Cultura

Henri Salvador, canto che non ha et

A 83 anni, l'artista originario della Guyana francese affida a un nuovo cd le emozioni della sua terza età. E a ritmo di jazz e bossanova conquista le classifiche europee

di Redazione

Caienna, Guyana francese. Questo sperduto angolo di America del Sud, sede di una celebre colonia penale dove un tempo venivano incarcerati i più temibili malfattori (vi ricordate Papillon, il film con Steve McQueen e Dustin Hoffman?) ha dato i natali 83 anni fa al fenomeno musicale del 2001 in Francia, da mesi in testa alle classifiche con il cd Chambre aver vue. È Henri Salvador, vecchia conoscenza del pubblico televisivo italiano degli anni Sessanta. Fate un salto indietro nel passato al varietà della Rai “Giardino d’inverno”: qui, fra le gemelle Kessler, il grande Walter Chiari ed i monologhi del signore di mezza età Marcello Marchesi, la figura dinoccolata di Henri Salvador, dalla mimica facciale irresistibile, colpiva l’attenzione nel grigiore conformista della televisione in bianco e nero di allora. Era pura arte appresa, come lui stesso racconta nello splendido sito www.henri-salvador.com, da un oscuro clown italiano del prestigioso circo Medrano durante una tournée a Parigi. Parigi, anzi la Paris noir: i ricordi di Henri bambino, ma già promettente strimpellatore di chitarra, sono tutti per la sua città d’adozione, dove si trasferì con la famiglia all’età di sette anni. Il padre era un esattore delle tasse che non vedeva l’ora di abbandonare Caienna ed il suo clima inospitale per fuggire nella magica Francia degli anni Venti: quella degli spettacoli di Mistinguette o di Josephine Baker, prorompente dell’afrore caraibico delle colonie. A Parigi Henri trascorre la vita avventurosa ed errabonda del musicista, sballottato fra le balere della banlieu e i cafè concert di Montmartre, scritturato in varie orchestre di jazz, una delle due passioni della sua vita. L’altra era Josephine, la donna-amante-impresario dei suoi anni d’oro. È in questo ambiente che Henri Salvador ha la fortuna di incontrare i protagonisti della scena musicale d’allora, come il mitico, introverso chitarrista zingaro Django Reinhardt, con il quale suonerà per alcuni anni e che lo introdurrà ai ritmi innovativi del blues americano. Più tardi, seguendo le rotte dei suoi antenati africani, approderà per caso alle Isole Marchesi per fare la conoscenza di Jacques Brel, il poeta belga ispiratore dei nostri cantautori della scuola genovese. La televisione italiana consacrerà il multiforme artista – che pure non conosce una parola della nostra lingua – nell’olimpo delle stelle per circa un decennio. Poi scenderà l’oblio, vissuto dignitosamente fino ai nostri giorni, quando Henri crea il capolavoro della sua terza età: il cd Chambre avec vue. Premiato come miglior lavoro musicale dell’anno dalla trasmissione francese “Les victoires de la musique”, questo album è una collezione di pezzi in bilico fra bossanova, jazz e poesia ed ha nella bellissima Jardin d’hivier la sua punta di diamante. Il mio giardino d’inverno, ci racconta a ottantatré anni un Henri Salvador che è tornato a incantare il pubblico, è il piccolo, magico scrigno che racchiude le gioie ed i dolori di una vita vissuta intensamente. Non resta che ascoltarlo, ed è una gioia inattesa ma profonda che scalda il cuore.


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