Cultura
Guerra, capitalismo e libertà secondo Banksy
L'artista in mostra a Roma grazie alla Fondazione Terzo Pilastro è una delle figure più discusse, dibattute e acclamate dei nostri tempi. «La mostra tratta le fonti primarie di ispirazione dell’arte del misterioso artista, connotata da una forte componente di denuncia sociale, nonché i temi più attuali ed urgenti che caratterizzano il nostro presente», sottolinea il presidente dell'ente non profit Emanuele
«La mostra sull’artista noto come Banksy, è un’iniziativa di grandissimo respiro. È la prima volta, infatti, che così tante opere di questo personaggio, considerato oggi il massimo esponente della street-art a livello internazionale, vengono esposte in un museo». Ad affermarlo il Prof. Emmanuele F. M. Emanuele, Presidente della Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo. «La mostra è unica nel suo genere anche per i temi che tratta – guerra, capitalismo e libertà – che sembrano essere le fonti primarie di ispirazione dell’arte del misterioso artista, connotata da una forte componente di denuncia sociale, nonché i temi più attuali ed urgenti che caratterizzano il nostro presente».
Non è la prima volta che la Fondazione Terzo Pilastro, ente no-profit che dal 2014 opera in campo sociale, sanitario, educativo, culturale nonché a supporto della ricerca scientifica, rivolge la propria attenzione al fenomeno della Street Art. A cominciare dalla felice esperienza di “Big City Life” a Roma, il progetto di arte pubblica partecipata per la riqualificazione urbana che ha reso possibile il recupero del quartiere popolare di Tor Marancia.
Banksy è una delle figure più discusse, dibattute e acclamate dei nostri tempi. Anche se mantiene l’anonimato, si pensa che l’artista sia nato a Bristol nel 1974. Partendo dalla scena metropolitana della città inglese, l’artista, per necessità di realizzare opere di grandi dimensioni in poco tempo, ha unito il graffiti writing allo stencil, creando il suo stile che lo distingue da chiunque altro.
Il suo rifiuto a conformarsi spiegano la difficoltà a inquadrare e definire un artista di tale portata; proprio per questo, non è mai stata esposta all’interno di un museo privato, una rassegna delle sue opere.
La rassegna Guerra, Capitalismo & Libertà, comprende una raccolta di circa 150 opere (incluse 50 copertine di dischi) tutte rigorosamente di collezionisti privati e, dunque, assolutamente non sottratte alla strada. «Una mostra no-profit, caratterizzata da una forte componente didattica destinata alle scuole, che costituisce un’esauriente rassegna scientifica dell’artista britannico», ha aggiunto Emanuele.
I suoi lavori, caratterizzati da umorismo e umanità, intendono dare voce alle masse e a chi, altrimenti, non sarebbe ascoltato da nessuno. Un esempio è il suo recente commento alla crisi dei rifugiati: un grande stencil fuori l’ambasciata francese di Londra. Lungo la striscia di Gaza, sul versante palestinese, ha dipinto nove immagini. Nell’estate 2009 si “è impossessato” del Bristol Museum & Art Gallery con una mostra che ha attratto oltre 300.000 visitatori.
Il 2015 ha visto l'apertura di Dismaland: un grande parco a tema da lui rinominato “Bemusement Park”, il contrario del parco divertimenti, dove visitatori di ogni età e provenienza sono stati accolti da uno staff depresso e poco collaborativo. Nello scorso dicembre Banksy ha poi deciso di trasferire le strutture di Dismaland a Calais per ospitare i rifugiati. In questa occasione ha prodotto una serie di murales, tra cui “The Son of a Migrant from Syria” (Il Figlio di un Emigrante dalla Siria) che raffigura cinicamente Steve Jobs.
A Palazzo Cipolla, dal 24 maggio al 4 settembre 2016, saranno quindi mostrati dipinti originali, stampe, sculture e oggetti rari, molti di questi mai esposti in precedenza. Un esteso corpus di opere che raccontano la visione artistica di Banksy di fronte agli avvenimenti sociali e politici internazionali, dalla serigrafia di alcune scimmie che dichiarano “Laugh Now But One Day I’ll Be in Charge” (Ridete adesso ma un giorno saremo noi a comandare), passando per l’agghiacciante immagine di “Kids on Guns”.
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