Formazione

Guerriglieri del rock contro l’indifferenza

Cantano i drammi e l’esclusione sociale. Nome d’arte: Tupamaros

di Carlotta Jesi

«Qual è il prezzo per un giovane cuore, qual è il prezzo da Manila a Bangkok, qual è il prezzo che dobbiamo pagare per continuare a non guardare?». Sui terribili effetti della prostituzione infantile nel Sud del mondo, della guerra, la malattia e l?esclusione sociale Francesco, Stefano, Marco, Simone e Massimiliano non potevano più continuare a interrogarsi da soli. Per questo nel 1995, trasformando la loro amicizia in una vera e propria band, diventano i ?Tupamaros?. Un trio acustico arricchitosi di batteria e di una seconda chitarra tra il 1997 e il 1998, che la rabbia e il dolore per ?l?indifferenza sociale? ha deciso di trasformarla in musica e parole. «Da cantare a tutti», racconta la ?fisarmonica? del gruppo Stefano Garuti, «perché nessuno poi potesse far finta di non saperle certe cose, perché nessuno potesse dire che non gli le avevamo raccontate».
Un impegno di sensibilizzazione sui temi sociali che il nome del gruppo sintetizza in una sola parola. «Abbiamo scelto di chiamarci ?Tupamaros? perché siamo dei guerriglieri della musica: ?soldati? che una rivoluzione sociale la fanno con la fisarmonica e la batteria». E, soprattutto, a suon di folk irlandese, cadenze tipiche della musica popolare emiliana, rock puro e richiami a grandi cantautori come Fossati, De Andrè e Billy Bragg. Un mix di generi e stili che i membri della band hanno definito ?musica resistente?, note che vanno contro l?indifferenza, il qualunquismo e anche un tipo di politica poco trasparente e distante dai bisogni delle persone normali.
Temi che sono confluiti in ?Gente distratta?: il primo Cd della band prodotto dall?etichetta indipendente Gridalo Forte Records di Roma. Un disco dedicato proprio a chi non guarda al di là del proprio naso. «Alla gente», spiegano i Tupamaros, «che vedevamo nei pub e nei locali in cui abbiamo iniziato a suonare, a bere birra e disinteressarsi del messaggio delle nostre canzoni». Di versi come quelli che Francesco Grillenzoni, voce e chitarra del gruppo, aveva scritto per la guerra in Bosnia e non ha mai smesso di cantare durante i bombardamenti sul Kosovo: «Aspettavano alle porte dell?impero vendendo Coca-cola di contrabbando, aspettavano sapendo molto bene che le mura stavano crollando….. E al teatrino della Pace di Bruxelles, giocavano a Monopoli in versione slava, gli imprevisti erano cecchini e le pedine croati e mussulmani…».
Parole scritte, musicate e cantate da un gruppo di giovani fra i 23 e i 38 anni che le facce dell?emarginazione e dell?esclusione sociale descritte nel Cd le hanno conosciute in anni ed anni di volontariato. E quindi raccontate e portate al di là dei confini emiliani, «Perché il bello è trasformare tante piccole realtà locali in temi universali», aggiunge Stefano Garuti. È a lui, ventiseienne attualmente in servizio civile presso un centro per minori di Carpi, che il gruppo affida il compito di raccontare una delle più grandi soddisfazioni avute negli ultimi tempi: un messaggio di posta elettronica firmata niente meno che dal sub-comandante Marcos.
«Se sia stato proprio lui ad verla scritta», scherza Stefano, «non lo sappiamo. Ma sul contenuto non ci sono dubbi: ringraziava per i fondi che abbiamo raccolto insieme all?Associazione Ya Basta vendendo il Cd ?Para todos todo, nada para nosotros? (Tutto per tutti, niente solo per noi) realizzato insieme ad altri gruppi musicali di tutta Europa». Denaro grazie a cui in un villaggio al centro del Chiapas oggi c?è una centrale di energia elettrica e un po? meno povertà.
Per informazioni sulle prossime date italiane dei Tupamaros: tel. 059/690291,
E-mail: tupamaros@geocities.com,

Internet www.geocities.com/SunstStrip/Venue/1728/index.htm

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