Formazione
Guerra e fame in Sudan
Finalmente il governo islamico di Khartoum ha concesso agli aerei del Pam il permesso di riprendere i voli umanitari. Ma i bambini continuano a morire per la denutrizione
Ci sarà il referendum sull?autodeterminazione del Sud Sudan? Se il ministro degli Esteri sudanese, Mustafa Osman Ali e l?ex-ribelle a Khartoum, il filgovernativo Riak Machar, leader del Movimento indipendentista del Sud Sudan (Ssim), giurano che la data sarà fissata nella prossima tornata di negoziati con l?Armata liberazione popolare del Sudan (Spla), programmata per agosto ad Addis Abeba, all?Spla tacciono. Ed è vero che i ribelli sarebbero pronti ad abbandonare i monti Nuba e il suo popolo? Ancora silenzio. Intanto, proprio la scorsa settimana, l?ultimo rendez-vous fra governativi e guerriglia è stato un buco nell?acqua.
Eppure parlare di Sudan è tornato di attualità, per la tragica carestia in atto e per gli scontri nella regione del Bahr el-Ghazal: 32 mila morti, 185 mila profughi, 600 mila affamati. Cifre agghiaccianti, che avrebbero potuto anche non rappresentare per l?opinione pubblica internazionale un motivo sufficiente per drizzare le antenne, di fronte al milione e mezzo di morti nei quindici anni del secondo conflitto civile e ai quasi 4 milioni di sfollati, che dipendono solo dagli aiuti umanitari. Allora, bisogna ritenere che più dei caduti per fame e per piombo poté il ?colpo di fulmine? di Clinton per l?Africa?
«È probabile», sostiene il coordinatore dei programmi per il Sudan del Comitato di coordinamento delle organizzazioni per il servizio volontario (Cosv), Giorgio Zucchello. «L?importante però è che di Sudan si parli. Perché i problemi sono di assoluta gravità, mentre i governi occidentali hanno ignorato gli appelli lanciati dall?Onu per fornire nuove risorse. E in particolare dai suoi membri dell?Operation Lifeline Sudan (all?Ols, sotto la bandiera Onu, partecipano il Programma alimentare mondiale, l?Unicef e diverse ong, fra cui la milanese Cosv). «L?Italia, nel 1997», prosegue il medico volontario, «ha dato appena un miliardo per il Sudan». Poi descrive il lavoro del Cosv: «Sin dal 1994 siamo presenti nel Western Upper Nile, a sud del Bahr el-Ghazal: gestiamo due poliambulatori, con un medico, un infermiere e personale locale».
A Zucchello fa eco il padre comboniano Giulio Albanese, direttore della Missionary Service News Agency (Misna): «La situazione è disperata da anni. Eppure ce ne ?riaccorgiamo? adesso. Ma i missionari, da padre Kizito Sesana a monsignor Cesare Mazzolari, lo gridano da lustri». Di certo, la guerra in Sudan è da tempo in situazione di stallo. Il governo islamico non vince, i ribelli sudisti non avanzano. Mentre la fame impera, le malattie tropicali prosperano, le strade non esistono più, la schiavitù vige. E la gente muore. Che fare?
«Dobbiamo solo sperare che Khartoum capisca tutta la gravità del momento». Da Nairobi, esordisce così la portavoce del Programma alimentare mondiale delle Nazioni unite (Pam), Brenda Barton. «Oggi molti bambini muoiono denutriti. Un mese fa», continua la Barton, «la situazione era così grave, e tesa, che non potevano neanche avvicinare le migliaia di sfollati. Poi, all?inizio di aprile, il governo del Sudan ci ha permesso di utilizzare il numero di aerei per noi necessario. Speriamo di raggiungere presto queste persone e questi bambini con cibi speciali, rapidamente assimilabili. Ma temiamo anche l?imminente stagione delle piogge e le malattie che porterà con sé. Speriamo di non arrivare troppo tardi». Oggi l?Onu è in fibrillazione per il Sud Sudan. Alti funzionari fanno la spola fra New York e Nairobi per seguire da vicino la situazione. I cinque C-130 dell?Operation Lifeline Sudan bruciano carburante facendo una spola continua tra la base umanitaria keniana di Lokichokio e il Sud Sudan: la consegna ai piloti è di scaricare su 2 milioni e mezzo di persone 83 mila tonnellate di alimenti. Il Pam cerca di distribuire alla popolazione anche casse di semi di cereali, che i profughi potrebbero piantare per ottenere un raccolto in agosto. Insomma, per i sudanesi potrebbe rivelarsi un mese decisivo.
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