Salute

Hiv e carcere: al via progetto Cico

Presentata questa mattina a Roma l'iniziativa realizzata dall’associazione Volontari in Carcere grazie al supporto di Roche

di Francesco Agresti

Le carceri italiane non sono mai state così affollate: il 1° giugno 2005 è stato toccato il picco nella storia nazionale con 58.388 persone detenute in 286 istituti di pena, di cui ben 5.691 nelle 18 carceri in Lazio, cui vanno aggiunte quelle in regime di semilibertà, con obbligo di firma e sottoposte a misure alternative per un totale di oltre 100.000 persone. Numeri impressionanti che acuiscono sempre più l?emergenza socio-sanitaria e in particolare la diffusione di gravi malattie come tumori ma anche Aids ed epatiti, infezioni sottostimate dai dati ufficiali. Per cercare di migliorare questa situazione esplosiva parte il progetto ?Curare insieme in carcere e in ospedale? (CICO) ideato da VIC e realizzato grazie al supporto di Roche e alla collaborazione del Dipartimento dell?Amministrazione Penitenziaria (DAP) del Ministero di Grazia e Giustizia e della SIMSPe. ?Le infezioni in carcere ? spiega Giovanni Rezza, direttore del Centro operativo Aids dell?Istituto Superiore di Sanità, intervenendo alla presentazione del progetto CICO avvenuta oggi al residence di Ripetta a Roma – rappresentano un problema di sanità pubblica rilevante a causa della particolare composizione della popolazione detenuta. La diagnosi precoce e il monitoraggio di tali infezioni è importante ai fini dell?adozione di adeguate misure di trattamento, prevenzione e controllo?. ?Il progetto CICO – spiega don Sandro Spriano, presidente di VIC – prevede l?apertura dei primi due padiglioni, dedicati esclusivamente ai pazienti detenuti, con 40 posti letto complessivi presso gli ospedali Pertini di Roma e Belcolle di Viterbo, oltre che la formazione di medici, infermieri, agenti di custodia. Questo perché per garantire il diritto alla salute dei detenuti occorrono strutture dedicate e una formazione ?ad hoc? del personale?. Appello verso un approccio globale alle problematiche dei pazienti reclusi accolto sia dalle Istituzioni che dal privato. ?La nostra azienda è da tempo impegnata a fianco degli specialisti che operano in realtà difficili ? spiega Maurizio de Cicco, amministratore delegato di Roche Italia ? Già dal 2004 con SIMSPe portiamo avanti il progetto TAPPO, ?Terapia Antiepatite nei Penitenziari: pari Opportunità?. Contribuire alla diffusione dei progressi medici anche nelle realtà più carenti è un impegno che proseguirà nell?anno in corso e, riteniamo, anche per il futuro, nella consapevolezza che il diritto di tutti alla salute e l?accesso ai farmaci più innovativi è parte integrante della nostra mission?. ?In una fase di cronica riduzione e razionalizzazione dei capitoli di bilancio ministeriali ? aggiunge Sergio Babudieri del Dipartimento Malattie Infettive dell?Università di Sassari – l?apporto di risorse private in parallelo a quelle istituzionali appare come un valore aggiunto, indispensabile per standardizzare anche nelle carceri la terapia delle infezioni da virus dell?Aids e delle epatiti B e C?.


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