Volontariato

Ho cambiato pelle per una pellaccia

Anita Roddick, mitica fondatrice di Body Shop, per Discovery Channel ha accettato una sfida: travestirsi da obesa, da Vecchietta e da barbona. E si è fatta filmare.di Anita Roddick

di Redazione

Come ci sente a essere homeless? Obesi? Vecchi? Come vive chi appartiene alle classi sociali più povere, discriminate e ignorate? Il regista Vadim Jean ha chiesto ad Anita Roddick, fondatrice della catena di negozi Body Shop, autrice di molti libri sulla responsabilità sociale, di provarlo sulla sua pelle. Con un?équipe di truccatori l?ha trasformata e ha filmato la sua nuova vita per le strade di Londra. Il risultato è Skin Deep, Sottopelle: un documentario in tre puntate in onda su Discovery Channel Uk . Per Anita è stata un?esperienza scioccante. «Ma anche una grande lezione di vita sui pregiudizi. Mi hanno trasformato in un?homeless che dorme nelle strade di Londra, in una vecchia che lavora part time e in una donna obesa che cerca amore», racconta sul sito www.anitaroddick.com Da cui è tratto questo suo diario. Carlotta Jesi Anita… obesa Ho passato 12 ore al giorno, per 4 giorni, coi connotati rifatti: stretta in un?armatura ingrassante con una protesi facciale di lattice per essere una credibile cicciona. Il mio nuovo corpo era ovunque; era una sensazione strana e poco piacevole. Ma la difficoltà più grossa non è stata fisica: sociale ed emotiva, piuttosto. I producer dello show mi hanno portato a un party per single a Londra: seduta intorno a un tavolo con altre 7 persone, 4 uomini e 4 donne alternati secondo il sesso, all?improvviso mi sono sentita invisibile. Qualche uomo mi ha rivolto la parola, ma sentivo che lo facevano solo per zittire il loro senso di colpa. Non piacevo a nessuno, questo è certo. Le donne mi hanno decisamente ignorata. Un uomo, chirurgo plastico vitale ed elegante, è stato abbastanza gentile con me. Ma quando gli ho detto che ero Anita Roddick, mi ha risposto che mentivo. Ho dovuto tirar fuori carta d?identità e biglietto da visita per convincerlo. Sotto il vestito ingrassante faceva un gran caldo, sembravo le Cascate del Niagara da quanto sudavo. In metropolitana, dovevamo girare le reazioni di altri passeggeri mentre cercavo di sedermi vicino a loro. Col mio sedere enorme, grosso come una montagna, che quasi fa volare via una giovane ragazza seduta di fianco a me. È stato divertentissimo, specialmente quando d?un tratto la faccia mi è crollata in grembo perché il calore e il sudore avevano sciolto gli adesivi che la tenevano su. Nei caffè, la gente continuava a fissarmi. Un?altra cicciona mi ha spiegato che molte persone obese non mangiano in pubblico proprio a causa delle occhiate. «Se sei magra e ti fai un pasto di 12 portate, pensano che hai fame. Se sei grassa e mangi un gambo di sedano, che sei strapiena». Ho imparato come sono coraggiose queste persone. Quanto è duro vivere anche solo quattro giorni (non riesco a immaginarmi una vita) come una persona che gli altri giudicano pigra e malata. Non solo loro che hanno dei problemi, però. È la società con la sua estetica distorta. Anita… vecchia Poi la troupe mi ha trasformata in una donna di 80 anni. Ho fatto fatica anche a farmi notare per la strada, ignorata quando chiedevo aiuto per attraversare la strada. Ho cercato un lavoro part time e sono sempre stata cacciata via. In malo modo. E ho incontrato delle deliziose vecchiette cui, naturalmente, ho chiesto della loro vita sessuale (per la cronaca, mi hanno risposto che dopo una certa età gli uomini diventano inutili). Anita… homeless Ma il peggio, in assoluto, è stato filmare l?episodio sulla donna homeless. Vivendo 5 giorni per strada, di cui 2 a Londra, ho scoperto che quando sei homeless sei invisibile. Oppure insultato. Ma ho anche incontrato persone straordinarie sulla strada, piene di ottimismo e generosità. Ed è solo grazie a loro che le cose non si sono messe veramente male. Ho scoperto che non ero capace di procurarmi dei soldi. Stavo nei portoni a chiedere degli spiccioli, incrociando solo qualche volta lo sguardo degli altri, nella maggior parte dei casi accompagnato da un «vaffanculo» o da un «togliti di mezzo». Ho raccolto 7 o 8 sterline, e ho dovuto farmele bastare per 4 giorni. Ho litigato col regista, che s?è rifiutato di aiutarmi e di darmi degli spiccioli. Ero umiliata, stanca e arrabbiata: non mi servivano veramente dei soldi visto che questa era una situazione limitata nel tempo, ma se volevo mangiare e capire veramente cosa si prova a essere un?homeless, dovevo vivere come loro, dovevo farlo com?è veramente. Non sono mai andata a casa, per cinque giorni ho vissuto in strada e dormito in una scatola di cartone. Il momento peggiore è stato quando il camion delle pulizie è entrato in un vicolo dove stavo dormendo vicino a una coppia di amici. Sam e Tom (Sam, ho scoperto, era incinta). Gli uomini delle pulizie facevano un gran baccano e mi hanno svegliato picchiando sui bidoni della spazzatura e con parolacce. Quindi si sono avvicinati, io facevo finita di dormire, e hanno pisciato sul muro dietro di noi. E si sono messi a ridere. Come puoi mantenere un senso di umanità quando gli uomini delle pulizie ti rispettano meno della spazzatura che raccolgono? Gli homeless sono sempre stati un problema vicino al mio cuore, e non solo perché mio marito ha fondato The Big Issue. Devo ammettere che ero molto curiosa: perché erano homeless? L?avevano scelto? (Ho capito che nessun sano di mente lo fa, è troppo autodistruttivo). Come ne escono? Non ho avuto tutte le risposte, anzi forse nessuna. Ma ho un nuovo rispetto, e una profonda tristezza, per gli homeless. Vivendo come fanno queste persone ai margini della società, ho avuto qualche shock. Ma anche una grande lezione sui pregiudizi: inclusi i miei. Anita Roddick


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