Volontariato

Guerre e difesa: la contro-narrazione della nonviolenza

di Pasquale Pugliese

Intervista rilasciata a Fabrizio Coticchia, dell’ Istituto Universitario Europeo e Scuola Sant’Anna, per la sua ricerca in preparazione della Conferenza 2014 dell’ASMI Association for the study of modern Italy

foto di Antonella Iovino

Le narrazioni strategiche sono trame convincenti, storie che possono spiegare gli eventi in maniera persuasiva. Le narrazioni sono strategiche perché sono costruite intenzionalmente, con il deliberato scopo di collegare tra loro gli eventi, formulare risposte che possano illustrare una determinata prospettiva della realtà evidenziando vincitori e vinti. Esse contengono messaggi, espliciti e non, circa futuri obiettivi, interessi percepiti e modalità di azione. Non si tratta di “storie inventate”, né di solo marketing o di pura propaganda, bensì di narrazioni capaci di ispirare il pubblico, introducendo termini e concetti tramite i quali gli attori identificano valori e obiettivi. Attraverso una storia convincente, la narrazione rende accettabili determinate scelte politiche (come quella di intervenire in un conflitto o di acquisire nuovi armamenti) che altrimenti non raccoglierebbero alcun consenso.
La capacità di elaborare una chiara e persuasiva narrazione strategica diventa un aspetto dirimente per ottenere fiducia e supporto. La modalità con la quale ottenere il consenso del pubblico rispetto ai temi della difesa e della sicurezza è centro della riflessione contemporanea.
La mia attuale ricerca si concentra proprio sulle caratteristiche delle contro-narrazioni elaborate da partiti e movimenti sui temi della difesa e della sicurezza nel nuovo secolo. Lo scopo è quello di comprendere i contenuti delle contro-narrazioni e valutarne il grado di efficacia nel contrastare una narrazione dominante, a proposito di un intervento militare o dell’acquisito di un nuovo programma d’armamento. Pertanto, in relazione al ruolo svolto da gruppi e movimenti pacifisti e disarmisti nel corso degli ultimi anni, l’obiettivo è quello di trovare risposta ai seguenti quesiti:

1. Quali sono state le principali caratteristiche della “contro-narrazione” adottata dalla Vostra organizzazione/movimento/associazione per contrastare la “narrazione” utilizzata dall’allora governo Berlusconi per giustificare l’operazione militare in Libia del 2011? Quali sono stati i valori–chiave e i concetti principali della Vostra contro-narrazione?

Gli elementi essenziali della contro-narrazione del Movimento Nonviolento rispetto all’operazione militare in Libia è affidato ad un comunicato stampa che – non a caso – ha il seguente incipit: “Sul perché condanniamo l’intervento, non firmiamo appelli, cerchiamo di capire e lavoriamo per fare della Marcia Perugia-Assisi un’occasione di crescita nonviolenta per tutto il movimento pacifista” . In esso dicevamo che “il limite di molti appelli è quello di rivolgersi ai governi e alle istituzioni per chiedere a loro di fare la pace. C’è un’inscindibile correlazione fra mezzi e fini: come possiamo aspettarci scelte di pace da governi (compreso quello italiano) che mantengono gli eserciti e le loro strutture, che finanziano missioni militari, che aumentano le spese belliche, che accettano il traffico legale e illegale di armi? Chiediamo ai governi di ridurre le spese militari, e regolarmente, finanziaria dopo finanziaria, queste spese aumentano esponenzialmente. Insistere in quest’errore di ingenuità diventa una colpa. La pace non verrà dai governi che utilizzano lo strumento militare, ma potrà venire solo dai popoli che rifiuteranno di collaborare con essi. E’ a noi stessi, dunque, che dobbiamo rivolgere gli appelli per la pace.” Questo è il valore-chiave della nonviolenza.

2. Come valuta il grado di efficacia della vostra contro-narrazione in relazione all’intervento in Libia? Quali gli elementi “vincenti” agli occhi del pubblico e quali i principali ostacoli da Voi incontrati?

La valutazione del grado di efficacia è legata, in gran parte, all’organizzazione della “Marcia della pace per la fratellanza tra i popoli” del Settembre 2011 – a 50 anni dalla prima, voluta da Aldo Capitini nel 1961 – e dalla straordinaria partecipazione popolare. Gli elementi “vincenti” sono dati dall’avvio, a partire da quella Marcia, delle alleanze che hanno pian piano portato all’attuale organizzazione congiunta della Campagna “Un’altra difesa è possibile. Gli ostacoli principali sono dati dalla generale scarsa attenzione dei media alle contro-narrazioni. Nel frattempo abbiamo cercato di organizzarci anche rispetto a questo, affiancando alla rivista cartacea Azione nonviolenta (fondata da Capitini nel 1964) una edizione on line, oltre a mantenere una presenza costante sui social network

3. Quali attori-chiave (media, partiti, movimenti, etc.) hanno appoggiato o contrastato la vostra contro-narrazione?

I movimenti vicini dell’area nonviolenta hanno appoggiato la nostra contro-narrazione rilanciando il nostro punto di vista. In particolare quelli che si riconoscono nella Rete Italiana Disarmo, della quale siamo tra i soggetti costituenti

4. Quali sono le principali caratteristiche della “contro-narrazione” adottata dalla vostra organizzazione per contrastare la narrazione utilizzata dai governi per giustificare l’acquisizione di nuovi programmi militari (come gli F35)? Quali i valori–chiave e i concetti principali della contro-narrazione da Voi elaborata?

Il Movimento Nonviolento aderisce e promuove la Campagna Taglia le ali alle armi che ha visto, in questo caso specifico, sia un costante rapporto con i media volto a fornire dati e informazioni utili e veritiere sul programma di acquisto, che il rapporto con i parlamentari dell'”Intergruppo per la pace” ; sia il costante rapporto con l’opinione pubblica, attraverso appelli, raccolta di firme, manifestazioni pubbliche – come, per esempio, l'”Arena di pace e disarmo” dello scorso 25 aprile – lancio di una serie di video satirici. Recentemente la campagna ha ribadito, in un comunicato stampa, i 10 motivi per i quali l’acquisto è sbagliato: eticamente, costituzionalmente, economicamente ecc.

5. Come valuta il grado di efficacia della vostra contro-narrazione impiegata in relazione al tema dell’F35? Quali gli elementi “vincenti” agli occhi del pubblico e quali i principali ostacoli da Voi incontrati?

Considerato che il programma iniziale prevedeva l’acquisto di 131 esemplari di F35 ed oggi si parla di 45 (dopo una prima riduzione a 90), la Campagna sta avendo senz’altro una propria efficacia. Senza questo impegno dei movimenti il programma sarebbe stato portato a termine in sordina, senza la possibilità dei cittadini di intervenire. Invece è diventato oggetto di scontro anche nell’ultima campagna elettorale politica.

6. È cambiata nel corso del tempo la vostra contro-narrazione sul tema F35? Perché? In che modo?

Direi che è rimasta sostanzialmente invariata, a conferma della correttezza dell’impostazione iniziale. Abbiamo man mano perfezionato metodi e strumenti di comunicazione, con una sempre maggiore presenza multimediale.

7. Quali attori-chiave (media, partiti, movimenti, etc.) hanno appoggiato o contrastato la vostra contro-narrazione?

La Campagna è sostenuta da più Reti (oltre Rete Italiana Disarmo, anche da Sbilanciamoci! e da Rete della Pace) ed ha avuto ampio spazio sui media: “il manifesto”, e “il fatto quotidiano” su tutti, ma anche altri giornali hanno dato ampio spazio alle ragioni della Campagna. Così come ha fatto il giornalista Riccardo Iacona in più trasmissioni televisive in prima serata Rai.

8. Quali sono le principali caratteristiche della “contro-narrazione” adottata dalla vostra organizzazione per contrastare la narrazione utilizzata dal governo Renzi al fine di giustificare l’invio di armi ai combattenti curdi in Iraq? Quali i valori –chiave e i concetti principali della contro-narrazione?

Ancora una volta insieme a Rete Disarmo – perché crediamo e promuoviamo il lavoro di rete – abbiamo scritto al Governo ed al Parlamento spiegando come l’invio di armi e militari in scenari di conflitto peggiori, e non risolva, la situazione). Abbiamo poi co-promosso la Manifestazione di Firenze “Un passo di pace” del 21 settembre perché “La violenza genera violenza, la guerra genera guerra. Nessuna guerra può generare un mondo più giusto”. Ma la vera contro-narrazione è quella che stiamo mettendo in campo con la Campagna “Un’altra difesa è possibile” per la difesa civile, non armata e nonviolenta, che vuole dotare il nostro Paese della capacità di intervento preventivo nei conflitti, prima che degenerino in guerre. Una legge di iniziativa popolare che darà ai cittadini la possibilità di finanziare i Corpi civili di pace – capaci di intervenire nei conflitti con la forza della nonviolenza – anziché l’acquisto di micidiali sistemi d’arma che alimentano e generano nuove guerre.

9. Come valuta il grado di efficacia della vostra contro-narrazione impiegata in relazione al tema dell’invio di armi ai crudi iracheni? Quali gli elementi “vincenti” agli occhi del pubblico e quali i principali ostacoli da Voi incontrati?

Rispetto a questo tema, non c’è stata una efficacia diretta ed immediata, ma abbiamo la persuasione – e anche molte conferme – che la nonviolenza operi sui tempi lunghi della storia, non su quelli brevi della cronaca. 

10. Che legame è stato sviluppo dalla Vostra organizzazione con i partiti presenti in Parlamento nelle ultime tre legislature? Come valuta la loro capacità di portare aventi le istanze da voi espresse?

Abbiamo un ottimo rapporto con l'”intergruppo del Parlamentari per la pace” e con il loro coordinatore Giulio Marcon, deputato indipendente di SEL, che ha già portato, per esempio, allo stanziamento di nove milioni di euro per la sperimentazione della presenza di 500 giovani volontari da impegnare in azioni di pace non governative nelle aree di conflitto e a rischio di conflitto. Fra sei mesi valuteremo anche la loro capacità di mettere in agenda alla Camera, discutere ed approvare, la proposta di legge di iniziativa popolare per la difesa civile, non armata e nonviolenta.

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