Cultura

Guimaraes Rosa, la terza sponda del fiume

Recensione del libro "La terza sponda del fiume" di Joao Guimaraes Rosa (di Andrea Leone).

di Redazione

Garcia Marquez, la Allende, Amado, Coelho, Sepulveda. La grande fortuna che la letteratura sudamericana ha incontrato in tutto il mondo non è del tutto esente da equivoci, stereotipi, luoghi comuni e false gerarchie. In Italia sono noti autori di second?ordine, ma attende ancora il giusto riconoscimento Joao Guimaraes Rosa, considerato lo scrittore nazionale brasiliano. Guimaraes Rosa (1908-1967) è autore di Grande Sertao, probabilmente il massimo libro mai prodotto dal Sud America, cattedrale del racconto e della rappresentazione, galassia di storie e linguaggi, viaggio epico attraverso le forze del bene e del male.
Insieme a questo monumento, sempre più vivo col passare degli anni, l?autore ha lasciato una manciata di opere minori ma non secondarie, frammenti spesso illuminati dalla medesima potenza. La terza sponda del fiume è una raccolta di ventuno racconti che hanno per tema il viaggio. I protagonisti sono spesso bambini e folli, gli unici esseri nei quali non è avvenuta la scissione tra realtà e magia, visibile e invisibile, assoluto e contingente.
In queste storie la natura è una legge spietata, fatta di distruzione e rigenerazione, in stretta connessione con l?uomo, spesso descritta come umana; gli uomini invece a volte nella loro volontà monolitica diventano giaguari o tigri. Le sperimentazioni sul linguaggio e la forma epica della rappresentazione avvicinano Guimaraes Rosa ai grandi del Novecento europeo e nordamericano: Joyce, Faulkner, Celine. Lo scrittore brasiliano riproduce nelle sue pagine il manierismo linguistico delle regioni centrali, sovverte la sintassi, crea neologismi e impasti tra parole e quasi inventa una lingua colma di metafore, allegorie, immagini di grande potenza simbolica alla ricerca dell?essenza labirintica e magica delle cose.
La forma utilizzata è spesso quella del monologo: il mondo è interpretato attraverso un io narrante, un attore sulla scena impegnato in un discorso sincopato, nervoso, un fiume in piena dal ritmo travolgente eppure continuamente spezzato, in cui le parole vengono attraversate, deformate, contorte da una specie di energia insostenibile. È come se un solo suono diventasse mondo; presi dal vortice ipnotico della voce diventiamo questa stessa voce, entriamo nel cervello del protagonista, viviamo la sua storia.
Ventuno racconti, ventuno viaggi della conoscenza, una navigazione attraverso il mistero della realtà alla ricerca dell?elemento segreto, appunto la terza sponda del fiume.

Andrea Leone

Vuoi accedere all'archivio di VITA?

Con un abbonamento annuale potrai sfogliare più di 50 numeri del nostro magazine, da gennaio 2020 ad oggi: ogni numero una storia sempre attuale. Oltre a tutti i contenuti extra come le newsletter tematiche, i podcast, le infografiche e gli approfondimenti.