Politica

Ho la medicina per convincere Bush

Liberalizzare i generici nei paesi poveri. L’Europa ha una visione molto più aperta degli Usa. E Adolfo Urso, responsabile del commercio estero, scommette che la spunterà.

di Carlotta Jesi

“Mi considero uno molto amico dell?America, ma sulla questione farmaci generici la penso come l?Unione europea. Saremo intransigenti: bisogna arrivare a un accordo chiaro che garantisca il diritto alla vita e alla salute nei Paesi poveri”. L?accordo che auspica Adolfo Urso, viceministro alle Attività produttive con delega al Commercio estero, è quello su cui Washington e Bruxelles si scontrano da mesi in seno al Wto, l?Organizzazione mondiale del commercio: per quali e quante malattie permettere la produzione e l?esportazione di farmaci generici salvavita nei Paesi poveri? L?Unione europea dice almeno 22 malattie, l?America vorrebbe restringere il campo ad Aids, tubercolosi e malaria per paura che si facciano usi impropri dell?accordo con ricadute negative sulla ricerca farmaceutica.
Un divario incolmabile? “No”, spiega il viceministro. “Sono convinto che si possa trovare una soluzione”. Soluzione che passa per una mediazione tutta italiana: l?11 febbraio, termine ultimo entro cui i Paesi membri del Wto dovranno trovare un accordo sui farmaci, Urso sarà a Washington per parlare di farmaci con Robert Zoellick, il rappresentante di Bush per il Commercio estero. Obiettivo: “Sbloccare la questione generici e il resto dei negoziati su cui Stati Uniti ed Europa si trovano divisi: dalla concorrenza ai sussidi all?agricoltura, alle barriere commerciali”.
Vita: Partiamo dai farmaci generici. Con quali argomenti cercherà di convincere Zoellick?
Adolfo Urso: Ho incontrato Zoellick per la prima volta un anno e mezzo fa, prima del summit di Doha. Da allora ci siamo scritti e riparlati spesso: gli Stati Uniti sanno che la salute è un diritto di tutti e che devono farsi carico di questo problema. Dirò al ministro americano che trovare un accordo, proprio ora che in Europa e nel resto del mondo crescono le critiche contro il suo Paese impegnato sul fronte della sicurezza internazionale, è un?occasione per mostrare un?altra faccia dell?America.
Vita: Quale?
Urso: Il suo idealismo. Vediamo gli Stati Uniti come un Paese freddo e solo pronto alla guerra dimenticandoci dei suoi moltissimi volontari e dei cittadini che donano al non profit.
Vita: È la pietà dell?America che Bush ha messo in evidenza nel suo discorso sullo stato dell?Unione stanziando 15 miliardi di dollari per la lotta all?Aids. Di cui, però, solo 1 miliardo andrà al Fondo globale, già a corto di liquidità, tanto sponsorizzato dall?Italia al G8 di Genova. Non le sembra una contraddizione? Molti temono che la Casa Bianca abbia voluto dare un contentino ai Paesi poveri sapendo che non cederà sui farmaci in seno al Wto.
Urso: Mi auguro che ciò non accada. Penso che l?America abbia una percezione chiara del problema e che voglia solo definire bene la lista dei Paesi poveri e dei farmaci per cui permettere l?esportazione. Vuole evitare che si facciano usi impropri dell?accordo e che ciò danneggi la ricerca. Ma credo che la soluzione proposta dall?Unione europea di estendere l?accordo a 22 malattie e di chiedere la mediazione dell?Organizzazione mondiale della sanità per altri casi specifici sia soddisfacente. Dopo aver bloccato i negoziati a fine dicembre, Zoellick scrisse una lettera a me ed altri ministri in cui proponeva una moratoria: non avrebbero fatto ricorso contro i Paesi che violavano le patenti sui farmaci fino a che non si fosse raggiunto un accordo. Gli risposi che andava bene, ma che si doveva trovare una soluzione definitiva. Sono fiducioso che la battaglia sui generici sia il primo passo per accorciare le distanze tra le due sponde dell?oceano anche su altri temi. Bisogna ridurre il divario che si è creato negli ultimi mesi.
Vita: Crede si possano riavvicinare le posizioni europee e americane anche in fatto di sussidi all?agricoltura e di barriere commerciali?
Urso: Sono fiducioso. L?America mi sembra pronta a prendere provvedimenti. Sulle barriere commerciali imposte ai prodotti del Sud del mondo, per esempio. Anche se lo fa con accordi bilaterali e non multilaterali come il nostro everything but arms.
Vita: Accordi bilaterali perché dettati da interessi specifici?
Urso: Credo che il diverso tipo di accordi dipenda piuttosto da una differenza culturale. In America la cultura della solidarietà è affidata al singolo, alla famiglia, che decide chi sostenere e a chi donare. Mentre l?Europa cerca di dare uno standard di aiuto a tutti, gli Stati Uniti selezionano. Mi auguro, comunque, che arrivino ad accordi sempre più ampi. Gli sforzi europei di ridurre sussidi e barriere commerciali devono essere bilanciati da un?analoga apertura degli altri Paesi occidentali che sussidiano e proteggono i loro mercati.

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