Mondo

Haiti, Obama, Lula e Santo Domingo

di Paolo Manzo

Haiti rischia il collasso.
Il presidete brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva ha parlato ieri notte al telefono con il suo omologo Barak Obama per proporre il suo come il paese che coordinerà tutti gli aiuti umanitari. Una richiesta motivata sia dalle vicinanze geografico cultural religiose tra Brasile ed Haiti sia, soprattutto, dalla presenza massiccia di soldati verde-oro a Port-au-Prince sin dal 2004, da quando cioè guidano la missione di pace dell’ONU nella martoriata isola caraibica. Un ruolo svolto con capacità e assai apprezzato dalla popolazione.
Intanto inizia il tragico “effetto domino” che si produce dopo ogni terremoto, soprattutto di questo che in potenza e distruzione è stato addirittura superiore a quello che distrusse Massina all’inizio del secolo scorso. Dai problemi dell’immigrazione a quelli dell’economia haitiana, già a pezzi prima ma che ora rischia il fallimento completo.
Per quanto riguarda l’immigrazione, le autorità della vicina Repubblica Dominicana hanno incredibilmente decretato la “massima allerta lungo i diversi posti di frontiera” con Haiti, da dove temono l’arrivo di “un’ondata di haitiani in fuga dopo il terremoto”. Alla faccia della solidarietà caraibica…
Il direttore dell’ufficio immigrazione di Santo Domingo, Sigfrido Pared Perez, ha denunciato che un cittadino colombiano e uno iraniano scappati dal carcere di Port-au-Prince, che è stato distrutto dal terremoto, sono stati catturati mentre cercavano di entrare nella Repubblica Dominicana. Perez ha
inoltre annunciato che Santo Domingo ha provvisoriamente sospeso, per ragioni umanitarie, il rimpatrio di haitiani a Port-au-Prince. Bontà sua …

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