondariale di Genova Marassi. Strana perché lei parla di felicità solo perché è riuscita ad avere un lavoro da ?scopina? in galera. Ma la realtà del carcere è più che mai questa: pochissimo lavoro, quasi tutto di tipo ?domestico?, e quindi nessuna possibilità di imparare un mestiere utile al momento del rientro in società: «Dopo quattro mesi dal mio ingresso in carcere, ho iniziato a lavorare come scopina, questo è il termine che viene usato in questi ambienti. Spesso, mentre ramazzavo, pensavo: ?Dovevo finire qui per avere un lavoro!?, sì perché in Liguria è difficile trovare un?occupazione tenendo conto anche della mia tenera età di 54 anni. Comunque potermi occupare quotidianamente delle pulizie degli spazi comuni, degli uffici degli agenti e della matricola mi è stato di grande aiuto, perché non mi sono mai lamentata e ogniqualvolta mi veniva chiesto un extra, partivo con la mia scopa e la mia paletta e cantando facevo il mio dovere. Alla sera rientravo in cella stanca ma felice, questo è quello che conta più di tutto. Solo così, del resto, si riesce ad andare avanti, se non altro i soldi che si guadagnano servono per comprarci i generi alimentari di prima necessità che sono cari, molto cari!!!».

Qui rebibbia
Nel carcere femminile di Rebibbia si è suicidata il 10 aprile una giovane tossicodipendente di 33 anni, detenuta per fatti di minima gravità da circa tre mesi. È un suicidio che ?parla chiaro?, cioè ha origine nella condizione assurda dei tossicodipendenti, costretti spesso a fare i ?pendolari della galera?. È urgente allora che venga avviata una radicale riforma delle leggi in materia di droghe, e nel frattempo però l?amministrazione penitenziaria si deve far carico in modo più efficace del disagio psicologico e della difficoltà delle persone tossicodipendenti ad affrontare la detenzione, in modo particolare nella prima fase.

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