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«Ho provato l’affido su di me e ora lavoro per aprirlo a tutti»

Karin Falconi era una ragazzina quando ha sperimentato un affido "informale": accolta dalle famiglie dei compagni di scuola. Un'esperienza che ha contato, anni dopo, quando, col compagno Alessandro, ha accolto due bambini. L'affidamento familiare è poi diventato il suo impegno come vicepresidente dell'associazione M'ama di Roma, specializzata in affidi "difficili" e oggi lavora per allargarlo sempre più alle persone singole e agli omosessuali. «Ogni bambino ha diritto a una famiglia». Ascolta l'episodio n. 9

di Giampaolo Cerri

Cominciò a capire l’affido a 14 anni, quando si trovò messa alla porta dalla famiglia: Karin Falconi riuscì ad andare avanti accolta dai genitori dei suoi compagni di scuola: «Un affido informale», racconta, «e con una di quelle famiglie ho ancora oggi rapporti autentici, familiari».

Un’esperienza che poteva trasformarsi in dramma – «se fossi finita in comunità allora, sarei stata una da ‘pastichette’, da terapia farmacologica» – e che invece è diventata la spinta a fare dell’accoglienza il proprio impegno e la propria vita. Oggi Falconi, 52 anni, è genitore affidatario, col compagno Alessandro, di una sorella e un fratello che si sono aggiunti, alcuni anni fa, al figlio biologico che avevano. E formandosi come counselor e come mediatrice familiare opera spesso a sostegno della genitorialità affidataria e adottiva.

Con l’associazione di M’ama – Dalla parte dei bambini, fondata nel 2017 con Emilia Russo, è impegnata sul fronte degli affidi difficili, quelli che molte famiglie, anche sperimentate, esitano ad accettare: «fratrie, bambini traumatizzati, adolescenti».

Karin Falconi è la protagonista del nono episodio di Genitori a tempo, genitori e basta, il podcast ideato e realizzato da chi scrive, per capire l’affidamento familiare a 41 anni dalla legge che lo ha introdotto in Italia, la 184/83.

Ogni bambino ha diritto alla sua famiglia

Falconi ci ha raccontato anche l’impegno specifico che segue nell’ambito dell’associazione: «Il progetto Affidiamoci, a cui tengo terribilmente», spiega, «perché voglio lavorare sulla promozione dell’affidamento alle persone singole e alle coppie omosessuali: in alcune regioni ancora poco praticato, mentre abbiamo un grande bisogno di accoglienza, avendo 22mila minori, spesso adolescenti, nelle comunità. Non si tratta di una prospettiva “adultocentrica”», sottolinea, «ma proprio del fatto che ogni bambino ha diritto ad avere una famiglie per sé. E quella famiglia, da qualche parte, esiste: un papà una mamma, un papà o una mamma, due papà e due mamme, non importa».

L’affido va fatto in rete

Nella conversazione, Falconi si sofferma sui tanti aspetti dell’affido, dal rapporto coi servizi, al sostegno mutuo fra famiglie affidatarie, su quale si accalora: «Questa esperienza ha bisogno di relazione con le altre famiglie, con i professionisti: l’affido si fa in rete, non lo dimentichiamo mai».

C’è anche il tempo per parlare del libro portato in libreria nel novembre scorso: Non vi ho chiesto di chiamarmi mamma (Edizioni Lavoro). «Lo sto continuando a presentare in tutta Italia, anzi le vendite servono a finanziare questo viaggio che poi è una promozione dell’affido e dell’accoglienza», dice Falconi.

Enrica, Luciano, Silvia:
vite trasformate dall’accoglienza

Negli episodi precedenti, avevamo conosciuto coppie affidatarie di lungo corso come Enrica e Luigi, di Piacenza, dell’Associazione “Dalla parte dei bambini” (che fa parte del Coordinamento Care), Elisabetta e Luciano, di Firenze, di Famiglie per l’accoglienza, Marcella e Carlo di Cuneo, aderenti ad Anfaa, Mariagrazia e Riccardo di Aibi. Con tutti loro abbiamo affrontato in lungo e in largo le problematiche che accompagnano questo tipo di accoglienza. 

La puntata dedicata a Marcella e Carlo di Cuneo

Quegli affidi speciali

Racconti che hanno toccato anche alcune tipologie specifiche di affido.

Marta e Paolo, dell’Associazione Papa Giovanni XIII di Misinto (Mb), hanno raccontato della loro esperienza con bambini con disabilità, i minori con “special needs”, bisogni speciali; Silvia e Lorenzo, che vivono nel Modenese e fanno parte dell’Associazione Kayros  di Granarolo (Bo), che hanno accolto un adolescente e Mariateresa, di Torino, che col marito Riccardo, entrambi soci Anfaa, che ha preso in affido anche neonati.

Nel decimo episodio, l’ultimo di questa prima serie, incontreremo Annalisa e Pasquale dell’Associazione Cometa di Como.

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