Cultura

Hélène Visconti, vitabnomade e senza rancori

La cognata del grande regista si racconta

di Susanna Battistini

« S ono straniera nel mio paese, nella mia terra, nelle mie origini, e lo sarò dappertutto e per sempre. Non ho più nulla da perdere. Mi hanno rubato tutto». Ma non le hanno rubato l’anima, diciamo noi. Questa gentile signora, Hélène Visconti, ha deciso di scrivere il suo primo romanzo alla bella età di 76 anni. L’autobiografia di una vita raminga, errante, piena di svolte epocali dove la Storia ha sempre fatto da cornice alla sua storia di ragazza spagnola di nascita e poi, per necessità, francese, algerina, italiana, senza patria e senza nazionalità, se non quella di abitare la terra come «un’ospite», Kant docet. Non a caso, in un’intervista, a chi le chiedeva cosa amasse di più della sua vita così piena e ricca di avvenimenti, lei ha detto «la terra». Terra nel senso etimologico. Terra umida e sporca, terra dove affondare le mani, terra come trait-d’union con un padre muratore. Amore della terra che l’ha unita giovane e bellissima ad un uomo amato per tutta la vita, Edoardo Visconti, fratello del più celebre Luchino. Hélène ci racconta la sua vita come intermittenze del cuore: il sentirsi esule anche in Algeria, dove era giunta con la famiglia per sfuggire alla dittatura di Franco, Parigi, l’Italia, e svela a chi vuol vedere che «ogni parte negativa della vita nasconde un segreto, bisogna scoprirlo e non lamentarsi». Ma soprattutto, ricordando l’incomprensione mai sopita tra i popoli, testardi nel rivendicare le loro certezze, scrive: «Ho il dubbio che non si siano mai accorti di esser vivi e che debbano ancora capire che l’unico privilegio è la vita». Di questi tempi, una gran bella lezione.

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