Welfare

Hackers indiani: dalla polizia fratture e torture

La denuncia rilanciata da Wired e dalla Città delle opportunità. E la polizia di Mumbai non smentisce

di Daniela Romanello

Gli hackers indiani avevano finora considerato la polizia del proprio paese, nota per i frequenti abusi dei diritti umani, troppo arretrata per rappresentare un ostacolo alle loro scorribande telematiche. Recenti fatti di cronaca hanno tuttavia dimostrato quanto sbagliata fosse quest?ultima percezione. E come, nell?adattarsi alle nuove tecnologie, la polizia abbia in effetti mantenuto intatte le sue antiche e piuttosto sbrigative tecniche di repressione. Il caso che più ha fatto discutere è quello riportato da Wired e rilanciato in Italia dal sito della Città delle opportunità: il 23enne Anand Khare, convinto dell?impunità, aveva di recente deturpato proprio il sito web della polizia di Mumbai. La quale era però stata, contrariamente alle previsioni dell?hacker, non solo in grado di rintracciarlo e di arrestarlo, ma anche di ?punirlo?, prima fratturandogli la mano destra e poi – secondo la denuncia presentata da Khare – sottoponendolo ad altre torture. Su questo e su altri episodi è in corso un?inchiesta. Ma intervistato da un giornale locale, il capo della polizia di Mumbai, I.M. Zahid, s?è ben guardato dallo smentire le accuse. ?Prima di venire qui – ha detto – ho combattuto i terroristi nell?Andrha Pradesh. Non mi lascerò certo intimidire da qualche ragazzino?.


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