Cultura

Hamza Piccardo: Ucooi fuori dalla Consulta o me ne vado

Piccardo critica duramente le parole del ministro dell'Interno Amato, sostenendo che nessuna moschea Ucoii sia mai stata finanziata da uno stato straniero

di Paolo Manzo

Il portavoce dell’Unione delle Comunita’ ed organizzazioni islamiche in Italia, (Ucoii) Hamza Piccardo, minaccia di dimettersi da tutte le cariche che ricopre nella piu’ importante associazione islamica del nostro paese se il presidente Nour Dachan non uscira’ subito dalla Consulta islamica del Viminale. Dopo aver criticato duramente le parole del ministro dell’Interno Giuliano Amato, sostenendo che nessuna moschea Ucoii sia mai stata finanziata da uno stato straniero, Piccardo apre anche un dibattito tutto interno all’organizzazione sul ruolo della Consulta creata dal Viminale e sul senso che sta acquisendo la partecipazione dell’Unione. “E’ un organismo inidoneo ad affrontare le problematiche della comunita’ idei musulmani in Italia – spiega Piccardo – per la sua intrinseca estraneita’ al meccanismo democratico e all’ordinamento dello Stato. Nonostante le dichiarazioni programmatiche di Pisanu, mai rettificate da Amato, la Consulta sta diventando un ente vissuto come rappresentativo dalle istituzioni, prova ne sia l’audizione presso la Commissione affari costituzionali il 10 gennaio in merito alla nuova legge sulla liberta’ religiosa”. Secondo Piccardo, la Consulta viene considerata rappresentativa della realta’ islamica italiana pur non essendo mai stata eletta da nessuno. “Senza nessuna legittimita’ democratica, con scarsa relazione con l’insieme della comunita’ e con competenze specifiche del tutto inadeguate – aggiunge – la Consulta usurpa un ruolo che non le compete. In queste condizioni non e’ piu’ possibile accettare la permanenza dell’UCOII nella Consulta Islamica. Se il parere della maggioranza dei miei fratelli e sorelle fosse diverso io mi considero gia’ dimissionario dall’appartenza al Consiglio direttivo e quindi dalla carica di Portavoce”.

Commentando quindi la proposta del ministro Amato di vigilare sui finanziamenti che giungono alle moschee, seppur a titolo personale, Piccardo difende i luoghi di culto gestiti dalla sua associazione. “Amato farebbe bene a dire a quali moschee si riferisce e a quali Stati stranieri – afferma – Mi risulta che le uniche situazioni che ricevono o che hanno ricevuto soldi da Stati esteri siano la grande Moschea di Roma e la Coreis. Il Centro Islamico ai Parioli e’ stato costruito infatti con fondi provenienti in grandissima parte dall’Arabia Saudita e per qualche spicciolo da diversi paesi i cui ambasciatori siedono nel consiglio d’amministrazione, ed e’ gestito grazie al regolare finanziamento dello stesso Regno mediorientale attraverso la Rabita al islamiyya di Mecca( Lega Islamica Mondiale). La Coreis, per la sempre costruenda moschea di via Meda a Milano, ha ricevuto un sostanzioso finanziamento dalla stessa Rabita”. Secondo Piccardo tutti i luoghi di culto islamici presenti nel nostro paese sono finanziati dai loro fedeli. “Tutte le altre moschee sono gestite con i sudati soldi che escono dalle tasche dei loro frequentatori, – afferma – Va da se’ che alcuni grossi progetti in corso nelle principali citta’ d’Italia, per dotare il nostro paese di edifici di culto islamico dignitosi, sperano nella generosita’ di privati e di istituzioni musulmane nel mondo. Dove sara’ mai lo scandalo e la minaccia? Chi si scandalizza – conclude il portavoce dell’Ucoii – se le Missioni Consolata, ad esempio, raccolgono denaro in Italia per costruire una chiesa in Africa?”


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