Formazione

Guerre: evitiamone almeno il peggio

Giochi e numeri che non quadrano.

di Sandro Calvani

Su ispirazione di Henri Dunant, un costruttore di pace molto pratico, nell?agosto 1864, 16 Paesi europei firmavano il trattato di costituzione del Comitato internazionale della Croce rossa. Quella che poi divenne la prima legge globale dell?umanità non fermava le guerre, ma ne eliminava almeno gli aspetti peggiori. Alla Croce rossa internazionale veniva riconosciuto il diritto di ingerenza nelle guerre per salvare almeno i feriti ed evitare quindi una strage, come era accaduto nella battaglia di Solferino nel 1859. Quasi 140 anni dopo, il 28 novembre scorso, con la firma di un nuovo trattato internazionale, 92 nazioni si sono impegnate a ripulire i passati teatri di guerra da tutti i materiali bellici pericolosi. L?accordo è stato raggiunto dopo solo un anno di consultazioni, segno che esisteva già un certo consenso su questo modo di ridurre alcuni dei danni permanenti causati dalle guerre. Per diventare operativo l?accordo richiede solo 20 ratifiche. In base al nuovo trattato, i Paesi firmatari si impegnano a togliere di mezzo tutti i residuati bellici, materiale esplosivo come munizioni e bombe inesplose, granate, bombe a mano etc. e a rendere disponibili le informazioni necessarie per poterlo fare. Il problema è così difficile da risolvere che l?eliminazione dei residuati bellici non è ancora finita in Europa, in Cina, in Giappone, in Vietnam dopo decine di anni o addirittura dopo mezzo secolo dalla fine della guerra in quei territori. I bambini sono le vittime più frequenti. Per una volta tutti i Paesi con i più alti bilanci militari, compresi i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, hanno firmato l?accordo all?unanimità. Per gli Stati Uniti è una novità rispetto agli altri trattati sulla sicurezza globale come quello sui bambini soldato, sull?ambiente (Kyoto), sul Tribunale criminale internazionale, che gli Usa non hanno firmato. Come spesso accade, anche questo trattato ha qualche frase ambigua. Ad esempio il riferimento alla ovvia opportunità di mettere a disposizione le informazioni necessarie al reperimento dei residuati bellici è mitigato da un “per quanto possibile” e “con rispetto dei legittimi interessi nazionali”. Il trattato comunque rimane un grosso passo avanti nel processo di ?riduzione della disumanità? delle guerre già iniziato da altri accordi recenti come il trattato che vieta il reclutamento di bambini soldato, la Convenzione sui diritti dei bambini che sancisce tra l?altro il diritto di protezione dei bambini in caso di guerra e il Trattato per l?eliminazione delle mine anti-uomo. Una buona notizia, insomma. Ma che non autorizza ad abbassare la guardia. Sandro Calvani è un dirigente delle Nazioni Unite. Vive e lavora a Bangkok, Thailandia. Le opinioni qui espresse non rappresentano necessariamente l?opinione delle Nazioni Unite


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