Politica

Guerra: ecco cos’ho davvero detto

Il sottosegretario ci scrive, dopo il nostro servizio sul 5 per mille sul numero in edicola

di Redazione

Sul numero di Vita magazine in edicola da oggi compare un servizio a firma di Gabriella Meroni che dimostra come anche le associazioni medio-piccole possano realizzare progetti sociali efficaci con i fondi del 5 per mille. Un articolo che nell’incipit riportava una dichiarazione del sottosegretario al Welfare Cecilia Guerra ripresa dalle agenzie di stampa   a cui la stessa Guerra a voluto prontamente replicare.  

L’ARTICOLO DI VITA

«Io non sono razzista» è di solito la premessa di chi, magari in un salotto televisivo, ha già in gola una bella sparata contro neri o zingari. «Io non sono contro il 5 per mille», ha dichiarato in un convegno a Genova il sottosegretario al Welfare, Cecilia Guerra, salvo subito dopo aggiungere però che «è uno strumento instabile, frammentario e neanche tanto democratico», che occorre «ripensarlo» perché privilegia le organizzazioni con più visibilità e strutture in grado di fare fundraising, mentre i soldi spesi per farsi pubblicità presso i contribuenti sono «uno spreco collettivo». Tira una brutta aria per questo strumento di sussidiarietà fiscale, che da sei anni a questa parte ha attraversato crisi e tagli, ma ha anche riversato nelle casse di decine di migliaia di enti non profit – grazie alla generosità dei cittadini – denaro utilizzato per migliorare servizi essenziali di solidarietà, ricerca scientifica, protezione civile. PER CONTINUARE CLICCA QUI

 

LA REPLICA DEL SOTTOSEGRETARIO

Caro Direttore,

quando si parla ad un convegno si  corre sempre il rischio di semplificare troppo il proprio pensiero.

Mi sembra però che l’articolo  “5 per mille, Guerra aperta. Le onp: questo vi pare “spreco collettivo?”  pubblicato ieri da Vita,  a firma di Gabriella Meroni,  dia luogo ad un vero e proprio travisamento del senso delle mie parole,  lasciando addirittura intendere che io consideri  uno spreco collettivo le destinazioni che le onp fanno delle risorse che ottengono con il 5 per mille. Cosa  che non mi sono mai sognata né di pensare né di dire.

Le parole che io ho usato, forse non chiare, forse non condivise, sono state registrate e quindi ascoltabili dai suoi lettori all’indirizzo

http://www.radioradicale.it/scheda/344139/conferenza-di-chiusura-anno-europeo-del-volontariato-2011

Le chiederei  la cortesia di pubblicarle integralmente, così come sono state pronunciate, con tutti gli anacoluti del caso. Solo di quello che ho detto vorrei portare la responsabilità, non di quello che mi viene attribuito.

Di seguito la trascrizione letterale della mia dichiarazione sul 5 x 1000:

“Nel finanziamento del terzo settore si è puntato molto su strumenti come il 5 per mille che sicuramente è ben visto, perché è qualcosa rispetto al niente, ma che non è la forma di finanziamento a cui io mi appellerei, nel senso che è un finanziamento instabile, frammentario, in cui si buttano dentro sempre più soggetti che possono avere diritto e che, per come è , non è neanche tanto democratico perché ci sono almeno dieci milioni di cittadini italiani che non possono, attraverso quello strumento, dare risorse e quindi anche indicazioni sulle loro preferenze per un organismo piuttosto che l’ altro; banalmente perché il cinque per mille permette di destinare il cinque per mille del proprio IRPEF a questi tanti settori che concorrono. Però il cinque per mille è importante perché mette in rilievo come, insomma, il problema anche della raccolta dei fondi stia diventando talmente importante da comportare anche sottrarre, diciamo, risorse umane attività agli enti del volontariato e anche necessità di impiego di risorse. Una cosa che mi colpisce del cinque per mille  è quanti soldi vengano spesi nella pubblicità  da parte degli enti che devono attrarre il cinque per mille, quindi c’è uno spreco collettivo da questo punto di vista e una destinazione di quelle risorse in misura, estremamente prioritaria, ad alcune organizzazioni meritevolissime ma allora sarebbe forse meglio dare direttamente quella percentuale che si sa comunque ottengono e risparmiare nella gestione di questo  meccanismo complesso. Non sto dicendo che mi pronuncio contro il cinque per mille, sto dicendo che dobbiamo pensare un pochino meglio ai canali di finanziamento e alle responsabilità che questi comportano. “

La ringrazio per la sua cortese ospitalità,

Maria Cecilia Guerra


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