Sostenibilità

Guerre e alleanze per l’oro blu

Rischi/3.Proprietà e uso dell’acqua.

di Redazione

Le rivalità per l?acqua sono state fonte di conflitti fin dalla rivoluzione del Neolitico, quando l?uomo abbandonò la vita nomade e cominciò a coltivare la terra. La nostra lingua riflette queste antiche radici: ?rivalità? deriva dal latino rivalis, cioè «colui che sta sull?altra riva del fiume». L?acqua è parte integrante degli ecosistemi, correlata al suolo, all?aria, alla flora e alla fauna. Poiché l?acqua scorre, l?uso di un fiume o di una falda acquifera in un luogo va a influenzare l?uso di quel fiume in un altro luogo, e ne è a sua volta influenzato. L?acqua non può essere gestita per un solo scopo, perché serve a molteplici obiettivi e ?scorre? tra interessi concorrenti. All?interno dello stesso Paese, gli interessi di utenti privati, di agricoltori, delle centrali idroelettriche e degli ecosistemi sono spesso in contrasto tra loro e le probabilità di raggiungere una soluzione diminuiscono all?aumentare del numero delle parti interessate. I contrasti per l?acqua devono però essere considerati all?interno di un contesto politico, etnico e religioso più ampio. L?acqua non è mai l?unica – e molto raramente la principale – causa di conflitto, ma può esacerbare le tensioni esistenti. L?ingegno umano ha saputo escogitare metodi per affrontare le carenze idriche e per cooperare nella gestione delle risorse. Di fatto, tra il 1945 e il 1999 il numero di accordi di cooperazione tra Paesi rivieraschi è stato doppio rispetto a quello dei conflitti. L?acqua è stata anche un mezzo per creare fiducia, sviluppare cooperazione e prevenire conflitti. In alcuni casi, fornisce uno dei pochi pretesti per il dialogo anche in conflitti bilaterali. In regioni instabili, l?acqua è parte integrante dei negoziati regionali per lo sviluppo. Tali negoziati agiscono come strategie de facto per la prevenzione dei conflitti. I ricercatori dell?Oregon State University hanno compilato un archivio di tutte le interazioni documentate tra due o più Paesi. Dalla loro analisi sono emersi quattro risultati. Primo: l?incidenza di conflitti gravi per le risorse idriche internazionali è inferiore all?incidenza della cooperazione. Negli ultimi 50 anni si sono verificate solo 37 dispute gravi (con ricorso alla violenza), di cui 30 tra Israele e i Paesi limitrofi. Sono solo 5 i casi di gravi conflitti esterni al Medioriente, mentre nello stesso periodo sono stati negoziati e firmati 157 trattati. Anche il numero complessivo di interazioni per l?acqua rivela una tendenza alla cooperazione (507 eventi conflittuali contro 1.228 casi di cooperazione), e ciò dimostra che la violenza associata all?acqua non è una strategia razionale, idrograficamente efficace ed economicamente utile. Secondo: molte delle azioni intraprese in nome dell?acqua sono assolutamente blande. Circa il 43% dei casi rientra nella categoria del generico sostegno od ostilità verbale. Se a ciò aggiungiamo il livello superiore – sostegno o ostilità verbale espressi ufficialmente – i casi arrivano al 62% del totale. Quindi circa due terzi delle azioni sono solo verbali. Terzo: ci sono più esempi di cooperazione che di conflitto. I casi di cooperazione vertono sulla qualità e quantità dell?acqua, sullo sviluppo economico, l?energia idroelettrica, la cogestione. Quasi il 90% dei casi più gravi di conflitto riguarda invece la quantità di acqua e le infrastrutture. Quarto: l?acqua agisce sia da elemento di disturbo che da elemento unificatore. Come elemento di disturbo, può peggiorare buoni rapporti e rendere ancora peggiori rapporti già cattivi. Ma le acque internazionali possono agire da elemento unificatore, e le dispute internazionali dovute all?acqua vengono risolte persino tra nemici e anche in presenza di conflitti legati ad altre questioni. Alcuni nemici accaniti hanno negoziato accordi sull?acqua, e spesso le istituzioni create a questo scopo si sono rivelate in grado di ?tenere? anche quando i rapporti erano tesi. da: state of the world 2005 op. cit., pagg. 137 e segg.

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