Famiglia

Handicap&Scuola, cambia il sostegno

L’articolo sulla scuola segna una svolta per il settore. E affida a un decreto i nuovi criteri per le certificazioni

di Benedetta Verrini

“Una svolta molto positiva”. Così Salvatore Tillo Nocera, vice presidente della Federazione italiana superamento handicap, commenta le importanti novità sul fronte scuola e handicap introdotte nel testo della Finanziaria approvato dalla Camera la scorsa settimana. «L?emendamento al comma 6 dell?articolo 25 elimina il tetto alle deroghe per gli insegnanti di sostegno che sforavano il rapporto di 1 a 138 alunni». Di che si tratta? In pratica, il passaggio introduce una gestione molto più flessibile nell?assegnazione dei posti di sostegno nelle scuole, che consentirà di assecondare meglio le esigenze locali. «E dà finalmente il via all?immissione in ruolo di circa 18mila insegnanti di sostegno», prosegue Nocera. L?emendamento prevede inoltre l?emanazione di un apposito decreto della presidenza del Consiglio, entro due mesi dall?approvazione della legge, con il quale verranno dettate disposizioni per gli accertamenti degli handicap, nel rispetto di quanto previsto dall?art. 3 della 104/1992, legge-quadro per l?assistenza, l?integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate. «Da questo punto di vista, il governo conferma il suo orientamento a porre un freno alle certificazioni», continua Nocera, riferendosi anche alla recente (e discussa) audizione resa dal sottosegretario Valentina Aprea al Parlamento. Una questione molto delicata: se la certificazione sarà vincolata esclusivamente alla sussistenza di un handicap fisico, «certamente resteranno scoperti i ragazzi svantaggiati per ragioni di tipo socio-economico o psicologico. Ma si tratta comunque di categorie che necessitano di un intervento differente», afferma Nocera. Unica perplessità, ora, riguarda i contenuti e la rapidità di emanazione di questo decreto: «Sessanta giorni sono troppi» continua. «Comportano un?evidente sfasatura con tutti gli altri adempimenti scolastici. Per questo chiediamo di anticipare il più possibile i tempi, e seguiremo con attenzione la stesura dei contenuti e dei nuovi criteri». Se ti associ ti tasso Il gong è suonato. Sul ring ancora una volta non profit e governo. Le associazioni, Acli e Arci in testa, parlano di un vero e proprio attentato al diritto di associarsi. Il deputato di Forza Italia, Giampaolo Nuvoli conferma, invece, la portata storica dell?emendamento all?articolo 21 della Finanziaria, di cui è primo firmatario, che dispone l?obbligo per le associazioni che somministrano alimenti e bevande di versare al Comune in cui operano una quota annuale commisurata al numero dei soci e di entità non superiore a quella finora versata agli organismi nazionali. In pratica, i circoli periferici delle associazioni dovranno versare ai Comuni la stessa cifra che versano agli enti centrali, ma non sarà più necessaria l?affiliazione nazionale per vendere birre e panini. Ma se Nuvoli saluta l?approvazione dell?emendamento con toni da trionfo («un provvedimento rivoluzionario che interessa milioni di soci di circoli che vengono liberati da una vera e propria tassa a vantaggio di enti privati», ha dichiarato sul quotidiano La nuova Sardegna di lunedì 11 novembre), Giuliano Rossi, esperto di questioni fiscali per l?Arci, scalda i guantoni: «Non si può tassare il diritto ad associarsi. Il governo si impegni a cancellare il provvedimento al Senato». «Se lo scopo dell?emendamento è quello di liberare i circoli dall?obbligo di affiliarsi agli enti nazionali per poter vendere alimenti e bevande», spiega Rossi, «è totalmente inutile, visto che già adesso lo possono fare». Tom Benetollo e Luigi Bobba, vertici di Arci e Acli, sottolineano in una nota come l?applicazione di questa norma vada controcorrente rispetto ai principi che solo due anni fa ispirarono la legge 383 sull?associazionismo. Le associazioni giudicano, inoltre, un abuso che gli enti locali utilizzino risorse raccolte dal non profit per progetti sociali determinati dagli stessi Comuni. «Le quote di adesione degli iscritti», chiude Rossi, «non possono essere un parametro fiscale. Siamo all?assurdo». Stefano Arduini


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