Non profit

Haiti, l’ora dei volontari

Ampio spazio sui giornali agli aiuti umanitari

di Franco Bomprezzi

I giornali italiani si dimostrano reattivi di fronte al tremendo sisma che ha spianato Haiti. Non solo cronaca, ma approfondimenti, ricostruzioni storiche, testimonianze, attenzione al lavoro delle organizzazioni non governative e di volontariato, molte informazioni su tutte le possibilità di aiuto umanitario.

“Haiti è diventata un cimitero” è il titolo a pagina intera dedicato dal CORRIERE DELLA SERA al terremoto. Il governo parla di 100mila morti. Dopo le prime due pagine di cronaca a pag 5 il CORRIERE dedica un approfondimento alla distruzione della casa dei bambini della fondazione Nuestros pequenos hermanos sostenuta dagli Usa e dalla Fondazione Rava. Un ospedale che a vario titolo si stava occupando di circa 30mila piccoli haitiani. Nel pezzo Maria Vittoria Rava rassicura tutti i sostenitori a distanza dell’orfanotrofio di Kenscoff, altra struttura che fa capo alla Fondazione: «Le centinaia di bambini che ne sono ospiti,sono tutti vivi, per la tranquillità dei tanti in Italia hanno adottato a distanza qualcuno di loro e che da 24 ore ci stanno telefonando». Peggiore il bilancio delle strutture della capitale. Scrive Paolo Foschini: «La sede storica, a Petionville, come si è detto è completamente distrutta…delle 17 scuole di strada realizzate negli slums…non si sa più nulla. L’ospedale nuovo San Damien, invece, ha sostanzialmente resistito anche se il muto di cinta è crollato…rimasta in piedi anche la casa dei Piccoli angeli che segue 120 bambini al giorno. Nessuna notizia dei tre ospedali di strada costruiti negli slums». A pag 6 da segnalare il racconto della scrittrice Edwige Danticat: “«Si scava con le mani nel mio Paese che non ha più nulla»”. Strazianti le sue parole: «Anche in situazioni normali ad Haiti mancano dottori e ospedali e la gente muore per un nonnulla. Immagini questa situazione all’ennesima potenza. Non ci sono acqua, cibo e medicinali. Mancano vestiti e coperte. I feriti rischiano di morire perché non c’è chi li curi. La gente scava nella terra con le mani e i piedi».

LA REPUBBLICA dedica al terremoto le prime sette pagine, cominciando dalla prima: “Apocalisse ad Haiti, centomila morti”.  Comincia Angelo Aquaro da Santo Domingo: descrive una situazione davvero apocalittica. Il settimo grado della scala Richter ha colpito a 15 km dalla capitale in una zona densamente popolata. I cadaveri non si contano, tutto è distrutto, dispersi anche molti italiani (abitualmente abitano ad Haiti in 70, in questo periodo i connazionali nell’isola sono circa 190; si parla di una vittima italiana; 70 sono stati rintracciati). Decimata anche la missione dell’Onu: tra funzionari civili e caschi blu sono 17 i morti. Crollata la sede. Quanto agli aiuti, un pezzo intitolato “Mobilitazione in tutto il mondo Obama manda una portaerei” spiega che i primi a reagire alla notizia sono stati appunto gli Usa (dalla Florida e dalla California, partite le prime squadre di emergenze, con cani addestrati). Inviata anche una portaerei con 6mila uomini mentre sta per partire una nave anfibia con 2mila marines che si occuperanno della sicurezza. Dall’isola Medici senza frontiere continua a lanciare appelli disperati: «manca cibo, non ci sono medici, non c’è nemmeno l’acqua». Massima mobilitazione anche all’Onu: dopo un primo stanziamento di 10 milioni di dollari, il segretario Ban Ki-moon ha incontrato Bill Clinton. Anche dall’Europa stanziati 3 milioni di euro, la Spagna ha da sola stanziato altrettanto, la Germania 1,5, la Croce Rossa internazionale 1,7. Dall’Italia un C120 militare è partito con un ospedale da campo, personale medico e una squadra della Protezione civile. Anche il Papa ha invitato il mondo: «Mi appello alla generosità di tutti: non si faccia mancare a questi fratelli e sorelle la nostra solidarietà». La Diocesi e il comune di Milano hanno stanziato 200mila euro, lo stesso ha fatto la Regione Lombardia.

Il SOLE24ORE sceglie di affidare le info sugli aiuti per Haiti al web, mentre sul giornale cartaceo dedica due pagine alla tragedia, con toni né drammatici né sensazionalisti ma molto «freddi». L’apertura è affidata a un’intervista a Alessandro Corallo, scrittore oltre che autore di Striscia la notizia, che ha scritto un libro tutto dedicato all’isola che conosce bene (“Ad Haiti si nasce ultimi” è il titolo), e che sul SOLE lancia un messaggio: «Basta dire che è un paese perduto, la speranza non è morta», anche se è certo che «il paese non si risolleverà da solo, tanto meno ora». Sempre nella stessa pagina, un bello schema sui mali endemici di Haiti, ovvero il clima e la politica, con una rassegna sui dittatori che l’hanno governata da Papa Doc in giù; nell’altra pagina un articolo di cronaca e la testimonianza di Pierantonio Borile, cooperante della Missione Ue salvo per miracolo, che sottolinea come Haiti manchi totalmente di un sistema organizzato di aiuti e come le sue bidonville, a differenze delle tante altre sparse nel mondo, non siano costruite con case di latta o legno, ma di cemento. Di qui l’entità della strage.

“Haiti, catastrofe dell’anticapitalismo” perché è un «Paese senza mezzi per proteggersi dal sisma» scrive Nicola Porro in copertina de IL GIORNALE e poi aggiunge «noi quella miseria ce la siamo lasciata alle spalle e molti secoli fa. Tuttavia noi occidentali abbiamo la presunzione di avere saputo domare la natura per sempre. Il dramma che si sta consumando in queste ore ci ricorda dell’impotenza dell’uomo. Ma nello stesso tempo della sua forza. E’ questa la feroce contraddizione a cui ci riporta il dramma di Haiti». IL GIORNALE raccoglie le testimonianze di Elisa Rusciani di Cesvi, Fiammetta Cappellini di Avsi, Il quotidiano dà conto della presenza di altre persone da anni impegnate a favore della popolazione, a partire dai sacerdoti della diocesi di Milano  don Giuseppe Noli, don Mauro Brescianini. Poi suor Luisa dell’Orto, Maddalena Boschetti, missionaria laica, e Lucrezia Stocco volontaria della parrocchia di Mezzano di Somma Lombardo. IL GIORNALE  in un box mette in evidenza  la raccolta fondi a favore di Croce Rossa  e di Agire.

“L’urlo di Haiti” è il titolo dell’apertura del MANIFESTO, su una foto drammatica di una donna in lacrime tra le macerie. L’editoriale di Maurizio Matteuzzi si intitola “Il colpo di grazia per gli ultimi dell’Occidente” e ricostruisce la martoriata storia del Paese: «Non si riprenderà più. Sembra che una maledizione incomba su Haiti cherie, quella che un tempo contese a Cuba il titolo di «perla delle Antille». Quella di essere stata, la prima colonia dell’America latina a conquistare l’indipendenza e farsi repubblica – e «repubblica nera» – nel 1804 sull’onda della rivoluzione francese (…) Haiti, il paese più miserabile del mondo, fuori dall’Africa, sette milioni di haitiani su 10 che sopravvivono con meno di uno o due dollari al giorno, il numero 150 sui 177 paesi stando all’indice di sviluppo umano. Il paese in cui l’1% dei mulatti che parlano francese è padrone della metà della ricchezza nazionale e più del 90% dei neri che parlano creole non è padrone di niente. (…) Il ‘900 è stato un lungo calvario per Haiti e la stragrande maggioranza degli haitiani. Violenza, invasioni, saccheggi, fame, emigrazione e fuga, fame, l’Aids (si calcola che più del 2% della popolazione sia portatore della malattia o del virus Hiv). I 200 anni di «libertà», celebrati a Port-au-Prince nel febbraio del 2004 sulla Place des Heros de la Indépendance nel Champ de Mars a fianco del bianco palazzo presidenziale crollato su se stesso martedì, non furono una festa ma l’occasione per moti sanguinosi contro il presidente Jean-Bertrand Aristide e contro la fame. (…) I poveri erano sempre più poveri e Haiti sempre più vulnerabile alle periodiche maledizioni di paese tropicale. Le piogge e le inondazioni del maggio 2004 provocarono 2000 morti e quelle di settembre 3000 morti.» A pag. 3 un approfondimento di Geraldina Colotti “Telefoni spenti, la catastrofe corre su Twitter”: «Notizie dirette dai familiari, però, non ce ne sono, le comunicazioni telefoniche con il paese d’origine sono quasi impossibili, solo alcune postazioni internet hanno retto. Le immagini di Haiti devastata dal terremoto, corrono sui social network come Twitter (…) “Non c’è acqua, non c’è cibo, non c’è nulla. La reazione della gente è imprevedibile. È ormai lotta per la sopravvivenza”, comunica da Port-au-Prince la fotografa brasiliana Cris Bierrenback attraverso skype. La sua testimonianza è raccolta da Uol on line. Molti altri anonimi utenti della rete pubblicano foto strazianti e richieste di aiuto. (…)  Sulla rete rimbalza anche il nome dell’associazione «Yele», fondata dalla star dell’hip hop, l’haitiano-americano Wyclef Jean, nel 2005. L’artista, che twitta da New York, lancia un appello alla solidarietà attraverso il sito di micro-blogging: http://twitter.com/wyclef. “Pregate per il popolo haitiano e per me”, scrive il musicista, dichiarando l’intenzione di lasciare immediatamente gli Usa per la Repubblica dominicana – che condivide l’isola d’Hispaniola con Haiti – e da lì recarsi nel suo paese. “L’esercito americano deve arrivare ad Haiti prima possibile – dice ancora – il mondo deve aiutarci e i 4 milioni di haitiani che vivono fuori dal paese devono mobilitarsi in fretta”. Un appello – con tanto di abbreviazioni necessarie per non superare i 140 caratteri – rivolto a 1,3 milioni di internauti interessati ai suoi messaggi e all’attività dell’associazione, che sostiene progetti educativi ad Haiti.

In prima pagina su AVVENIRE tutti i riferimenti di Caritas italiana per inviare denaro in favore di Haiti e l’appello di Benedetto XVI alla «generosità di tutti». La Cei ha annunciato ieri di aver stanziato 2 milioni di euro dai fondi dell’8xmille, e invitato i cittadini a sostenere la Caritas italiana, specificando la causale “Emergenza terremoto Haiti”. Caritas italiana ha stanziato 100mila euro e dieci suoi tecnici sono in partenza per Haiti, mentre alcuni operatori di altre Caritas europee sono già sul posto. Si mobilitano anche le associazioni cattoliche. Le Misericordie hanno approntato due postazioni mediche avanzate, con 15 confratelli esperti pronti a partire immediatamente mentre il Sermig di Torino sta preparando un container di prodotti igienici e disinfettanti che partirà nei prossimi giorni. Anche l’arcivescovo dell’Aquila ha lanciato un appello a «lasciare da parte gli egoismi» e «guardare a chi in questo momento è più “ultimo” e più bisognoso di aiuto». Monsignor Giovanni D’Ercole, vescovo ausiliario della diocesi aquilana, ha messo su facebook una preghiera per Haiti. Un pezzo parla della mobilitazione internazionale dei paesi e degli organismi internazionali: gli stati mandano aerei con viveri, materiale e tecnici; gli organismi internazionali (e la Spagna) mettono soldi. Un pezzo anche sulla «strage dei caschi blu», con 115/200 dipendenti dell’Onu che risultano ancora dispersi. Testimonianze dei volontari italiani a Port-au-Prince: Nicolas Derenne del Mlal («è un disastro, non sapete, è un disastro») e della Fondazione Francesca Rava-Nph Italia, che gestisce l’unico ospedale rimasto in piedi sull’isola, ora «assediato» da chi cerca aiuto.

Sei pagine di approfondimenti su LA STAMPA preceduti da una prima pagina con ben in evidenza una grande foto raffigurante una bambina con una benda alla testa e il labbro ferito mentre è curata da un medico e un titolone che recita: “Haiti, il giorno dell’Apocalisse”. Dai ricordi di Lucia Annunziata, che in un lungo pezzo “Povertà, sangue e voodoo”, oltre a rievocare di trovarsi ad Haiti quando Baby Doc Duvalier, (figlio del despota Papa Doc Francois Duvalier), lasciò il paese,  ripercorre anni di affari interni e politiche sbagliate dell’occidente; al reportage da Port-au-Prince di Maurizio Molinari che racconta quello che vede per le strade della capitale; alle testimonianze di Stefano Zannini, il coordinatore di Medici Senza Frontiere «vediamo fratture aperte, ferite alla testa. Il problema è che non possiamo inviare i pazienti in luoghi dove possono ricevere cure mediche chirurgiche appropriate» e quelle di Fiammetta Cappellini, responsabile Avsi «gli ospedali sono difficilmente raggiungibili, le strade della capitale impraticabili»; agli appelli di Obama «il mondo di mobiliti» e quelli del Papa «mi appello alla generosità di tutti»; al caso “ E i volontari italiani partono con la loro clinica  gonfiabile” ovvero un gruppo di specialisti  italiani di medicina della catastrofi che da 10 anni assistono e curano le vittime della furia della natura. La loro associazione si chiama Ares. La sede è ad Ancona. «La protezione civile nazionale li ha allertati ieri mattina e  a metà pomeriggio poco meno di cento tra medici e infermieri – sui 600 iscritti all’associazione – avevano già dato la loro disponibilità».  Ma anche una rassegna di  testimonianze e richieste di auto da parte del personale di organizzazioni non governative i da religiosi presenti sul posto.

E inoltre sui giornali di oggi:

CLOCHARD
CORRIERE DELLA SERA – Richiamo in prima pagina per l’assassinio di un senzatetto, ucciso dal freddo, dopo esser stato buttato in una fontana a Napoli da un gruppo di balordi. Il CORRIERE DEL MEZZOGIORNO raccoglie la testimonianza di alcuni volontari che si occupano di senzatetto. La vittima è Yussuf Errahali, marocchino, 37 anni. «Il racconto di quello che è successo lo si deve all’associazione Il Camper, operatori sociali, che per conto del Comune, girano la città cercando di portare assistenza a chi ne ha bisogno. È stato con loro che si sono confidati quelli che durante la notte avevano assistito all’aggressione subita da Yussuf».  

WELFARE
SOLE24ORE – Interessante intervento di Gianfranco Fabi sul welfare americano, d’attualità parlando della riforma sanitaria di Obama, sul quale noi europei nutriamo molti falsi miti. Visto dall’Europa infatti il welfare Usa è spesso considerato come un sistema privo di garanzie di assistenza, affidato all’iniziativa privata e alla finanza. Non è così: è vero, scrive Fabi, che il modello del welfare americano «è fondato su principi diversi da quelli europei, ovvero sui valori individuali e sulla solidarietà, sulle riduzione delle regole e del controllo pubblico». Ma questo deriva «da un diverso concetto dello stato. Come sottolineava Tocqueville, alla testa di iniziative nuove in Francia troverete il governo, in America qualche associazione». Alla base degli Usa rimane quindi «l’integrazione costruttiva tra la solidarietà e le iniziative private da una parte e dall’altra le garanzie e le promozioni pubbliche». Un modello dunque che non è detto sia del tutto negativo.

IMMIGRATI
IL MANIFESTO – Il quotidiano comunista registra le adesioni allo sciopero dei migranti del 1 marzo. Aderiscono infatti Arci, Emergency, Naga, Banca Etica. L’articolo registra le incertezze della Cgil, che teme di proclamare uno sciopero etnico.

CARCERE
AVVENIRE – L’affidamento in prova per chi – con pene fino a tre anni – accetta di svolgere lavori di pubblica utilità per riabilitarsi è per il quotidiano della Cei la «sorpresa» del piano carceri approvato ieri dal CdM. «Una misura che evidentemente Alfano è riuscito solo ieri a inserire nel pacchetto, usata da tempo nella giustizia minorile che ora si vuole estendere ai maggiorenni». La misura «alleggerisce il sovraffollamento» e in caso di successo «senza menzioni sulla fedina penale». Il piano è commentato da vari esperti. Francesco Morelli, direttore del centro studi Ristretti orizzonti ha dubbi sul «modello Abruzzo» perché «i prefabbricati toglierebbero spazio alle attività trattamentali» ma soprattutto sui domiciliari, «positiva, ma dove andranno quelli che non hanno nessuno disposto ad accoglierli?»: già oggi sono in carcere 9mila persone che hanno diritto a uscire dal carcere con la Gozzini ma non hanno un domicilio, e allora «perché non dare 30 euro alle cooperative che mettono a  disposizione un domicilio?». Per Francesco Marsico, responsabile politiche sociali della Caritas, bene l’affidamento, ma per realizzarlo servirebbe molto più personale.

REGIONI
ITALIA OGGI – “Regioni, stop agli stipendi d’oro”. Bisognerà aspettare fino al 2011 per il taglio delle poltrone di comuni e di province, ma in base al decreto legge sulla finanza locale approvato ieri in consiglio dei ministri, si applicherà da subito il tetto agli stipendi dei consiglieri regionali che si insedieranno dopo le elezioni di marzo. Il pezzo spiega bene gli attuali meccanismi che permettono agli consiglieri regionali di guadagnare quanto un parlamentare ( 16.500 neuro netti al mese in Lombardia, 12.500 in Calabria, 10.000 in Puglia) e riporta pari pari il testo del decreto legge in questione: «l’importo degli emolumenti e delle utilità, comunque denominati, compresi l’indennità di funzione, l’indennità di carica, la diaria, il rimborso spese a qualunque titolo percepiti dai consiglieri regionali, in modo che non accedano complessivamente l’indennità spettante ai membri del parlamento”.

LEGGE 40
AVVENIRE – Il magistrato Antonio Scarpa, giudice di Salerno, ha autorizzato la diagnosi preimpianto per una coppia fertile ma portatori sani di una grave malattia ereditaria, la Atrofia Muscolare Spinale di tipo 1 (SMA1), mentre la legge 40 vieta l’accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita per le coppie fertili (ma le linee guida del 2008 hanno introdotto il concetto di sterilità di fatto per le coppie con Hiv). Per la Roccella è una sentenza gravissima, di «eugenetica pura», che «introduce il principio che la disabilità è un criterio di discriminazione rispetto al diritto di nascere». Il giornale lo definisce «uno sbalorditivo atto di pirateria giudiziaria», e che «con la sentenza di ieri di fatto si autorizza la selezione della specie».

IL GIORNALE – Il tribunale di Salerno concede a una coppia di sottoporsi alla fecondazione assistita nonostante i coniugi siano entrambi fertili. Questi sono portatori di una grave malattia e hanno perso tre bambini  e un altro è morto a sette mesi. Per questo potranno sottoporsi alla diagnosi pre-impianto. I commenti, opposti di Luca Doninelli e Giordano Bruno Guerri. Doninelli scrive: «La vita sembra avere senso  solo se riusciamo a raggiungere la casella  che ci eravamo prefissi, solo se le cose vanno come avevamo immaginato. Io mi auguro che questa ombra di nichilismo possa esser dissipata e che si possa tornare a sentire la realtà non come caso ma come amica». Dal suo canto Giordano Bruno Guerri replica: «Alzi la mano chi di voi è pronto a condannare  quella donna e quell’uomo  per avere deciso tre aborti che avrebbero portato bambini malati di quella crudeltà della natura. Si alzeranno mani per dire che quella coppia doveva rinunciare a fare figli piuttosto che ricorrere alla diagnosi genetica o a selezionare gli embrioni. Quel bambino  selezionato geneticamente non è un esperimento hitleriano per produrre un superuomo». 
 
PROTEZIONE CIVILE
ITALIA OGGI – Nella sezione il Caso del Giorno il giornale dei professionisti dedica un pezzo, “Spunta una nuova Protezione Civile al servizio del ministro Prestigiacomo”, sul decreto della Protezione Civile. Sempre molto attento ai soldi pubblici e alla questione del merito, ITALIA OGGI approfondisce il diritto del ministro Prestigiacomo di proporre alla nomina del presidente del consiglio dei ministri i commissari straordinari per gli interventi di messa in sicurezza del territorio. Oltre ai compiti dei futuri commissari, ITALIA OGGI mette anche in evidenza «che nel caso mancato raggiungimento degli obiettivi nei tempi previsti, il commissario intasca niente».


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