Mondo
Haiti, le ong in campo nella crisi dimenticata
Dal 14 agosto scorso, quando l'isola è stata colpita da un un terremoto di 7,2 gradi della scala Richter, più della metà della popolazione non è ancora stata raggiunta da alcun aiuto. Sul campo ad oggi solo le organizzazioni non governative. Il loro impegno
di Paolo Manzo
È passato oramai oltre un mese da quando, era il 14 agosto scorso, un terremoto di 7,2 gradi della scala Richter devastava la penisola meridionale di Haiti. Il sisma, d’intensità leggermente superiore rispetto a quello che nel gennaio 2010 fece quasi 300mila vittime, ha ucciso più di 2.200 persone e distrutto o danneggiato oltre 137.500 case e circa 900 scuole.
Ad oggi molte delle urgenti necessità umanitarie degli haitiani continuano a non essere soddisfatte, con appena il 46% delle persone colpite che hanno ricevuto qualche aiuto, mentre più di 400mila hanno ancora bisogno di tutto, secondo quanto dichiarato lo scorso 16 settembre da Bruno Lemarquis, il coordinatore umanitario dell’ONU ad Haiti. Ad aggravare la situazione, spiega il funzionario delle Nazioni Unite residente in loco, è soprattutto la precaria situazione politica del Paese, con una lotta serrata tra i supporter dell’ex presidente Jovenel Moïse, assassinato lo scorso 7 di luglio, e l’attuale primo ministro Ariel Henry, addirittura accusato di essere coinvolto nell’omicidio dal procuratore generale Bel-Ford Claude, che per questo è stato immediatamente silurato.
Al di là dell’instabilità politica e della crisi istituzionale, in queste ore ai massimi livelli (le elezioni previste inizialmente questo settembre sono state rinviate al prossimo anno), a rendere ancora più difficile la distribuzione degli aiuti umanitari nell’isola caraibica è il controllo che le gang armate sino ai denti hanno delle strade chiave che conducono verso le aree colpite dal sisma. Questo caos sta complicando gli sforzi di aiuto della comunità internazionale.
Inoltre, «molte delle vittime non hanno ricevuto ancora nulla perché vivono in aree remote, nei tre dipartimenti meridionali più colpiti (Sud, Grand 'Anse e Nippes, ndr), la maggior parte non ha accesso all'acqua potabile mentre i bambini hanno bisogno di tornare a scuola», lancia l’allarme Lemarquis. Le Nazioni Unite stanno cercando di raccogliere 187 milioni di dollari per aiutare le persone colpite dal sisma e hanno avvertito che quasi un milione di haitiani saranno costretti ad affrontare una grave insicurezza alimentare nei prossimi mesi. Oggi Haiti è uno dei Paesi più poveri del mondo, conta una popolazione di quasi 11 milioni di persone, di cui il 25% vive con meno di 2 dollari al giorno e oltre la metà con meno di 3,2 dollari al giorno. La gente impegnata in attività agricole supera il 60%, senza riuscire però ad assicurare l’autosufficienza alimentare del Paese. Haiti, infatti, è il Paese più denutrito al mondo. Più della metà della popolazione (53,40%) soffre di grave deperimento organico causato da insufficiente o scorretto apporto calorico giornaliero e il 43,6 % dei bambini tra 0-5 anni soffrono di malnutrizione. Non bastasse, nella martoriata isola caraibica la mortalità infantile è molto alta, con 72 bambini ogni 1.000 che muoiono prima dei 5 anni di vita. La sua economia, già negativamente condizionata dall’instabilità politica, adesso è stata resa ancor più fragile dal terremoto dell’agosto scorso.
In questo contesto assai difficile e complesso, Vita ha fatto un check sul campo delle principali associazioni, fondazioni ed ong che, da anni operano sul campo nella martoriata isola caraibica. ActionAid, ad esempio, è presente ad Haiti dal 1997 e sinora ha realizzato 16 progetti due dei quali finanziati direttamente dalla branchia italiana dell’ong internazionale, sostenendo a distanza quasi duemila bambini grazie alla generosità dei donatori del nostro paese. Le persone aiutate da ActionAid Italia sono ad oggi 5.000, 3.000 delle quali sono donne.
In prima linea per Haiti c’è poi Aibi, che ad Haiti opera dal 2013 con numerosi progetti. Nei giorni immediatamente successivi al sisma ha lanciato una raccolta fondi, in collaborazione con l’Associazione Internazionale Haiti Integrity Project (A.I.H.I.P.), per i bambini accolti nei piccoli istituti locali, chiamati “Creche” (asili in italiano). Chiunque può partecipare con una donazione attraverso le varie modalità specificate sulla pagina di Aibi, indicando la causale “Haiti, emergenza terremoto”.
Anche la bergamasca Cesvi è intervenuta subito ad Haiti, concentrando il suo sforzo sui settori della salute e della nutrizione con azioni mirate come la distribuzione di kit igienici per la prima emergenza contenenti compresse per purificare l’acqua, saponi per il lavaggio personale e per il bucato, spazzolini, dentifrici, assorbenti igienici e taniche. Ma anche garantendo la fornitura di supporti nutrizionali e latte in polvere per i bambini più piccoli e fragili ed organizzando due punti di distribuzione d’acqua a Pestel e a Corail, nel dipartimento di Grand’Anse, tra i più colpiti dal sisma. Anche Cesvi come Aibi ha lanciato una raccolta fondi per aiutare Haiti.
Ad Haiti continuano instancabili i soccorsi anche della Fondazione Francesca Rava, da sempre focalizzata proprio su Haiti. Il suo team medico ha già assistito oltre 6000 feriti, molti dei quali bambini. L'ospedale Saint Luc della capitale Port-au-Prince ha ricevuto oltre 40 pazienti gravi e la Fondazione Rava, con una presenza ben radicata sull’isola grazie all’attività di Padre Rick Frechette, da settimane invia ogni giorno ambulanze e camion carichi di medicine, medicazioni, flebo per la reidratazione, acqua e viveri agli ospedali e alle cliniche di Jeremy, nel dipartimento di Grand’Anse e di Les Cayes, la città di 90mila abitanti tra le più colpite dal sisma. «Inoltre – spiega la Fondazione a cui potete donare qui – abbiamo iniziato la costruzione di 600 tetti per gli sfollati nelle città meridionali di Rendel, Morne Blanche (dipartimento di Nippes) e Aquin, anche se su larga scala il nostro impegno è anche quello di ridare una casa alle famiglie dei bambini che frequentano le nostre scuole nel dipartimento di Grand Anse. Dopo un primo cargo spedito dall'Italia con gli aiuti (medicinali, strumentazioni mediche, beni di prima necessità), stiamo ora preparando un secondo invio in collaborazione con le Istituzioni Italiane».
Presenti sull’isola con progetti di cooperazione ed aiuto anche Coopi, Avsi, la Fondazione L'Albero della Vita onlus, Save the Children, SOS Villaggi dei bambini e WeWorld Onlus. Haiti ha oggi bisogno del nostro aiuto e donare anche per queste associazioni/ong è un gesto che può cambiare la vita di tanti esseri umani, nostri fratelli e sorelle.
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