Conflitti
Haiti, in due settimane oltre 21mila bambini costretti a lasciare le proprie case
Negli ultimi due anni la violenza delle bande armante ha causato lo sfollamento di più di 700mila persone, di cui circa 365mila bambini (quasi uno su dieci). «A Port-au-Prince non esiste un luogo sicuro per i bambini e la situazione cambia di giorno in giorno. Tutti i bambini della capitale sono a rischio di subire danni fisici e gravi disagi emotivi, oltre che di dover abbandonare le proprie case», dichiara Chantal Sylvie Imbeault, direttrice di Save the Children Haiti
di Redazione
Oltre 21mila bambini a Port-au-Prince sono stati costretti a lasciare le loro case nelle ultime due settimane a causa dell’escalation di violenza ad Haiti, mentre le bande continuano a reclutare minori tra le loro fila. Lo dichiara Save the Children, ricordando che dall’11 novembre, secondo i dati diffusi dall’Oim, 41mila persone sono state costrette a fuggire a causa dell’intensificarsi della violenza e dell’insicurezza – l’ondata di sfollamenti più alta dal gennaio 2023.
Negli ultimi due anni, la violenza delle bande ha causato lo sfollamento di più di 700mila persone, di cui circa 365mila bambini (quasi uno su dieci), costringendo molti a cercare rifugio in scuole sovraffollate o presso famiglie ospitanti, spesso con scarso accesso all’acqua potabile, al cibo o all’assistenza sanitaria.
La violenza e le preoccupazioni per la sicurezza hanno limitato l’accesso agli aiuti, causato un’impennata dei prezzi, e impedito alle famiglie di accedere al cibo e all’acqua potabile. Di conseguenza, i livelli di fame sono saliti alle stelle in tutta Haiti, in particolare nell’area metropolitana, con un bambino su sei che si trova ora sull’orlo di condizioni simili alla carestia.
Secondo le Nazioni Unite, il numero di bambini reclutati dalle bande ad Haiti è aumentato del 70% nell’ultimo anno. Molti sono stati costretti a unirsi alle gang, altri lo hanno fatto come mezzo di sopravvivenza.
Anche gli operatori di Save the Children hanno ricevuto segnalazioni di bambini che si sono uniti a bande violente, disperati perché privi di cibo o per avere protezione. Alcuni di loro sono stati costretti a uccidere, rapire e saccheggiare, semplicemente per sopravvivere.
«Ancora una volta, i bambini di Haiti stanno pagando il prezzo più alto per un’altra escalation di violenza», ha dichiarato Chantal Sylvie Imbeault, direttrice di Save the Children Haiti. «A Port-au-Prince non esiste un luogo sicuro per i bambini e la situazione cambia di giorno in giorno. Tutti i bambini della capitale sono a rischio di subire danni fisici e gravi disagi emotivi, oltre che di dover abbandonare le proprie case».
«Per le organizzazioni umanitarie sta diventando sempre più complesso distribuire aiuti alle famiglie che vivono sotto l’assedio delle bande, poiché queste ultime controllano ormai tutte le strade principali che danno accesso alla capitale. I costi operativi sono saliti alle stelle e gli aiuti che arrivano nel Paese sono pochi. Semplicemente, non siamo in grado di svolgere il nostro lavoro in modo efficace. L’unico modo per proteggere veramente le vite dei bambini è fermare questa violenza, fare tutto il possibile per migliorare la situazione immediatamente e garantire che l’assistenza umanitaria raggiunga chi ne ha bisogno senza ritardi», ha concluso.
I morti e i feriti degli ultimi scontri, iniziati l’11 novembre, portano il bilancio accertato delle vittime della violenza delle bande a oltre 4.500 morti e oltre 2.000 feriti. Tuttavia, il bilancio reale è probabilmente molto più alto.
Save the Children chiede che gli operatori umanitari e le forniture salvavita abbiano pieno e libero accesso ad Haiti, soprattutto a Port au Prince, per combattere la fame e la malnutrizione acuta grave, e che tutte le parti si adoperino per proteggere i bambini. L’Organizzazione chiede inoltre alla comunità internazionale di aumentare urgentemente i finanziamenti umanitari per Haiti.
Save the Children sta fornendo aiuti economici alle famiglie sfollate nell’area metropolitana di Port-au-Prince che vivono in scuole trasformate in rifugi, per aiutarle a trovare soluzioni abitative più dignitose e contribuire a liberare le scuole per riprendere le attività didattiche, e, al tempo stesso, sta fornendo aiuti economici anche alle famiglie ospitanti nel dipartimento di Grand’Anse e del Sud. L’Organizzazione sta inoltre lavorando attraverso partner locali nei dipartimenti Ovest, Grand’Anse e Sud di Haiti per garantire accesso a un’istruzione di qualità e supporto psicosociale agli studenti.
AP Photo/Odelyn Joseph/LaPresse
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